Drali Iridio, una vera bici aero con qualcosa in più

23.11.2025
7 min
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Drali Iridio in test. Taglia 54, 7,3 chili netti. Ruote Fulcrum da 57, pneumatici Continental, trasmissione Shimano Dura Ace. Una bici aero nata per correre.

Il soggetto è avere una bici aerodinamica, la bici protagonista è Drali Iridio. Una bici che mette da parte qualsiasi compromesso, è dedicata a chi ama spingere forte e tenere la velocità alta, una di quelle biciclette da “trattare male” per sfruttarne a pieno le potenzialità. Iridio è uno di quei mezzi che, più gliene dai e più ti dà.

Muscolosa, voluminosa e scolpita, oggettivamente bella e con molti dettagli di pregio, ricercati e distintivi che la rendono unica. L’abbiamo provata e ci ha colpito positivamente in diverse situazioni.

Drali Iridio, una vera bici aero con qualcosa in più
Geometria compatta, aggressiva, ma non estrema
Drali Iridio, una vera bici aero con qualcosa in più
Geometria compatta, aggressiva, ma non estrema

La Drali Iridio del test

Una taglia 54 con un valore alla bilancia (rilevato e senza pedali) di 7,3 chilogrammi netti, considerando anche i due portaborraccia RaceOne (non in carbonio). Un peso comunque molto contenuto se consideriamo anche le ruote Fulcrum Speed 57, un vestito perfetto per questa bici, che al tempo stesso non è votato ad una leggerezza pronunciata (è necessario sottolineare che le Speed 57 sono leggere, pur avendo un’altezza di 57 millimetri, con un peso dichiarato di poco meno di 1500 grammi). Le ruote sono gommate Continental GP5000 (copertoncino) da 28 con camera d’aria in butile.

Trasmissione Shimano Dura Ace 52-36 e 11-30 (senza power meter), la sella di Selle Italia SLR kit carbonio. Il reggisella full carbon specifico per Drali Iridio, il cockpit integrato Drali anch’esso in carbonio (bello da vedere ed anche in questo caso perfettamente in linea con il concept espresso dalla Iridio). Il prezzo di listino parte dal kit telaio ed è di 5290 euro.

Le peculiarità di telaio e forcella

Drali Iridio adotta una fibra in alto modulo (HM) con laminazione esterna MRB. Partendo dal tubo sterzo che adotta il suffisso Speed Taster. Adotta una sorta di rastrematura/svasatura centrale che si ispira ai telai in acciaio degli anni novanta e smorza leggermente la muscolarità della Iridio. Design e forme dei tubi sono influenzate dai dati NACA, con variazioni sul tema dovute alla personalizzazione fatta in casa Drali. Il seat-post è una lama se osservato frontalmente ed è assecondato da un blocchetto di chiusura integrato/nascosto nell’orizzontale. E’ disponibile con due arretramenti, 24 e zero off-set. Un buon range di scelta e la disponibilità dell’arretramento zero, a nostro parere, è fondamentale per questa categoria di bici e considerando le tendenze attuali della biomeccanica.

Il passaggio per le gomme, anteriore e posteriore è garantito fino a 34 millimetri di larghezza. Non in ultimo la forcella tutta in carbonio, con foderi sottili e arrotondati frontalmente che nella parte bassa mostra un design asimmetrico e le asole di sede dei perni sono ben fatte, integrate in modo ottimale.

Due anni di sviluppo e un blend di soluzioni

Per contestualizzare ancora meglio la Iridio abbiamo chiesto anche a Manuel Colombo di Drali, strettamente coinvolto nel processo di evoluzione dell’azienda lombarda, così come nello sviluppo di bici e tecnologie produttive.

«Tutto il processo che coinvolge la Iridio – spiega – dal suo disegno alla produzione, è complesso e molto articolato. La bicicletta non è completamente prodotta in Italia come la Opale, ma è una sorta di blend produttivo italo/asiatico. Siamo intervenuti utilizzando le nostre skills in quei punti dove siamo realmente bravi. Ci siamo avvalsi di un partner asiatico, capace di mettere sul piatto standard produttivi e di tecnologie di altissima caratura per sviluppare quelle sezioni dove le tecnologie a noi disponibili non ci permettevano di raggiungere l’eccellenza.

«Questa scelta – prosegue Colombo – non è stata dettata dal risparmio. Inoltre, Drali Iridio è stato ed è per noi un esercizio che va ben oltre il proporre una bici aero concept, ma ha l’obiettivo di accontentare l’utente considerando aspetti tecnici che non sono esclusivamente legati alla sola aerodinamica».

La nostra prova, i nostri feedback

E’ rigida e si sente parecchio, super performante anche per quello che concerne le geometrie. Ha un angolo del piantone molto dritto e uno sterzo piuttosto verticale che contribuisce ad accorciare il passo complessivo della bici al di sotto del metro di lunghezza. Per essere una taglia 54 di categoria aero, la Iridio è una bici corta. Agile e super scattante in diverse situazioni, ma è sulla capacità di mantenere alta la velocità il frangente dove fa la differenza. E’ bella tosta sull’anteriore, quanto sulla sezione centrale e in tutto il retrotreno.

Paga qualcosa in salita quando le pendenze vanno in doppia cifra per lunghi tratti, ma diciamo che non è il suo ambiente ideale e non è pensata per stare troppo tempo con il naso all’insù. Per avere una sorta di doppio confronto, l’abbiamo usata anche con ruote da 55 (le DT Swiss ARC 1100 Dicut di nuova generazione), oltre ad averla provata con un profilo da 45. Pensiamo al tempo stesso che proprio un cerchio da 45 sia il limite da considerare per la Iridio, scendere ulteriormente significherebbe snaturare il carattere della bicicletta.

Stabilità da primato, quasi inaspettata in discesa e nei cambi di traiettoria repentini. Inaspettata non perché la bici si mostri fuori equilibrio, semplicemente perché la rigidità ha un prezzo e una bici aerodinamica non è scontato che sia così stabile, precisa e anche facile da portare alla corda (in tutta sicurezza) come lo è la Iridio.

In conclusione

Gran bel mezzo, bici aero superlativa e super tirata in fatto di resa tecnica. Rigida e tanto grintosa, con una geometria marcatamente corsaiola che non lascia nulla al caso, non lascia nulla per strada. Non è una bici da passeggio ed una di quelle biciclette da vestire con l’abito adeguato, ovvero le ruote medie/alte. La performance che mette sul piatto va ben oltre il valore della bilancia e per sfruttarla al pieno delle potenzialità bisogna avere qualche malizia, far correre la bici e avere qualche watt aggiuntivo nelle gambe per stare su di giri.

Drali Milano

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il nostro (doppio) test

15.11.2025
6 min
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DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, c’è molto oltre ad un nome che è diventato iconico. Il cerchio è più alto con i suoi 55 millimetri (in precedenza era 50), il canale si è allargato a 22 (larghezza totale 28) e la raggiatura è differente rispetto alla versione precedente. Ma c’è dell’altro.

Questa famiglia di ARC è la prima completamente sviluppata per poter alloggiare gli pneumatici larghi (tendenza sempre più attuale e sposata da molti) con design aerodinamico. Il nostro test kit prevede il tubeless Continental Aero111 da 29 per la ruota davanti, un classico GP5000TR da 30 per quella posteriore. Perché il doppio test? Perché la prova si è sviluppata con un setting diverso: due prove ben distinte tra loro, ovvero con il binomio pneumatici tubeless con camera d’aria in TPU, per poi passare alla configurazione tubeless (senza camera).

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Nel complesso, un profilo da 55 tanto agile e molto guidabile ovunque
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Nel complesso, un profilo da 55 tanto agile e molto guidabile ovunque

La base di partenza

Per la nostra prova abbiamo utilizzato principalmente la BMC Teammachine SLR01 e la Drali Iridio. Una bici più leggera con vocazione alla salita, una più aero oriented.

Ad ogni sessione di test abbiamo rilevato e tenuto da parte i dati per noi di interesse. I numeri relativi ai pesi (delle ruote): 2,2 chilogrammi (netti) rilevati con le camere in TPU, ricordando le sezioni generose degli pneumatici, 29 e 30, rispettivamente per anteriore e posteriore. Il set di ruote è stato fornito con gli pneumatici e le camere d’aria montate. Il prezzo di listino per il set completo è di 2.799,80 euro.

Un cenno ai tubeless Continental

Il GP5000TR non ha bisogno di presentazioni, anche se la sezione da 30 deve essere ancora completamente “digerita” dall’utente medio (e dal mercato). Il focus principale è verso il tubeless anteriore. Aero111 da 29 è prodotto da Continental e disegnato da Swiss Side: pneumatico che ha l’obiettivo primario di essere efficiente in fatto di aerodinamica estremizzata. E’ rotondo, non prevede ribs ed intagli, ma ha dei piccoli incavi quadrati.

In fatto di performance mostra un’eccellente stabilità e scorrevolezza quando l’asfalto è asciutto, meno con il bagnato. E’ una gomma piuttosto dura, con risposte secche e dirette, con e senza camera. Misurata sul cerchio mantiene perfettamente la larghezza da 29, mentre la GP5000 sul posteriore spancia di 1 millimetro (si allarga a 31).

Le pressioni utilizzate

Il range di pressioni utilizzato. Per l’anteriore con camera d’aria siamo arrivati fino a 5,8 atmosfere (tanto, ma è pur vero che il binomio regge davvero bene), identificando a 5,5 il compromesso ottimale. 5/5,2 atmosfere in configurazione tubeless. Sulla posteriore ci siamo spinti fino a 6 con la camera (tantissimo, forse troppo, ma è pur vero che siamo andati alla ricerca di una sorta di limite).

Il compromesso giusto per noi è 5,2/5,4 con il setting tubeless, per un peso di 66 chilogrammi, con la preferenza di risposte molto secche e dirette da parte di ruote/gomme. Si può scendere fino a 5 atmosfere in tutta tranquillità, sacrificando poco o nulla in termini di resa tecnica. In questi casi è sempre bene considerare le preferenze (soggettive) legate alla guida e alla percezione delle risposte che arrivano dagli pneumatici.

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Un bel grazie a chi ci supporta in questi test, che richiedono un impegno temporale non banale
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
Un bel grazie a chi ci supporta in questi test, che richiedono un impegno temporale non banale

Il test con le camere d’aria in TPU

Abbiamo rilevato un peso di 2.690 grammi (inclusi i pignoni 11/30 Ultegra ed i dischi 160/140 Ultegra). Percorso di 10 chilometri (prevalentemente pianeggiante) a 300 watt medi, tratto eseguito in 15 minuti e 39 secondi ad una velocità media di 38,4 chilometri orari.

Le DT Swiss csenza camere

E’ stato rilevato un peso di 2.715 grammi (25 in più rispetto alle camere d’aria) e da sottolineare l’aggiunta di 40 cc di liquido anti-foratura per ogni ruota. Stesso percorso e partenza da fermo. Tempo rilevato 15 minuti e 33 secondi ad un media di 38,6 chilometri orari. 6 secondi in meno rispetto alla configurazione con le camere in TPU.

DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
A confronto le ARC 38 e le nuove 55
DT Swiss ARC 1100 Dicut 55, il (nostro) doppio test
A confronto le ARC 38 e le nuove 55

In salita, il confronto con le ARC 38

Considerando la resa tecnica ottimale anche quando la strada sale, ecco la domanda che ci siamo posti: «Perché non fare un confronto con le ARC 38?». Ecco fatto. Salita di 4,87 chilometri con un dislivello positivo di 225 metri ed alcuni tratti oltre il 10%. La stessa salita prevede una tratto di 300 metri circa di discesa, dove ai fini della prestazione è fondamentale non perdere troppa velocità. In entrambe le prove abbiamo tenuto un riferimento di 285 watt medi.

Con le 38 abbiamo percorso l’ascesa in 13 minuti e 11 secondi, alla velocità media di 22,3. Il peso della bici (pronta per il test, tutto incluso) è di 6,85 chilogrammi. Con le DT Swiss ARC da 55 millimetri abbiamo percorso la stessa salita con il medesimo tempo, medesima velocità media ed il peso rilevato della bici è di 7,05 chili (200 grammi in più delle ARC 38). Tra le due prove è cambiata leggermente (3 watt, ininfluente) la potenza normalizzata, che è stata maggiore durante l’utilizzo delle 55. Le ARC con il cerchio più alto perdono qualcosa èsui tratti più ripidi, ma sono nettamente più veloci quando la pendenza è in intorno al 5/7% e dove la strada permette di fare velocità.

In conclusione

Mai ci saremmo aspettati di utilizzare una ruota da 55 millimetri di altezza al pari di all-round stradale, sul piatto, vallonato e anche in salita con la massima gratificazione. La nuova ARC resta un prodotto spinto verso l’agonismo, ma capace di regalare delle ottime sensazioni in termini di comfort funzionale alla resa tecnica (che non significa comoda), gestione anche sul lungo periodo, adattabilità, ma soprattutto in fatto di guidabilità. Guidabilità che è decisamente superiore al modello 50 precedente.

L’avantreno non è “appesantito” da una ruota che vuole “comandare a tutti i costi”, anzi, a tratti sembra di guidare con la versione ARC da 38. La rinnovata famiglia DT Swiss ARC è l’esempio lampante di quanto sono evolute e diventate più “facili” le ruote con il cerchio alto.

DT Swiss

Si chiama Aeroscoop, la prima vera bici aero di Cinelli

Si chiama Aeroscoop, è la Cinelli più veloce di sempre

13.11.2025
6 min
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CALEPPIO DI SETTALA – Per la prima volta nella sua storia Cinelli porta una sua bici nella galleria del vento (GST in Germania). Il risultato è la nuova Aeroscoop, una bici che solo in parte si ispira alla Pressure 2 e diventa anche il simbolo del nuovo corso dell’azienda lombarda.

Tubazione del piantone curvata e quelle due asole per scaricare nel punto di inserzione degli obliqui al verticale, un segno unico e distintivo. Cinelli Aeroscoop è tra le bici più veloci del plotone e i dati la posizionano tra le prime 10, comunque è la Cinelli più veloce di sempre. Vediamola nel dettaglio con Fabrizio Aghito, storico Product Manager Cinelli

Quale significato per le due aperture sul carro?

Il compito delle due asole è quello di ottimizzare il passaggio dell’aria. Quest’ultima viene fatta defluire verso il retro, verso la ruota. Inoltre hanno il compito di minimizzare gli effetti negativi delle turbolenze create inevitabilmente anche dalla ruota anteriore. I foderi obliqui spanciano in modo importante verso l’esterno, sostengono tutto il comparto, ma al tempo stesso non vogliono essere un muro dove l’aria va a sbattere. E’ tutta nuova la forma del tubo sterzo, con una superficie frontale ridotta che al tempo stesso presenta due importanti svasature ai lati.

Sterzo rastremato, a cosa serve?

Aiuta a ridurre gli effetti negativi del drag. Permette alla bici di essere efficiente anche con vento laterale, o con angolazioni diverse. Abbiamo migliorato l’interfaccia tra sezione superiore dello sterzo, cap della serie sterzo e manubrio integrato, tutto a favore di una migliore efficienza.

Si chiama Aeroscoop, la prima vera bici aero di Cinelli
Una sorta di confronto virtuale con la Pressure 2
Si chiama Aeroscoop, la prima vera bici aero di Cinelli
Una sorta di confronto virtuale con la Pressure 2
Rispetto alla Cinelli Pressure 2, la rigidità cambia?

In base alle zone. Ovvero, sulla nuova Aeroscoop abbiamo voluto incrementare la rigidità della scatola centrale, anche su richiesta dei corridori del team MBH Bank-Ballan. Abbiamo lasciato i medesimi valori della Pressure 2 sui foderi del retrotreno e addirittura abbiamo reso la Aeroscoop “più morbida nel comparto dello sterzo” in modo da rendere l’avantreno meno aggressivo. Più docile.

E’ stato usato un layup di carbonio dedicato?

Sì, come layup e anche per quanto concerne l’orientamento delle pelli di carbonio. Sono utilizzate fibre T700 e T800, oltre ad una cospicua quantità di T1000. La tecnologia produttiva è monoscocca con mandrini in lattice posizionati all’interno dei tubi.

Gli altri dettagli tecnici da considerare

Il peso del telaio è dichiarato a 950 grammi nella taglia media e verniciato (senza parti metalliche), mentre la forcella full carbon è dichiarata a 370 grammi. Il comparto che supporta la trasmissione prevede un forcellino posteriore UDH ed un supporto del deragliatore che si può rimuovere (in ottica monocorona). E’ in ogni caso compatibile con corone fino a 55 denti.

Retrotreno e forcella offrono il passaggio a pneumatici fino a 34 millimetri di sezione. La scatola del movimento centrale è filettata T47, ma è larga 86 millimetri e quindi prevede le calotte dei cuscinetti totalmente alloggiate nel telaio.

Si chiama Aeroscoop, è la Cinelli più veloce di sempre
Le prime pedalate tra Bergamo e Milano (foto Michela Pedranti)
Si chiama Aeroscoop, è la Cinelli più veloce di sempre
Le prime pedalate tra Bergamo e Milano (foto Michela Pedranti)

Geometrie race e cinque misure

Cinque misure: XS e S, M, L e XL. Le geometrie mettono comunque in mostra una bicicletta con un passo complessivo contenuto (taglia per taglia), con un minimo di 971 centimetri per la XS, fino ad un massimo di 1011 per la XL. Anche gli angoli non sono particolarmente “tirati” e soprattutto l’anteriore fa intravedere un’apertura in avanti a tutto vantaggio di equilibrio, comfort e una certa facilità di guida anche nei contesti tecnici. E’ invece molto compatto il carro posteriore, con soli 41 centimetri di lunghezza, sicuramente tra i più corti in questa categoria di bici.

Allestimenti e prezzi

I montaggi sono cinque in totale. Campagnolo Super Record 13, Sram Red AXS e tre allestimenti che portano in dote Shimano, rispettivamente Dura Ace, Ultegra e 105 Di2. Ognuno di questi prevede le ruote Fulcrum Wind 57 ed il nuovo cockpit integrato full carbon Spirit di Columbus.

I prezzi di listino sono rispettivamente di 10.700 euro per i primi due menzionati (Campagnolo e Sram), mentre si scende a 9.900 euro il pacchetto Dura Ace. Ci vogliono 6.900 e 6.000 euro di listino per la bici montata Ultegra e quella con il 105 Di2.

Cinelli Milano

Wilier Filante SLR ID2, efficienza e velocità hanno una forma

Wilier Filante SLR ID2, efficienza e velocità hanno una forma

24.10.2025
8 min
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CISON DI VALMARINO – Wilier lancia ufficialmente la seconda generazione della Filante SLR e ora adotta il suffisso ID2 (proprio come l’ultima versione della Rave SLR). Una delle bici aero più versatili di sempre, leggera, armoniosa nelle forme ed elegante si rinnova, ma non stravolge il suo DNA.

Cosa è cambiato rispetto alla generazione precedente? Quali sono i dettagli e gli aspetti tecnici da considerare? Come ha contribuito la collaborazione con il Team Groupama-FDj allo sviluppo della nuova bici? Questi e altri quesiti. Entriamo nel dettaglio anche grazie al contributo del responsabile prodotto di Wilier, Claudio Salomoni e con le considerazioni di Thierry Cornec, General Manager del team transalpino.

Wilier Filante SLR ID2, efficienza e velocità hanno una forma
Romain Gregoire con la nuova Filante all’ultimo Lombardia
Wilier Filante SLR ID2, efficienza e velocità hanno una forma
Romain Gregoire con la nuova Filante all’ultimo Lombardia

Wilier Filante ID2, sviluppata per i pro’

«La nuova Filante SLR – spiega Salomoni – nasce dalle richieste dei professionisti ed è disegnata per i corridori. Siamo partiti dai cardini del vecchio progetto, ovvero leggerezza e rigidità. Per meglio dire il rapporto ottimale tra i due fattori: uno dei punti chiave di Filante, un benchmark assoluto e da quel punto siamo partiti. Era necessario – prosegue Salomoni – migliorare l’aspetto dell’efficienza aerodinamica, che si è evoluta tantissimo nelle ultime 2/3 stagioni, cercando di studiare il pacchetto atleta/bici nel complesso.

«La grande sfida – conclude Salomoni – è stata far collimare i 5 passaggi primari della base di sviluppo. I nuovi modelli CFD e modelli 3D. Finalizzare i test nella galleria del vento di Silverstone. Ripetere i test e confermarli ed eventualmente fare delle modifiche apportando altre soluzioni. Non in ultimo, abbiamo fornito la bici ad un team selezionato di corridori per validare il test. Una volta su strada sono stati confermati e addirittura migliorati i dati delle simulazioni CFD».

Un gruppo ristretto di atleti

«Le prime fasi di prova su strada della nuova Wilier Filante – spiega Thierry Corbec – sono state condotte con un gruppo ristretto e super selezionato di corridori. La bici è stata fornita a coloro che hanno mostrato sensibilità. Una spiccata lettura ed interpretazione tecnica del mezzo, attenzione ai dettagli, come ad esempio il giovane Romain Gregoire. Per un team WorldTour di oggi, la partnership tecnica, la collaborazione stretta e lo sviluppo fatto a braccetto con la stessa azienda sono importanti tanto quanto la sponsorizzazione. Il mezzo tecnico può fare una grande differenza, è uno strumento di lavoro dal quale non si può prescindere».

L’impatto estetico della Filante SLR ID2

Complessivamente e al primo sguardo, la Filante ID2 mostra subito delle diversità, ma l’accostamento tra le due generazioni (per lo meno a livello di impatto visivo) è possibile. Le tubazioni nascono dal concetto NACA, ma il disegno di foderi del carro e della forcella è completamente differente, così come l’intera zona dello sterzo. Quest’ultimo ricorda da vicino la crono Supersonica e con le dovute proporzioni il know-how creato proprio dalla bici da cronometro è servito non poco.

C’è un’evidente svasatura creata per ottimizzare il binomio con il manubrio integrato F-Bar ID2 e per nascondere completamente l’hardware di fissaggio. Gli obliqui del retrotreno hanno ingombri sottili se visti frontalmente, hanno l’innesto al piantone più largo con angolo completamente variato, (inclinati verso l’interno di 2,5°). E’ stata migliorata e resa più efficiente l’integrazione dei perni passanti, con una sede che quasi “nasconde” la testa dei perni e la finestra ceca dal lato opposto.

In collaborazione con Elite è stato sviluppato il comparto dei due portaborraccia (l’Aerokit), perfettamente integrato nell’obliquo e nel verticale. Elite ha realizzato di pari passo anche le borracce specifiche (1100 millilitri di capacità), ma la compatibilità con le borracce tradizionali è reale. Il reggisella è tutto nuovo, full carbon e specifico (due arretramenti disponibili, 0 e 15 millimetri), ma ha obbligato a trasferire la batteria Di2 in un alloggio posizionato tra movimento centrale e foderi bassi del carro. Dietro le corone della guarnitura c’è una sede per il magnete del power meter Shimano.

Il supporto del deragliatore può essere rimosso (in ottica monocorona) e si possono montare corone fino a 56 denti. Per il posteriore c’è la soluzione UDH. In termini di sviluppo geometrico la nuova Filante SLR ID2 si ispira alla Wilier Verticale SLR, a nostro parere un valore aggiunto non da poco considerando proprio la bontà delle geometrie delle Verticale SLR.

Per i maniaci dei numeri e dei dati

L’impiego e l’integrazione dell’Aerokit, una delle sfide da mal di testa per gli ingegneri Wilier, ha permesso di abbassare il drag complessivo del binomio bicicletta/ciclista di ben 4,5 punti percentuali.

Differenti prove, condotte a 40 e 50 chilometri orari di media, con borracce standard e borraccce specifiche per l’Aerokit, hanno mostrato un risparmio del wattaggio di 11,51 e 14,15, che diventano 24,55 e 28,80 con la media più elevata. Su una prova di 70 chilometri, rispetto alla Filante SLR di prima generazione si arriva a risparmiare anche 145”.

Gli altri dettagli da considerare

Il peso dichiarato del telaio è di 860 grammi per la taglia media, in linea con la precedente, ma con una scatola centrale decisamente più rigida. Il baricentro è stato abbassato. Significa migliore stabilità, precisione e maneggevolezza. Si possono montare pneumatici fino a 34 millimetri di sezione, il che comporta anche ad un’adeguamento della sfruttabilità di ruote con canali interni ampi.

La laminazione del carbonio della nuova Wilier è il risultato di un blend (T800 e T1100, oltre a M46JB) ottenuto in collaborazione con Toray e la nuova Filante SLR ID2 è un monoscocca.

Taglie ed allestimenti

Le misure disponibili sono 6 (dalla XS alla XXL), ma in totale le configurazioni disponibili sono ben 420, comprendendo anche le possibilità dovute al manubrio integrato. Le combinazioni cromatiche invece sono 5. I montaggi sono 8 in totale e si aggiunge anche il kit telaio (telaio, forcella e serie sterzo, F-Bar ID2 con supporto device, Aerokit), il prezzo di listino di quest’ultimo è di 5.800 euro.

Il pacchetto con il nuovo Campagnolo Super Record 13 e ruote Miche Kleos RD 50 ha un listino di 13.100 euro, mentre con la trasmissione Sram Red AXS scende a 12.900. Tre le possibilità per Shimano Dura Ace, con o senza power meter e sempre con le Miche Kleos RD 50, rispettivamente a 12.700 e 11.900 euro. Si scende leggermente di prezzo con le ruote Miche Kleos 50, 10.900 euro. Si passa a Sram Force AXS con o senza misuratore Quarq, Shimano Ultegra, tutti allestimenti che portano in dote le Kleos 50 (non RD). Rispettivamente i prezzi di listino sono di 10.300 e 9.900 euro, chiudendo a 9.700 euro. 

Wilier

Ricerca e tecnologia, ora l’abbigliamento, il mondo Swiss Side

06.09.2025
4 min
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Swiss Side entra in modo ufficiale nella categoria dei capi super tecnici in grado di migliorare e massimizzare l’efficienza aerodinamica. La nuova collezione comprende un pool di indumenti, per uomo e per la donna, salopette, jersey e body.

Balzata agli onori del ciclismo professionistico di vertice, Swiss Side non è sinonimo esclusivamente di ruote (fornite al Team Decathlon). Prima di tutto è ricerca e sviluppo ed in questo rientra anche la categoria dei capi tecnici. L’azienda svizzera ha una sua linea e ora la vediamo nel dettaglio.

Capi super tecnici e disegnati con l’aerodinamica alla base
Capi super tecnici e disegnati con l’aerodinamica alla base

La salopette Swiss Side Aero Ultimate

E’ disponibile per uomo e per la donna, ovviamente con tagli differenziati ed ergonomia studiata per configurarsi al meglio con le forme (diverse) del corpo. Ogni salopette è pensata per essere efficiente e anche duratura. Non solo, dal punto di vista compressivo e del taglio, tutto è ottimizzato per fornire supporto durante l’attività e farlo nel modo corretto. Lo stesso fondello è stato prodotto e posizionato tenendo conto delle differenti necessità di genere, per offrire una resa tecnica di altissimo livello.

Non è stato dimenticato il fattore termoregolazione, a partire dalla qualità e tipologia di tessuti, fino ad arrivare al confezionamento. Sono un esempio le bretelle, con pannellatura posteriore e trame differenziate, così come il fondo gamba, dove gli inserti siliconici sono ridotti al minimo. Sono presenti dei microfori per una aerazione aumentata. Il prezzo di listino è di 195 euro.

Aero Jersey Ultimate

Sviluppata, disegnata e prodotto grazie a numerosi test in galleria del vento. Per Swiss Side è lo standard, si parte dall’aerodinamica e si procede. Aero Ultimate non è un compromesso, ma al tempo stesso non si è voluto sacrificare il comfort, necessario per mettere a proprio agio il corridore nelle diverse fasi di gara. La maglia Swiss Side è costruita grazie a tessuti con varie densità, posizionati in modo specifico. Ognuno ha un compito preciso. Le maniche adottano una trama a coste, perché l’aria deve scorrere via, contribuiscono a mantenere il capo stabile.

Davanti c’è una trama fitta e una zip lunga facilmente accessibile, il tutto per garantire comfort e stabilità del capo. Il collo è ribassato e le spalle sono coperte da un tessuto con trama irregolare e “cellette”. Questa parte deve assecondare il piegamento verso il basso e porre la minima resistenza all’aria. E’ una delle parti del corpo più esposte allo spazio. Infine la pannellatura posteriore con le tre tasche. C’è una rete mesh ultra fine e leggera che non ostacola la veicolazione all’esterno dell’umidità prodotta durante lo sforzo. Non sfarfalla grazie alla sua elasticità. Il prezzo di listino è di 175 euro.

Il body Aero Ultimate

Una chicca, un capo tecnico più che mai attuale. Rispetto ad un body specifico per il triathlon, se messo a confronto con un body “tradizionale”, ha un taglio modificato che non compromette il comfort e sfrutta i tessuti a favore della traspirabilità. Le cuciture sono ridotte al minimo, così come i gli spessori di queste ultime, fattore comune a tutti i capi della nuova collezione. Il taglio, la forma e nel complesso l’ergonomia tengono conto anche dell’impiego sulla bici standard. Il nuovo body non è specifico solo per le cronometro. Un aspetto importante per quanto concerne la versatilità e l’ampio delta di impiego.

Il fondello (il medesimo in dotazione alla salopette) ha uno spessore costante di 10 millimetri, pur adottando schiume con densità diverse e con supporto altrettanto differente. E’ un capo che integra molta tecnologia ed ha un prezzo di listino importante, 395 euro.

Swiss Side

Hardskin FormulaE, il body che veste come un guanto

31.07.2025
6 min
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Il ciclismo è già da qualche anno nell’era dei body anche per l’utilizzo quotidiano e Hardskin entra in grande stile nella categoria. L’azienda bresciana è un riferimento soprattutto nel triathlon e proprio grazie al know-how sviluppato nella triplice disciplina porta in dote delle soluzioni per nulla banali.

Abbiamo provato il body FormulaE, un capo tecnicamente superiore, un indumento che nasce anche grazie al contributo delle tante ore spese nella galleria del vento Dallara. Entriamo nel dettaglio di FormulaE e del test.

Un capo super tecnico che offre anche una bella immagine all’agonista
Un capo super tecnico che offre anche una bella immagine all’agonista

Hardskin FormulaE, tessuti diversi

E’ l’apice della ricerca in fatto di tessuti, del perfetto blend tra loro e dell’aerodinamica applicata ad un capo tecnico sviluppato per le competizioni. Anche grazie al contributo di Alessandro Fabian (12 volte campione italiano di triathlon), il body top di gamma Hardskin è stato utilizzato sul campo (e viene usato) nei diversi step di sviluppo. In origine nasce per il triathlon e vuole diventare un riferimento anche nel ciclismo. Il body FormulaE è disegnato per offrire il meglio nel comfort, libertà di movimento, efficienza aerodinamica ed ergonomia, una buona immagine dell’atleta.

Poco più di 200 grammi per un body sono pochi, un peso che rende perfettamente l’idea del posizionamento tecnico di questo indumento. Ogni sezione del corpo presenta tessuti diversi che hanno compiti differenti, non sono presenti inserti siliconici e c’è una zip lunga (che arriva fino alla sezione addominale) senza ribattiture sottostanti. Significa non avere spessori aggiunti che andrebbero a sacrificare la leggerezza e la termoregolazione, ma anche una certa difficoltà nelle gestione in caso di pit-stop.

Il design è pulito, minimale, estremamente funzionale, ci sono due tasche posteriori (nessuna tasca interna, presente invece nel modello specifico per il triathlon). Il fondello è sviluppato in collaborazione con Elastic Interface ed è posizionato abbondantemente in avanti (molto di più rispetto ad una salopette tradizionale).

Body e aerodinamica

Essere aerodinamici significa guadagnare 3 minuti su una distanza di 180 chilometri ad una potenza media di 220 watt (molto più che un marginal gain). Traducendo, un risparmio energetico ed una qualità migliore in termini di efficienza. La variabile più grande resta sempre l’atleta, ma la base tecnica può fare una grande differenza, soprattutto nel lungo periodo.

Le nostre considerazioni

FormulaE è un body dedicato agli agonisti che vogliono il massimo anche dall’abbigliamento, è super tirato e una volta indossato è come una seconda pelle. Diventa un tutt’uno con il corpo, non è un compromesso e bisogna pure saperlo indossare. Indossarlo è il punto di partenza, un aspetto banale e nel caso di prodotti come FormulaE non così scontato, perché chi non ha mai indossato un body non è detto che non si confronti con qualche difficoltà. Adattare e posizionare per bene il pantaloncino, portare verso l’alto il busto e con piccoli gesti infilare le maniche, aiutandosi anche con le spalle (e naturalmente le braccia). Il body è un guanto, deve vestire perfetto ed essere attaccato alla pelle.

Maniche tiratissime e lunghe, con quelle coste aerodinamiche che in parte irrigidiscono e stabilizzano. La pannellatura anteriore è più rigida, quella posteriore ha un tessuto leggermente più morbido, ma non è un mesh vero e proprio. Tessuto leggerissimo anche ai lati per espellere il più possibile umidità e calore, asciuga in un amen. Le due tasche posteriori sono in tessuto traspirante (ottima scelta, nell’ottica di non fermare l’umidità) e sono dotate di una sorta di aletta interna che aiuta a bloccare il contenuto. Ben fatta e ben posizionata la cerniera che scende fino sotto l’ombelico.

Fondello mutuato dal triathlon

Nella scala dei valori, oltre ad adottare qualche malizia per indossare il body nel modo corretto, c’è da considerare il posizionamento del fondello. Generalmente è più avanzato (rispetto ad una salopette classica top di gamma) ed in questo caso è estremizzato, mutua il suo posizionamento dal triathlon. Anche i body specifici per le crono adottano questa soluzione.

E’ un dettaglio vantaggioso per chi usa una posizione allungata/coricata ed aiuta a portarsi in avanti ed è giusto così. Può diventare una sorta di limite per quel corridore che non si piega molto in avanti e adotta uno stile di guida alto sul manubrio. Il tessuto compatto e “vellutato” (davvero confortevole) scelto per la sezione del pantalone si adatta perfettamente al fondello e asseconda molto bene i movimenti.

Tanto aderente, ma anche comodo
Tanto aderente, ma anche comodo

In conclusione

Hardskin entra ufficialmente nel ciclismo e bisogna considerare che FormulaE è una sorta di portone che si apre, quasi come un punto di partenza. Se questa è la base sulla quale lavorare, tanti complimenti all’azienda bresciana. Hardskin inizia dove molti arrivano dopo diversi step di sviluppo. Il prezzo di listino è alto, 399 euro è una cifra importante, ma come abbiamo scritto in altre occasioni, la tecnologia migliore è costosa.

Il body FormulaE è uno strumento, non è solo un abbigliamento ed è da mettere sullo stesso piano della migliore ruota aerodinamica, di uno pneumatico tra i più efficienti, di un trattamento ceramico specifico per la catena, al pari di quelle che erano dettagli marginali, che oggi sono alla base del miglioramento della dotazione tecnica.

Hardskin

Schwalbe Pro One Aero, precisione di guida ed aerodinamica

25.07.2025
5 min
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Schwalbe entra dalla porta principale nella categoria degli pneumatici aero concept. Che piaccia oppure no, quando si entra nella categoria top level e performance, confrontarsi con l’aerodinamica (e tutto quello che gli ruota intorno) è un passo obbligato.

I nuovi Schwalbe Pro One Aero TLR fanno parte della linea EVO, famiglia di prodotti sviluppati per il professionismo e per le massime performance, sono tubeless ready differenziati tra anteriore e posteriore. Li abbiamo provati.

Schwalbe Pro One Aero TLR

Siamo all’apice dello sviluppo, ricerca del design, forme e materiali legati alla categoria degli pneumatici. Oggi come oggi non è più sufficiente la qualità della gomma, intesa come accessorio e come punto di primo contatto con l’asfalto. La gomma anteriore è il primo punto di impatto con l’aria, quello posteriore ottimizza i flussi del telaio. Inoltre, tutte le gomme di nuova generazione si confrontano con un settore ruote/cerchi che è cambiato profondamente rispetto al passato, soprattutto nelle forme e nelle larghezze. Schwalbe Pro One Aero seguono questo filone di sviluppo che vede l’aerodinamica tra i soggetti principali.

Sono tubeless ready, hanno una sezione di 28 millimetri (ETRTO 28×622) e sono pneumatici pieghevoli. Hanno una mescola Addix Race, quella sviluppata per l’agonismo ai massimi livelli ed una carcassa EPI 127 (127 fili per pollice quadrato, la stessa carcassa avvolge anche il tallone). La versione è Super Race con inserto centrale Super Race Guard, una bandella protettiva dal peso ridotto. Il design del battistrada riprende il classico intaglio Schwalbe. I nuovi Schwalbe Pro One Aero sono differenziati (nella struttura e per quanto concerne la superficie degli intagli) tra anteriore (front) e posteriore (rear), lo si percepisce anche al tatto. Il prezzo di listino recita 79,90 euro (per singolo pneumatico), non poco, ma perfettamente nella media se consideriamo questa categoria ultra performance di strumenti, perché di questo si tratta.

I nostri feedback

Prima di tutto, sono facili da montare e tallonano in un amen. Ci piace molto questo fattore, perché montare un tubeless deve essere possibile anche tra le mura di casa. Non bisogna essere per forza degli ingegneri, non bisogna essere dei body-builder e deve essere possibile farlo con strumentazioni comuni. Grazie alla costruzione tubeless-easy, che da Schwalbe porta con se da sempre, tutto resta molto semplice. L’anteriore è più morbido e sottile, il posteriore è maggiormente strutturato. Quello davanti ha una sorta di “forma a pera”, più puntuto al centro, mentre quello dietro è più rotondo e anche alla prova del calibro (per la misurazione della larghezza una volta montato sul cerchio) le differenze si vedono. L’anteriore deve fendere l’aria, senza perdere di equilibrio, quello dietro si deve interfacciare con la tubazione del piantone e deve anche essere più comodo, non sacrificare la trazione e la tenuta.

Sotto il profilo dell’utilizzo il nuovo kit Schwalbe (perché di kit si tratta) è tanta roba ed è anche una sorta di pneumatico Dottor Jekill e Mister Hide. Perché? Perché entrambi gli pneumatici sono velocissimi a prescindere, ma cambiano le risposte in base alla situazione di scorrimento. Più duri e secchi nella parte centrale, velocissimi sul dritto. Pastosi, trasmettono una morbidezza ed elasticità maggiore, con una aderenza eccellente e una buona capacità di smorzamento sui lati, ovvero quando si affrontano curve. Un misto tra una performance legata alla velocità e percezione di scorrevolezza estrema che collima con una tenuta elevata quando si piega la bici, un blend non così comune. Abbiamo trovato ottimale l’impiego di pressioni, 5/5,2 per l’anteriore, 5,4 per il tubeless posteriore. Il nostro peso è di 66 chilogrammi.

Tubeless ready da gara, molto versatili in puro stile Schwalbe
Tubeless ready da gara, molto versatili in puro stile Schwalbe

In conclusione

Il nuovo set di pneumatici Schwalbe Pro One Aero non è un compromesso. Sono un vero e proprio strumento dedicato a chi ricerca la massima tecnicità dei prodotti, a chi sa cogliere anche le più piccole differenze in fatto di performance, un prodotto pensato per conciliare in modo ottimale l’aerodinamica e l’utilizzo quotidiano ed anche con differenti condizioni meteo.

Come vuole la tradizione, uno pneumatico Schwalbe funge bene sull’asciutto e anche sul bagnato, merito della mescola, del design e anche di quegli intagli laterali che donano un grande equilibrio alla gomma. E poi il valore alla bilancia, ottimo e ridotto, quindi un kit tubeless ready dedicata a chi ama questa tipologia di pneumatici e butta sempre un occhio al peso. Anche il prezzo di listino è buono, tenendo ben presente che si argomenta uno pneumatico che entra a fare parte di una fascia alta/altissima, dove tutta la tecnologia sviluppata ha un costo.

Schwalbe

Identità, personalizzazione, cura e funzionalità: questo è To Fit

17.07.2025
4 min
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To Fit è un’eccellenza artigianale italiana, un’azienda che è si è evoluta tantissimo negli anni, ma senza mai perdere di vista l’home made e la qualità sartoriale dei capi. To Fit è marchio molto apprezzato in ambito bici, triathlon e nell’atletica, particolarmente attivo nello sviluppo dell’abbigliamento dedicato alle quote rosa.

To Fit è partner tecnico del team femminile BePink-Imatra-Bongioanni, in cui milita anche Andrea Casagranda. Durante la corsa rosa, proprio all’atleta di Borgo Valsugana abbiamo chiesto alcune considerazioni sui capi tecnici: un punto di vista interessante proprio in chiave femminile.

Cuciture e zone elastiche messi nel punto giusto, To Fit è un’azienda artigiana
Cuciture e zone elastiche messi nel punto giusto, To Fit è un’azienda artigiana

L’aerodinamica non è solo un dettaglio

«Visto che siamo in estate e stiamo affrontando alcune giornate particolarmente calde – ha raccontato Andrea Casagranda – il fattore che vale la pena sottolineare è la freschezza di un abbigliamento che non trattiene calore, è aderente e perfettamente ergonomico. I tessuti giusti, posizionati correttamente dove serve.

«Durante le gare ormai – prosegue Casagranda – nel 90 per cento dei casi si utilizza il body. Il body è l’esempio lampante di quanto l‘aerodinamica sia presente nei capi tecnici, un aspetto dal quale ormai non si può prescindere. Aggiungo: il nostro body è anche estremamente comodo».

Fra tradizione e futuro

C’è ancora spazio per i capi tradizionali? «Sì, il classico abbinamento salopette/maglietta – racconta Casagranda – è sempre attuale, sfruttabile e se ben fatto viene indossato volentieri. Anche la vestibilità di una classica jersey è cambiata tantissimo in questi anni, con un’aderenza ed ergonomia maggiori, rispetto al passato e perfettamente funzionali, al pari di alcuni accessori, mi piace definirli così, indispensabili per il ciclista.

«Mi riferisco alla giacca anti-pioggia e allo smanicato tradizionale – conclude Casagranda – comprimibile e facile da mettere in tasca. Viene usato all’occorrenza anche in estate durante le discese alpine. Capi studiati per offrire la massima aderenza, abbinata a leggerezza e termoregolazione ottimale».

To Fit, fra ricerca e sviluppo

To Fit è azienda che, anche grazie al DNA artigianale, si distingue per l’attenzione che mette nella modelleria e nel fitting. Scelta delle linee, dei tessuti e la cura che viene risposta in ogni singola cucitura. Oggi i capi tecnici sono performance, ma anche immagine e proprio gli indumenti sono una forte chiave di lettura dell’immagine che trasmette l’atleta. Ecco perché l’elevata qualità delle materie prime deve essere assecondata da una ricerca attenta, minuziosa e fatta con gli strumenti più avanzati. Lo sviluppo avviene anche grazie al contributo dei team supportati, il sodalizio femminile BePink-Imatra-Bongioanni ne è un esempio.

«To Fit è un’azienda tecnica – ci racconta Flavio Zonta, co-proprietario del marchio – non disdegna completamente il concetto fashion, ma ha nella produzione di alta qualità e della ricerca delle materie prime migliori, l’effettivo core aziendale. Anche nell’ambito abbigliamento specifico per il ciclismo esistono dei progetti tecnici che hanno bisogno di anni per affermarsi e sono parte di un processo di evoluzione. To Fit – conclude Zonta – ha la fortuna di avere un know-how molto forte, in fatto di modellistica e in tutto quello che arriva da collaborazioni del passato, non in ultimo nella volontà di mantenere standard qualitativi che sono costantemente un passo avanti».

To Fit

Più leggera, veloce e aggiornata in toto. E’ la nuova Cervélo S5

09.07.2025
5 min
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Cervélo aggiorna nel profondo la S5, una delle bici road più aerodinamiche di sempre. Ammodernata, rivista e con componenti ridisegnati, ma la nuova S5 non stravolge il DNA del progetto originale.

Le prime apparizioni ufficiali risalgono al Giro del Delfinato 2025, usata per le tappe vallonate meno complicate e anche per gli arrivi in salita più impegnativi. L’impiego delle bici aero concept anche per affrontare dislivelli importanti non è una novità, fattore che la dice lunga (una volta di più) sulla ricerca dell’efficienza massima. Entriamo nel dettaglio della nuova S5.

I primi avvistamenti ufficiali al Giro del Delfinato
I primi avvistamenti ufficiali al Giro del Delfinato

Nuova Cervélo S5, un blend di fattori

In realtà si argomenta una piattaforma integrale che, parte proprio dal telaio e che in modo naturale include la forcella, il rinnovato manubrio con forma a V (un monoblocco con lo stem), il reggisella e anche le ruote Reserve 57/64, progettate in modo specifico per la S5. Cosa ha ottenuto Cervélo con questo rinnovamento?

Un risparmio di 124 grammi a parità di taglia, rispetto alla versione precedente, nonostante un aumento di peso della sezione frontale, dovuto ad una maggiorazione dei volumi di forcella e profilato dello sterzo. Il nodo sella e la scatola del movimento centrale sono caratterizzate da linee più taglienti, così come il piantone curvo è stato sviluppato per interfacciarsi al meglio con le ruote Reserve 64 (e pneumatici da 29 millimetri di larghezza). C’è l’iconico manubrio HB19 integrato con disegno a V, che è stato ulteriormente migliorato in termini di efficienza, reso più confortevole anche grazie ad un concetto di modularità che abbraccia ben 9 misure diverse.

La nuova Cervélo S5 permette di risparmiare 6,3 watt (se messa a confronto con la “vecchia” S5) e per gli amanti delle prestazioni collegate ai wattaggi, significa guadagnare diversi secondi in ogni situazione. Quanto pesa la nuova piattaforma S5 (senza ruote)? Nella taglia 53 ha un valore dichiarato di 2032 grammi (telaio e forcella, blocco sterzo, reggisella e blocchetto di chiusura, manubrio).

Come è cambiato il manubrio

Rispetto alla versione usata in precedenza, il nuovo Cervélo HB19 diventa un pezzo unico. Ovvero, la sezione superiore/piega è un tutt’uno con lo stem. La curva è stata ridotta di ben 3,8 millimetri, riduzione che riguarda anche la sezione superiore, 2 millimetri. Non è solo una questione di forme, ma una sorta di cura dimagrante che ha permesso di rastremare le superfici che impattano con lo spazio. Ovviamente colpisce l’ampiezza del foro centrale che ricorda un trapezio.

Ciascuna delle misure disponibili applica il concetto Plus-Four, ovvero la differenza di 4 centimetri dalla sezione superiore (dove appoggiano i manettini del cambio/freni) al limite basso della curva. Ad esempio la taglia 40 presenta una larghezza superiore di 40, inferiore di 44 con un flare (svasatura di 7°). HB19 è conforme alle regole UCI.

Tutta la Visma-Lease a Bike al TDF usa la S5
Tutta la Visma-Lease a Bike al TDF usa la S5

Gli altri dettagli (per nulla banali)

Il reggisella, sempre full carbon, non cambia tantissimo nel volume complessivo dello stelo, del tutto accostabile al precedente. Cambia in toto la testa, più magra ed i supporti di blocco della sella. E’ disponibile con off-set 0, oppure da 15 millimetri e offre un risparmio di 27 grammi. E’ stata mantenuta la ghiera (comodissima) che regola l’inclinazione.

Anche la nuova S5 migra verso il forcellino UDH di supporto del cambio. Nel risparmio complessivo del peso rientrano anche gli adattatori (della forcella) per le pinze dei freni a disco, paralleli al cambio di design dei foderi. Come è facile immaginare, questa S5 supporta al 100% le trasmissioni 1X.

Il nostro Affini con una taglia grande. La nuova S5 non perde d’identità
Il nostro Affini con una taglia grande. La nuova S5 non perde d’identità

Le geometrie

Ogni taglia della Cervélo S5 è stata ottimizzata per gli pneumatici larghi 29 millimetri di nuova generazione (adatti alle ruote Reserve). Questo piccolo numero ha obbligato ad abbassare di 2 millimetri l’altezza della scatola del movimento centrale ed aumentare l’off-set della forcella. L’esplosione dei valori geometrici per ogni singola taglia, rispetto alla versione S5 precedente, non cambiano.

Le taglie disponibili sono sei: 48 e 51, 54 e 56, 58 e 61. Ogni taglia ha in comune con le altre l’angolo del piantone di 73° e la lunghezza dei foderi bassi del carro (405 millimetri). La nuova S5 si dimostra una bici con un lunghezza davvero compatta, basti pensare che l’unica taglia che supera il metro di lunghezza (1.013 millimetri per la precisione) è la 61.

Allestimenti e prezzi

Le configurazioni disponibili sono 5 (tutte con le ruote Reserve 57/64, ai quali si aggiunge il kit telaio. Entra ufficialmente in gamma la trasmissione con la monocorona con Sram Red AXS XPLR. Il prezzo di listino è di 13.999 euro. Con il medesimo prezzo c’è l’allestimento Sram 2X ed il pacchetto Shimano Dura-Ace. Si scende a 9.999 euro con il pacchetto Sram Force AXS 2X ed Ultegra, mentre il kit telaio ha un listino di 5.999 euro.

Cervélo