La domanda dalla quale in Abus sono partiti per realizzare il nuovo casco gravel Taipan è molto semplice e nasce dal contatto con il pubblico e gli appassionati. Per questo eventi come le fiere, come l’Italian Bike Festival dove è stato presentato il Taipan, ne sono un esempio concreto. Infatti la domanda che ha fatto nascere il tutto era estremamente semplice: “Avete un casco gravel?”. La risposta, tuttavia non è tanto semplice come la domanda, perché ci mette davanti a una questione difficile: capire cos’è il gravel.
Da Abus la risposta non è arrivata semplicemente sedendosi davanti a un computer, ma provando e testando diverse situazioni. Il Taipan è casco che nasce da un foglio bianco, ma cosa c’è prima di mettersi davanti alla scrivania? Esperienze, chilometri in sella e idee.
«Abbiamo fatto molte uscite di sviluppo – racconta Sales and Marketing Director ABUS Mobile Security International – per entrare davvero nel vivo della questione perché, dobbiamo e vogliamo sapere praticamente tutto sui caschi che produciamo. Quindi in questi ultimi due anni mi sono dedicato a capire quale fosse il target di riferimento del gravel. Ci siamo avventurati ovunque: nel freddo invernale della Germania, in un tour su strade sterrate, in pedalate notturne e tanto altro. In Abus non avevamo idea di cosa fosse il gravel, così ci siamo semplicemente messi alla prova».
Abus per realizzare il casco Taipn è partita da una domanda: “Cos’è il gravel?”Il gravel racchiude tante sfaccettature, ma alla sua base c’è la voglia di avventura e di esplorareAbus per realizzare il casco Taipn è partita da una domanda: “Cos’è il gravel?”Il gravel racchiude tante sfaccettature, ma alla sua base c’è la voglia di avventura e di esplorare
Alla ricerca dell’estremo
Taipan è il nome del casco, ma è anche il nome di uno dei serpenti più velenosi al mondo che vive in luoghi estremamente remoti, nei quali l’essere umano difficilmente si avventura. Il senso del gravel è proprio questo: esplorare, pedalare e guardare oltre i confini. Quello che per molti a volte sembra insuperabile per chi ama il gravel diventa semplicemente avventura e divertimento.
Il gravel però è anche competizione, e per avere uno dei migliori prodotti dedicato anche a chi vuole guardare alla ricerca della performance in Abus si sono rivolti a Paul Voss, ex-ciclista professionista e due volte campione nazionale tedesco di gravel (2024 e 2025). Taipan si colloca così nella grande collezione di caschi Abus, non solo prodotti pensati per competere e vincere nel ciclismo su strada come il GameChanger o l’AirBreaker, ora anche il gravel ha il suo casco ad alte performance.
La sicurezza è un elemento chiave, la luce led posteriore è un esempioIl Taipan è pensato per montare una luce frontale Abbiamo avuto modo di testare il Taipan durante la Evening Escape proposta da Abus a IBF 2025La sicurezza è un elemento chiave, la luce led posteriore è un esempioIl Taipan è pensato per montare una luce frontale Abbiamo avuto modo di testare il Taipan durante la Evening Escape proposta da Abus a IBF 2025
Sicurezza e test
Abbiamo avuto modo di testare il nuovo Taipan con una pedalata svolta in parte in notturna, le caratteristiche tecniche scelte da Abus per il suo casco gravel sono le stesse che vengono proposte per i suoi prodotti top di gamma su strada. Quello che fa la differenza è il tema della sicurezza, argomento declinabile in diversi temi: fiducia, comfort e visibilità. All’interno della calotta è stata aggiunta una gabbia per aumentare la resistenza agli urti.
Visibilità e sicurezza, invece, sono state approfondite con l’inserimento di una luce posteriore che si aggancia in maniera facile e veloce. Una soluzione facile ma allo stesso tempo estremamente efficiente, dispone di diversi gradi di illuminazione e aumenta sensibilmente la visibilità del ciclista anche al buio. Inoltre la calotta è progettata per ospitare una luce frontale, nel nostro caso abbiamo optato per la Lezyne 1200+ che offre una fascio potente e ad ampio raggio, perfetto per pedalare fuori da tratti privi di illuminazione artificiale (come spesso accade nel gravel).
Il Taipan, inoltre, ha una forma più larga di un millimetro per lato. Una scelta derivata dal fatto di voler offrire un comfort più elevato, fattore necessario se si aggiunge il peso della luce frontale. Avere una gabbia interna più larga permette, allo stesso tempo, di avere maggior ventilazione e quindi una temperatura interna sempre costante.
L’anno che si avvia a concludersi segna un traguardo importante per ABUS Italia. La filiale “di casa nostra” del noto marchio tedesco attivo nel settore della sicurezza celebra infatti i suoi primi venticinque anni di attività. Dal 2000, la sede di Imola è diventata un punto di riferimento cruciale, in particolare nel segmento bike. Un quarto di secolo di crescita costante, con i caschi ABUS ora stabilmente tra i più venduti sul mercato nazionale.
Anno 2000, si inaugura a Imola la sede di Abus ItaliaIl team della sede italiana, una squadra molto affiatataAnno 2000, si inaugura a Imola la sede di Abus ItaliaIl team della sede italiana, una squadra molto affiatata
La scelta strategica italiana
La storia di ABUS Italia inizia nel 2000. L’azienda, già un colosso globale, rispose all’aumento della domanda di sicurezza personale e protezione dei beni. La decisione strategica fu chiara: fondare una filiale italiana per servire meglio il crescente bisogno di antifurto e, soprattutto, caschi per biciclette. L’Italia, con la sua profonda cultura ciclistica e le sue città, rappresentava il mercato ideale.
L’espansione ha permesso ad ABUS di comprendere in profondità le esigenze locali. Il team italiano ha lavorato per personalizzare l’offerta. Ha adattato i prodotti alle normative e al gusto estetico dei ciclisti italiani. Questa vicinanza al consumatore ha rafforzato la reputazione di ABUS. Oggi è riconosciuta come un brand di assoluto vertice nella sicurezza in movimento.
Abus è il casco ufficiale del team Movistar, qui Ostiz in maglia iridata che sferra l’attacco decisivo e va a vincere anche il titolo europeo donne junioresAbus è il casco ufficiale del team Movistar, qui Ostiz in maglia iridata che sferra l’attacco decisivo e va a vincere anche il titolo europeo donne juniores
Il nuovo polo produttivo a Vicenza
L’anniversario non è solo un momento per celebrare il passato. È anche un trampolino di lancio per il futuro. Un evento fondamentale del 2024 è stata la cerimonia di posa della prima pietra per un nuovo stabilimento dedicato ai caschi. Questo impianto, situato strategicamente nel vicentino, rappresenta un vero e proprio centro di eccellenza, concentrandosi sulla produzione di caschi da ciclismo di altissima gamma “Made in Italy”. La scelta di Vicenza rafforza il legame con l’eccellenza manifatturiera italiana. L’impianto, dotato di tecnologie all’avanguardia, è anche improntato su pratiche sostenibili e a basso impatto ambientale.
Omar di Felice, testimonial AbusOmar di Felice, testimonial Abus
Design, innovazione e marketing
Il design dei nuovi caschi ABUS rifletterà dunque sempre più lo stile italiano, unendo estetica e funzionalità. Sicurezza e comfort rimangono priorità assolute. Verranno utilizzati materiali innovativi e tecnologie avanzate. Inoltre, il nuovo stabilimento include un moderno showroom. Questo spazio permetterà ai clienti di scoprire e sperimentare i prodotti ABUS, immergendosi nella filosofia del brand.
ABUS Italia è da venticinque anni profondamente impegnata nel mondo delle due ruote. Il marchio sponsorizza atleti di alto livello, professionisti e amatoriali. Questa strategia aumenta la visibilità. Ma, cosa ancora più importante, permette di testare i prodotti in condizioni estreme. Si garantiscono così qualità e innovazione costanti. Atleti di spicco nel panorama ciclistico italiano e internazionale corrono con le attrezzature ABUS, diffondendone il prestigio.
Dietro a questo successo c’è il team di ABUS Italia. Un gruppo di professionisti altamente qualificati e con una vasta esperienza. La loro competenza è il pilastro per rispondere alle esigenze di un mercato dinamico: esperti di settore con anni di esperienza in sicurezza e protezione. La loro dedizione assicura che il marchio mantenga i suoi standard di eccellenza.
I venticinque anni di ABUS Italia raccontano una storia di successo, di innovazione continua e di un profondo legame con il mondo del ciclismo italiano. L’azienda guarda ora al futuro, pronta a scrivere i prossimi capitoli di questa straordinaria avventura.
Nel competitivo mondo del ciclismo professionistico, dove la velocità e la prestazione catturano l’attenzione globale, la sicurezza delle attrezzature e dei team è fondamentale. Dalle biciclette da corsa ultra-leggere, ai sofisticati veicoli di supporto, ogni singolo elemento richiede difatti una protezione ineccepibile. Dal 2024, ABUS, realtà tedesca e leader mondiale nelle tecnologie di sicurezza, ha assunto il ruolo di Partner Ufficiale per la Sicurezza dei team WorldTour Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck (in apertura foto ABUS). Questa collaborazione, mirata a salvaguardare le preziose attrezzature di atleti del calibro di Mathieu van der Poel, Jasper Philipsen e Puck Pieterse, è stata recentemente estesa per ulteriori tre anni.
La partnership tra ABUS e i team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck ha già prodotto risultati importanti. Il team ha celebrato numerosi successi, tra cui le due maglie di Campione del Mondo nel Gravel e nel Ciclocross conquistate da Mathieu Van Der Poel, il titolo di Campionessa del Mondo Mtb di Puck Pieterse, e vittorie in prestigiose Classiche Monumento come la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix.
A questi trionfi di grandissimo prestigio si aggiungono diverse vittorie di tappa nei Grandi Giri e molte altre vittorie. In tutti questi frangenti, ABUS ha giocato un ruolo cruciale dietro le quinte, garantendo che le attrezzature che hanno contribuito a queste vittorie fossero sempre al sicuro, sia presso il quartier generale del team quanto durante le competizioni e i ritiri di allenamento in giro per il mondo.
Alpecin-Deceuninck che al Tour de France ha vinto tre tappe, qui quella di Van Der Poel a Boulogne-Sur-Mere (foto Leon van Bon)Alpecin-Deceuninck che al Tour de France ha vinto tre tappe, qui quella di Van Der Poel a Boulogne-Sur-Mere (foto Leon van Bon)
La visione sulla sicurezza integrata
«Noi di ABUS – ha commentato Christian Rothe, membro del management dell’azienda – siamo entusiasti di poter continuare a supportare i team Alpecin-Deceuninck e Fenix-Deceuninck come in qualità di Official Security Partner. Formazioni di così alto livello, con i loro atleti e le loro atlete stellari, sono costantemente sotto i riflettori e necessitano quindi di un elevatissimo livello di sicurezza, spesso con requisiti molto complessi. Mettere in sicurezza una singola bici da corsa di Mathieu Van Der Poel durante una sosta caffè è una cosa. Proteggere efficacemente un intero service course, inclusa la flotta di veicoli utilizzata in tutto il mondo, è una sfida particolare e completa il ciclo di sicurezza. Questa collaborazione evidenzia come ABUS sia in grado di integrare perfettamente le sue due principali aree di business: la sicurezza mobile e la sicurezza domestica, offrendo un concetto complessivo ben arrotondato per la sicurezza mobile e stazionaria».
Il team femminile, la Fenix-Deceuninck, è impegnata ora nel Tour de France Femmes avec Zwift (foto Tornanti CC)Il team femminile, la Fenix-Deceuninck, è impegnata ora nel Tour de France Femmes avec Zwift (foto Tornanti CC)
Un reale partner strategico
«ABUS è per noi un partner importante – ha ribattuto Philip Roodhooft – team manager della Alpecin-Deceuninck – e questo sia sulla bici che lontano dagli allenamenti e dalle gare. Se si considera che spesso operiamo contemporaneamente su diversi eventi ciclistici e ritiri di allenamento, che si svolgono anche in luoghi completamente diversi del mondo con esigenze individuali per i corridori, il team e la logistica, si può forse immaginare la complessità di ciò che facciamo.
«La sicurezza gioca un ruolo cruciale in ogni passo che compiamo – conclude – siamo lieti di continuare a lavorare con ABUS come partner che ci supporta in ognuno di questi passaggi e che vanta una vasta esperienza nel mondo della sicurezza. Che si tratti del service course, delle gare, dei ritiri o dei viaggi, ABUS si conferma un partner competente e affidabile, capace di fornire supporto e protezione in ogni scenario, assicurando che i nostri team possano concentrarsi esclusivamente sulla performance, sapendo che le loro preziose risorse sono al sicuro».
A Saint Amand Montrond Philipsen mette tutti in fila. Si toglie di dosso un peso che stava diventando ogni giorno più pesante. E mette nel mirino la maglia verde
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Il Tour de France è la vetrina principale, non solo per i corridori, ma per tutto quello che ruota intorno al ciclismo. Bici sotto embargo (non ancora ufficializzate), caschi nuovi, i body senza cerniera frontale e molto altro. Come ogni anno tornapertanto l’approfondimento legato alle curiosità viste durante la prima settimana della Grand Boucle.
Mohoric sulla nuova MeridaAnche Martinez sulla Merida non (ancora) presente a catalogoAero sì, ma non estrema nelle formeMohoric sulla nuova MeridaAnche Martinez sulla Merida non (ancora) presente a catalogoAero sì, ma non estrema nelle forme
Una nuova Merida in gruppo
Un misto tra forme assottigliate, filanti, con linee decise che naturalmente (come vuole lo sviluppo attuale) si intrecciano con l’aerodinamica. Non abbiamo notizie precise e dettagliate in merito, ma di sicuro quella utilizzata dai corridori del Team Baharain-Victorious è una bici tutta nuova.
Sembra il blend perfetto tra le attuali Scultura (quella leggera) e la Reacto (quella aero). Anche Merida si avvia verso una piattaforma unica?
Guarnitura Elilee super light per BuitragoGuarnitura Elilee super light per Buitrago
Guarnitura diversa per Buitrago
E’ una guarnitura con power meter SRM ed firmataElilee, montata sulla nuova Merida di Buitrago. Di cosa si tratta? Di una delle guarniture più leggere in commercio, ha le pedivelle in carbonio e nella configurazione usata da Buitrago (senza corone Shimano) ferma l’ago della bilancia intorno ai 500 grammi (dichiarati): poco più, poco meno.
Non le solite ruote Shimano, infatti non compaiono scritte sui cerchiIl mozzo è evidentemente più asciuttoLato non drive con raggiatura radiale e non incrociataNon le solite ruote Shimano, infatti non compaiono scritte sui cerchiIl mozzo è evidentemente più asciuttoLato non drive con raggiatura radiale e non incrociata
Non le solite ruote Shimano
Quelle sbirciate nel corso delle prime frazioni non sono le “tradizionali” Dura Ace. Hanno un mozzo diverso e una raggiatura che si discosta (non poco) dalle ruote Shimano viste fino a poco tempo addietro. Mozzo più magro ed asciutto, raggiatura radiale dal lato opposto al disco e potremmo giurare sui raggi in carbonio. E’ l’antipasto per un futuro nuovo gruppo Dura Ace?
Il nuovo casco Abus visto in anteprima al Giro DonneRispetto al precedente, calottato e allungato dietroSpessorare l’interno dei caschi da crono è un’operazione classicaVisiera gigantescaIl casco Canyon da crono? E’ il nuovo AbusIl nuovo casco Abus visto in anteprima al Giro DonneRispetto al precedente, calottato e allungato dietroSpessorare l’interno dei caschi da crono è un’operazione classicaVisiera gigantescaIl casco Canyon da crono? E’ il nuovo Abus
Nuovo Abus da crono
In realtà lo abbiamo visto in anteprima al Giro Donne ed ha subito vinto grazie al primato di Marlen Reusser, per poi essere utilizzato nella frazione contro il tempo al Tour (mercoledì 9 Luglio). Coda allungata e calottata nella sezione inferiore, visiera ampia e arrotondata, forma ampia che tende a coprire in modo importante le spalle dell’atleta.
Sul nuovo casco Giro il concetto Spherical è lampanteNumero ridotto di feritoie posteriori, ma più grandiPiù chiuso, ma con aperture ampie e allungateSul nuovo casco Giro il concetto Spherical è lampanteNumero ridotto di feritoie posteriori, ma più grandiPiù chiuso, ma con aperture ampie e allungate
Un nuovo Giro per la Visma-Lease a Bike?
Potremmo dire che, Campenaerts a parte, tutti gli atleti della corazzata olandese indossano un casco del tutto nuovo. Ricorda il Giro Eclipse Spherical e nessuno vieta di pensare che sia proprio un aggiornamento del casco tra i più utilizzati fino a prima del Tour de France.
Il nuovo body Fusion non ha la zip frontaleE il body con la cerniera dietroIl nuovo body Fusion non ha la zip frontaleE il body con la cerniera dietro
Il body con la cerniera dietro
E’ uno dei plus che Hushovd (General Manager del Team Uno-X Mobility) ci aveva spoilerato durante i giorni del Fiandre, in ottica Tour de France e che ci aveva pregato di tenere nascosto. La squadra norvegese è di fatto il primo team ad usare in modo ufficiale un body senza cerniera frontale (è a ¾ ed è sulla schiena) durante le gare in linea.
Il fornitore dei capi tecnici è Fusion, marchio danese e poco presente nella parte latina dell’Europa, azienda che ha un importante know-how nel triathlon.
Ora al Tour, potrebbe essere la nuova Factor One?Quanta luce tra la gomma ed i foderi della forcellaIl carro segue il filrouge dell’avantrenoManubrio alare e testa larghissima della forcellaOra al Tour, potrebbe essere la nuova Factor One?Quanta luce tra la gomma ed i foderi della forcellaIl carro segue il filrouge dell’avantrenoManubrio alare e testa larghissima della forcella
Una “areo” di Factor: è la nuova One?
Ovviamente non passa inosservata, soprattutto per le sue forme avveniristiche e anche per il fatto che non mostra nulla in termini di nomi, acronimi e riferimenti. Profili alari ovunque, con una forcella mastodontica e super tagliente.
Di sicuro ricorda la bici da pista Hanzo. Potrebbe essere la nuova One, modello storico di Factor? Così come la vediamo oggi rispetterà le “future regole dell’UCI”, sempre se verranno effettivamente applicate?
La nuova SLR vista sulle Factor presenti al TourLa nuova SLR vista sulle Factor presenti al Tour
La nuova Selle Italia SLR
Abbiamo visto la rinnovata SLR, la prima volta, al Giro d’Italia e non ci era stato possibile fotografarla. Dopo il suo esordio ufficiale ad inizio Luglio, ecco la nuova generazione di una sella iconica. Sempre corta (Boost), spoilerata nella sezione posteriore e con un naso e una sezione centrale con una sorta di forma anatomica. A favore di una pedalata profonda e che permette di sfruttare tanto la parte frontale, quanto di spostarsi facilmente verso il retro.
Una versione rivista del Met Trenta 3K Carbon?Il “nuovo” Met visto da dietroDNA Trenta, ma le diversità ci sonoUna versione rivista del Met Trenta 3K Carbon?Il “nuovo” Met visto da dietroDNA Trenta, ma le diversità ci sono
Casco nuovo per Pogacar e compagni
La parte frontale ricorda a pieno il modello esistente del Trenta 3K Carbon, con piccole diversità nella zona perimetrale. Cambia completamente la sezione sopra le orecchie, maggiormente calottata e filante, di sicuro è stato oggetto di una rivisitazione aerodinamica per aumentarne l’efficienza.
CAMISANO VICENTINO – Il nuovo Abus AirBreaker nasce in Italia, nello specifico a Camisano Vicentino all’interno di Maxi Studio, la medesima azienda dove ha preso forma GameChanger, il casco aero dell’azienda tedesca. Maxi Studio è stata acquistata da Abus nel 2021.
Entriamo nello specifico del nuovo casco, anche grazie al Product Manager Lukas Tamajka. Rispetto alla versione precedente, la 2.0 ha un design molto simile, ma al tempo stesso differente. Vuole essere efficiente sotto il profilo aerodinamico e massimizzare (ancora di più) la ventilazione, configurarsi al meglio con gli occhiali (le forme di questi ultimi sono cambiate moltissimo negli ultimi anni), essere un riferimento per qualità.
Ci è piaciuto definirlo un casco elegante (foto Abus)Ci è piaciuto definirlo un casco elegante (foto Abus)
L’alta gamma di Abus è Made in Italy
«Un nuovo casco è il risultato di un insieme di fattori. Io non sono un ciclista professionista – ci dice Tamajca – non lo sono stato, ma sono un disegnatore di caschi che si affida a diversi specialisti per lo sviluppo del prodotto. Gli specialisti sono i corridori in attività ed i performance manager dei team supportati, ai quali chiedo cosa serve e di cosa hanno bisogno. Quello è il punto di partenza. Oggi si tiene conto (anche) del posizionamento nel mercato e di conseguenza del parere del reparto marketing, ma non si prescinde dalla qualità finale e dalla qualità delle materie prime.
«Un casco significa sicurezza – prosegue Tamajca – protegge la testa, non un dettaglio. Il nuovo AirBreaker 2.0 è stato rivisto, aggiornato, migliorato dove possibile, ma il progetto originale non è stato stravolto. Il DNA AirBreaker è ben visibile. Potrei riassumere i punti chiave del progetto in quattro passaggi: ventilazione, aerodinamica e sicurezza, cura maniacale di ogni dettaglio, inclusa la produzione».
Uno dei macchinari per la produzione dei caschi Abus fatti in ItaliaLo “scheletro” interno del nuovo AirBreaker 2.0Uno dei macchinari per la produzione dei caschi Abus fatti in ItaliaLo “scheletro” interno del nuovo AirBreaker 2.0
La produzione italiana è sinonimo di passione
Tamajca racconta che la prima volta che è stato in Italia, all’interno di Maxi Studio, e si è trovato a contatto con i designer, non è rimasto colpito soltanto dallo studio necessario alla progettazione e la realizzazione di caschi da bici.
«Ho percepito passione – dice –la volontà di creare qualcosa a favore della sicurezza, la ricerca del miglioramento e naturalmente del buon gusto nei termini dell’estetica. Questa passione è un valore aggiunto? E’ molto di più: èil valore che fa la differenza».
Uno dei punti chiave del nuovo casco: l’inserto superiore in carbonioUno dei punti chiave del nuovo casco: l’inserto superiore in carbonio
I punti chiave di AirBreaker 2.0
Il nuovo AirBreaker 2.0 si basa su una struttura portante composta da una gabbia anteriore annegata nel mold EPS, sull’inserto (Aero Blade) in carbonio superiore/posteriore, oltre “all’iconica stella” sul retro che funge principalmente da estrattore. Non in ultimo dai punti di ancoraggio interni dove si innesta il sistema di ritenzione (la gabbia ed il rotore sono prodotti in Svizzera da un’azienda partner).
Inoltre, sono da considerare anche le fibbie laterali anti sfarfallamento e le imbottiture interne Made in Italy, che ora diventano flottanti (completamente diverse rispetto alla versione precedente e usate nella versione standard senza Mips, mentre la ACE adotta Mips Air Node e la chiusura magnetica delle fibbie).
Profilo posteriore più asciutto rispetto al precedenteVisti da vicino emergono differenze importantiAnche frontalmente le diversità non passano inosservateA sinistra il 2.0, a destra AirBreaker “vecchio”Profilo posteriore più asciutto rispetto al precedenteVisti da vicino emergono differenze importantiAnche frontalmente le diversità non passano inosservateA sinistra il 2.0, a destra AirBreaker “vecchio”
Rispetto alla versione precedente
AirBreaker 2.0 ha mantenuto un impatto estetico del tutto accostabile alla versione precedente, eppure le diversità ci sono e sono importanti. Anteriormente c’è una svasatura centrale e sono state aggiunte le due bocche laterali. Queste ultima sono fondamentali per aumentare la ventilazione in punti molto critici in fatto di termoregolazione. Inoltre, la rientranza centrale bene si abbina a modelli di occhiali dotati di frame particolarmente rialzato.
Sono stati aggiunti due inserti laterali che fermano le aste degli occhiali. Non è variato il numero di asole d’ingresso per l’aria, mentre è cambiata (aumentata) la superficie di ogni singola feritoia. La sezione posteriore è più arrotondata ed è stato eliminato il piccolo spoiler, lasciando completamente libero il punto di estrazione dell’aria.
Il peso rilevato nella taglia mediaIl peso rilevato nella taglia media
Alcuni numeri e dettagli
Il nuovo Abus AirBreaker è molto leggero: 205, 210 e 220 grammi dichiarati nelle rispettive taglie, S, M (quella usata da noi) ed L. Il peso ridotto? E’ un vantaggio a patto che il casco sia fatto ad hoc, grazie a materie prime di qualità assoluta e senza compromessi. Qui non manca nulla di tutto questo.
Due i prezzi di riferimento: 349 e 299 euro, con e senza Mips. Otto le combinazioni cromatiche disponibili, tre delle quali con il Mips integrato.
Un impatto laterale più armonico, rispetto alla versione precedenteRispetto al precedente, dietro è più “rotondo”Un impatto laterale più armonico, rispetto alla versione precedenteRispetto al precedente, dietro è più “rotondo”
I nostri feedback
Il fitting è del tutto accostabile alla versione AirBraker della prima generazione. Ovvero un casco impercettibile una volta indossato, con una calzata profonda e particolarmente avvolgente, soprattutto nella sezione temporale dietro le orecchie ed in particolare su tutta la zona occipitale. Il comfort è stato ulteriormente migliorato. Grazie alle imbottiture, migliorate e più stabili, soprattutto nella parte frontale e laterale. AirBreaker 2.0 sfrutta anche una ventilazione maggiore sulla fronte e una combinazione ottimale con occhiali che hanno forme al pari di mascherine. Le due bocche laterali (aggiunte) funzionano tanto e bene, sono un altro valore aggiunto del 2.0.
Non in ultimo le fibbie, uno dei punti chiave di Abus da quando ha introdotto questo tipo di accessorio. E’ vero, non sfarfallano quando si prende velocità, rimangono perfettamente aderenti al viso e non si inzuppano di sudore, ma soprattutto non presentano i passanti in materiale plastico (e non è poca cosa). E poi c’è la cura del dettaglio, a nostro parere migliorata una volta di più ed in ogni settore del casco.
Occhiali bloccati che non scendono neppure e testa bassaI nuovi inserti per bloccare le aste degli occhialiCompletamente riviste le imbottiture Made in ItalyI filler laterali sono ancorati nelle sezione laterali/frontaliIl rotore è Abus, così come tutto il meccanismo di chiusuraAmpio range di regolazioni per la gabbia posterioreOcchiali bloccati che non scendono neppure e testa bassaI nuovi inserti per bloccare le aste degli occhialiCompletamente riviste le imbottiture Made in ItalyI filler laterali sono ancorati nelle sezione laterali/frontaliIl rotore è Abus, così come tutto il meccanismo di chiusuraAmpio range di regolazioni per la gabbia posteriore
In conclusione
Un casco Abus è qualcosa che va oltre i numeri, i dati, le performance evidenziate dai protocolli. Il nuovo AirBreaker 2.0 ha il merito di non discostarsi in modo eccessivo dal “vecchio” modello, simbolo di comodità e versatilità d’impiego. E’ molto leggero e nonostante questo mette sul piatto dei valori di sicurezza che sono diventati un riferimento e dove il Made in Italy non è un dettaglio.
Cosa comporta il Made in Italy nel caso del nuovo casco Abus? Cura del dettaglio e qualità, elevati standard di sicurezza e produttivi, la capacità di combinare tecnologie macchinari all’avanguardia alla manodopera super specializzata. Macchine e tecnologie completano un processo produttivo che vede le maestranze ancora al centro.
Il 2025 si prospetta un anno di grande rilievo per ABUS, azienda leader nella sicurezza e punto di riferimento nel ciclismo su strada. Con un impegno costante nell’innovazione, nella qualità e nella protezione degli atleti, il brand rafforza ulteriormente la propria presenza nel panorama internazionale attraverso nuove e prestigiose collaborazioni. Le nuove partnership e la conferma di alleanze consolidate evidenziano la continua crescita di ABUS tra i protagonisti delle competizioni mondiali.
I caschi ABUS, interamente realizzati in Italia, rappresentano l’eccellenza nel settore grazie a un perfetto connubio tra sicurezza, leggerezza e aerodinamica. L’attenzione ai dettagli e l’impiego delle tecnologie più avanzate permettono di rispondere alle esigenze dei ciclisti più esigenti, garantendo performance di alto livello.
Il marchio tedesco ha una partnership storica con il team Movistar e con Alejandro ValverdeIl marchio tedesco ha una partnership storica con il team Movistar e con Alejandro Valverde
Tra le collaborazioni di spicco confermate per il 2025, la storica partnership con il Movistar Team prosegue con entusiasmo. La formazione spagnola, tra le più prestigiose del WorldTour, continuerà ad affrontare la stagione con i caschi ABUS di ultima generazione, sinonimo di affidabilità e protezione ai massimi livelli. Anche il team Euskaltel-Euskadi rinnova la fiducia nei prodotti ABUS, consolidando il legame tra il marchio e le squadre professionistiche di riferimento.
Una delle novità più significative riguarda la partnership con Alpecin-Deceuninck, una delle formazioni emergenti più competitive del ciclismo internazionale. In qualità di Security Partner, ABUS fornirà agli atleti soluzioni avanzate per la sicurezza, sia in gara che in allenamento, adattandosi alle esigenze di un ciclismo sempre più veloce e performante.
Una delle novità del 2025 è la collaborazione con il team Alpecin-DeceuninckUna delle novità del 2025 è la collaborazione con il team Alpecin-Deceuninck
Ambassador e nuove sfide
Oltre alle competizioni su strada, ABUS amplia il proprio impegno con una rete di ambassador di primo piano. Alejandro Valverde e Alessandro Ballan, icone del ciclismo mondiale, continueranno a rappresentare il brand, testimoniando i valori di eccellenza e innovazione. Al loro fianco, Omar Di Felice, specialista delle imprese estreme, metterà alla prova i caschi nelle condizioni più difficili, dimostrando la loro affidabilità anche nelle avventure più impegnative.
Il 2025 vedrà inoltre un maggiore coinvolgimento di ABUS nel mondo del gravel e del bikepacking, discipline in forte crescita tra gli appassionati delle due ruote. In Italia, Pietro Franzese e Virginia Cancellieri saranno tra i principali interpreti di questa tendenza, portando il marchio in viaggi che combinano esplorazione e tecnologia.
Con una gamma sempre più ampia e diversificata, ABUS continua a investire nella sicurezza di ciclisti professionisti e amatoriali, con l’obiettivo di migliorare ogni esperienza su due ruote. Grazie a un mix di esperienza, innovazione e passione, l’azienda si conferma un punto di riferimento globale, pronta a lasciare il segno anche nella stagione 2025.
Dal 1924, ABUS è sinonimo di sicurezza. L’azienda tedesca è riconosciuta per la qualità, l’affidabilità e la durata dei suoi prodotti, offrendo soluzioni innovative per la sicurezza domestica, commerciale e mobile. Il gruppo ABUS include ABUS August Bremicker Söhne KG, ABUS Security Center GmbH & Co. KG e ABUS Pfaffenhain GmbH. Con sede a Wetter an der Ruhr è una realtà che opera a livello globale.
WETTER (Germania) – Tecnicamente non si tratta diAbus, ma di un casco Canyon che evidentemente è prodotto da Abus. Il modello è il Gamechanger prima versione e resta il preferito ed usato da Van der Poel.
C’è un fattore tecnico, oppure è una scelta soggettiva del campione olandese? Feeling e convinzioni di Van der Poel che lo portano ad usare il vecchio modello? Abbiamo approfittato di una nostra visita al quartier generale di Abus e lo abbiamo chiesto direttamente a chi ha progettato e sviluppato il casco: il Product Manager Abus Lukas Tamajka (in apertura con i due modelli di Gamechanger).
Van der Poel con il vecchio Gamechanger, Philipsen con il 2.0Van der Poel con il vecchio Gamechanger, Philipsen con il 2.0
Quando è stato sviluppato il Gamechanger 2.0?
Settembre 2021 ed è stato sviluppato con il contributo del Team Movistar, perché Abus è sponsor e partner tecnico, lo è in modo diretto del team spagnolo. Chiedemmo al team e ai corridori cosa volessero, di cosa avessero necessità e quali fossero le aspettative.
Quali richieste sono arrivate?
Prima di tutto l’aerodinamica, poi la ventilazione, il comfort. A questo abbiamo aggiunto noi l’aspetto della sicurezza. Sicurezza che è fondamentale per gli atleti e perché gli stessi prodotti che sono messi a disposizione dei professionisti vanno sul mercato anche per il cliente normale.
Vengono eseguite delle scannerizzazioni 3D per lo sviluppo delle misureFrutto di utilizzo di due modelli CFD differentiLa versione definitiva del 2.0 è stata validata nella galleria del vento della Bike Valley in BelgioVengono eseguite delle scannerizzazioni 3D per lo sviluppo delle misureFrutto di utilizzo di due modelli CFD differentiLa versione definitiva del 2.0 è stata validata nella galleria del vento della Bike Valley in Belgio
Nello sviluppo della nuova versione avete coinvolto anche il team di Van der Poel?
Non direttamente, ribadisco che tecnicamente loro usano un casco Canyon, Abus non è sponsor per quanto concerne i caschi. Però, tutti i test, prove ed analisi, dati e step di sviluppo che abbiamo presentato a loro, sono i medesimi che abbiamo fornito a Movistar. Noi siamo partner di Canyon, siamo sponsor del Team Alpecin-Deceunink solo per quanto concerne la sicurezza.
In termini di performance, al lato dell’utilizzo, meglio la nuova versione o la precedente?
La nuova, che è più efficiente in termini di numeri e ventilazione. Il vantaggio aerodinamico del Gamechanger 2.0 è tra il 2,5 e 4%, dipende dalla posizione della testa e dalle caratteristiche fisiche del corridore. Tradotto in watt, si arriva ad un risparmio massimo di 7 watt. E’ una sorta di casco posizionato tra il nostro casco da crono e il modello Airbreaker più areato.
La bocca anteriore presente sul 2.0 ha un significato particolare?
Per aumentare il potere di ventilazione della parte frontale in primis e di tutta la sezione interna. E’ stata disegnata ed integrata tenendo conto che gli occhiali sono aumentati di dimensioni nelle ultime stagioni. Quindi una superficie coperta maggiore, ha richiesto un ingresso maggiorato per l’aria.
Design simili, ma qualità molto differentiLa sezione frontale interna è completamente rivista, a sinistra il vecchio, a destra il nuovoDesign simili, ma qualità molto differentiLa sezione frontale interna è completamente rivista, a sinistra il vecchio, a destra il nuovo
Allora, perché Van der Poel usa il vecchio casco?
Esclusivamente e semplicemente per una questione di feeling personale. Una scelta soggettiva. Van der Poel è un atleta con un focus molto particolare e fa collimare i dati che vengono forniti, con le sue sensazioni, convinzioni da non tralasciare quando si parla di atleti di quel livello e credo anche immagine.
Una sorta di immagine migliore con la versione più anziana?
Potrebbe essere anche un fattore d’impatto visivo, non è da escludere in alcun modo.
Avete provato a personalizzare il 2.0 in modo specifico per Van der Poel?
Certo, con tre soluzioni differenti pur mantenendo il DNA di Gamechanger 2.0. Lui è rimasto con le sue convinzioni e sulle scelte iniziali. La versione da lui usata resta ad oggi uno dei caschi aero con performance tra le migliori.
Con l'introduzione dello StormChaser, Abus ha completato la gamma di caschi ad alte prestazioni. Insieme all'AirBreaker e al GameChanger, questo nuovo casco è fra quelli utilizzati dal Team Movistar.
VANZO NUOVO – I caschi Abus della categoria performance sono disegnati, sviluppati e prodotti in Italia. In più di un’occasione abbiamo eseguito test, approfondimenti tecnici sui caschi Abus, sottolineando l’elevata qualità complessiva dei prodotti, ma è la prima volta che entriamo nel cuore del sistema.
Siamo stati a Vanzo Nuovo, in provincia di Vicenza, dove ha sede Maxi Studio, ovvero la sezione operativa (la sede di Abus Italia è ad Imola) di Abus per la produzione dei caschi performance, di alta e media gamma. Vediamo cosa c’è dietro un “semplice” casco.
Abus compie 100 anniAbus compie 100 anni
I primi 100 anni di Abus
L’azienda nasce nel 1924 e ancora oggi è a conduzione famigliare, nonostante sia diventata un colosso nell’ambito della sicurezza (il mondo Abus si divide in tre categorie principali, sicurezza domestica, commerciale e mobile). Abus nasce come un’azienda di produzione per i lucchetti. Viene fondata dalla famiglia Bremiker e ad oggi conta 5 diverse sedi in territorio europeo (il quartier generale è a Wetter, in Germania).
Oggi il 90% della produzione di ciclindri e blocchetti di chiusura delle e-bike è di produzione Abus. Ogni fabbrica di Abus è autonoma in fatto di produzione, significa che tutti i macchinari e stampi sono disegnati e creati internamente. In totale conta 4000 dipendenti nel mondo, con 25 filiali in 102 nazioni.
Charlie Hancock con BallanBallan in visita con noi a Maxi StudioCharlie Hancock con BallanBallan in visita con noi a Maxi Studio
Mercato italiano da sviluppare
Per meglio contestualizzare alcune categorie commerciali di Abus, abbiamo chiesto a Charles Hancock, Category Manager – Mobile Security per Abus Italia.
«Abus non produce solo caschi, anche se, soprattutto in Italia l’azienda è famosa soprattutto per questa categoria di prodotti. In realtà – ci dice Hancock – se analizziamo globalmente i numeri, la parte del leone è dei lucchetti e più in genere dei sistemi di antifurto. Questo significa che c’è un potenziale enorme legato anche ad una categoria commuting e urban in crescita soprattutto nelle grandi città, ingolfate dal traffico motorizzato».
Lo stampo interno di un modello AirBreakerIl macchinario che “aggancia” la calotta al mold di EPSTutto (o quasi) fa parte dell’autonomia produttiva di AbusI controllo delle tolleranze (anche del peso) è certosinoLo stampo interno di un modello AirBreakerIl macchinario che “aggancia” la calotta al mold di EPSTutto (o quasi) fa parte dell’autonomia produttiva di AbusI controllo delle tolleranze (anche del peso) è certosino
La collaborazione italiana
Tra Abus e Maxi Studio nasce un vero e proprio rapporto di collaborazione nel 2016 e che va ben oltre il lavoro. Maxi Studio nasce nel 1993 per mano della famiglia Simonaggio. Nel 2017 arriva il primo casco Abus con design e produzione completamente italiana ed è il modello aero concept GameChanger.
L’azienda vicentina mette a disposizione le sue competenze anche per quanto concerne l’industrializzazione dei caschi, con i diversi processi necessari (per nulla banali e tutt’altro che scontati), anche per quello che concerne le certificazioni (che vengono eseguite anche grazie al Laboratorio Newton di Rho, molto utilizzato anche in ambito motorsport). Nel 2021 Abus acquisisce definitivamente MaxiStudio.
Corrado Salvatore di Abus ItaliaCorrado Salvatore di Abus Italia
Il dietro le quinte di un casco
Un casco è di fatto un sistema di protezione attivo, uno strumento di sicurezza che a prescindere da come è fatto non ha prezzo, soprattutto per quello che rappresenta. Ma ci piace essere anche campanilisti e una volta di più sottolineare la qualità delle maestranze italiane. Un casco è solo un pezzo di plastica e polistirolo? Decisamente no. Per mettere in produzione un casco nel periodo attuale ci vogliono anni di ricerca e sviluppo, test e analisi dei materiali, simulazioni e industrializzazione dei diversi processi.
C’è polistirolo e polistirolo. Sentiamo cosa ci ha detto Corrado Salvatore del reparto sales e marketing di Abus in forze nella sede di Maxi Studio, a diretto contatto con la produzione.
«Il polistirolo – spiega – è uno dei tanti derivati del petrolio. Si ottiene grazie a due lavorazioni, per evaporazione del polimerino, oppure per estrusione. Quello che utilizziamo per i caschi Abus è di origine austriaca e dal punto di vista qualitativo è il top, considerando anche le varie certificazioni. Inoltre, lo stesso polistirolo ha delle densità specifiche, adatte per differenti categorie commerciali. Significa che quello utilizzato per i caschi ha una densità diversa rispetto a quello utilizzato in ambito alimentare. Ed è solo un esempio».
Le fasi iniziali di design di un cascoProve colore su materiali diversiLe fasi iniziali di design di un cascoProve colore su materiali diversi
L’evoluzione dei caschi Abus
«Il concetto di evoluzione non si riferisce solo al design, anzi, proprio le forme e l’utilizzo della galleria del vento – prosegue Salvatore – sono una sorta di conseguenza e stimolo ulteriore per fasi produttive e di sviluppo che riguardano anche il plasmare le materie prime.
«Nel corso degli anni abbiamo ottenuto caschi sempre più leggeri, performanti e funzionali, ma anche belli da vedere una volta indossati, il tutto con un potere di protezione che è aumentato in modo esponenziale. Inoltre – prosegue Salvatore – sono anche più longevi».
Ogni porzione di un casco prevede montaggi e controlli manualiIl cage di sicurezza annegato nell’EPS del cascoUna delle fasi di stampaggio della calottaLe complicate operazioni di applicazione delle vernici, tra manualità e automatizzazioneOgni calotta è rifinita singolarmente per la massima precisioneIl polistirolo prima e dopo la “reidratazione”Quello bianco è diverso dal più comune neroOgni porzione di un casco prevede montaggi e controlli manualiIl cage di sicurezza annegato nell’EPS del cascoUna delle fasi di stampaggio della calottaLe complicate operazioni di applicazione delle vernici, tra manualità e automatizzazioneOgni calotta è rifinita singolarmente per la massima precisioneIl polistirolo prima e dopo la “reidratazione”Quello bianco è diverso dal più comune nero
Anche fatto a mano
«Ogni casco Abus è il risultato di una combinazione di fattori – argomenta Salvatore – perché oltre una serie di procedimenti automatizzati, c’è il valore aggiunto del fatto a mano. Tutti i caschi che prendiamo tra le mani ed indossiamo obbligano l’utilizzo di maestranze di altissima caratura. Il lavoro che c’è dietro ad ogni singolo pezzo è difficile da immaginare. Si parte con i designer, per passare alla fase successiva dove quello che è stato abbozzato deve essere traslato al mondo reale.
«Da qui – prosegue Salvatore – si attiva un processo di industrializzazione e adeguamento delle macchine. Certificazioni e controlli che riguardano anche le materie prime. Ogni cambio, ogni singola variazione obbliga ad una certificazione dedicata, sicurezza e qualità non sono dettagli. Ad esempio il polistirolo bianco – conclude Salvatore – che troviamo all’interno del casco, obbliga ad una certificazione diversa dal comune polistirolo nero. Tanti step non banali, ma il risultato finale ci ripaga del lavoro fatto».
Con l'introduzione dello StormChaser, Abus ha completato la gamma di caschi ad alte prestazioni. Insieme all'AirBreaker e al GameChanger, questo nuovo casco è fra quelli utilizzati dal Team Movistar.
Il (primo) centenario dalla fondazione di Abus rappresenta un’occasione celebrativa straordinaria. Quale cosa migliore se non metterla in evidenza anche attraverso uno degli eventi ciclistici più iconici come il Giro d’Italia 2024?
«Con grande soddisfazione – ha dichiarato Charlie Hancock, Category Manager Mobile Security di Abus Italia – quest’anno Abus corre il Giro con ben tre squadre: il Team Movistar di Nairo Quintana, il Team Tudor con Alberto Dainese e Matteo Trentin, e il Team Alpecin Deceuninck con Nicola Conci, alla quarta partecipazione alla corsa rosa. Per Abus è un vero e proprio traguardo storico, la prima grande corsa a tappe nel corso della quale così tante squadre si affidano ai nostri prodotti. Ma cosa rende questo momento così significativo?
«La risposta è nel fatto che i nostri caschi alto di gamma, utilizzati da Tudor e Movistar, sono Made in Italy: una tangibile testimonianza del nostro impegno finalizzato all’eccellenza artigianale e alla qualità. E’ un’emozione vedere i nostri caschi e i nostri accessori in azione al Giro, sapendo che sono stati concepiti e realizzati con grande dedizione in Italia. Con il Team Alpecin Deceuninck siamo invece partner per quanto riguarda la sicurezza».
Le tre squadre che utilizzano prodotti Abus al Giro d’Italia 2024Alberto Dainese è in corsa con la Tudor Pro CyclingLe tre squadre che utilizzano prodotti Abus al Giro d’Italia 2024Alberto Dainese è in corsa con la Tudor Pro Cycling
100 anni di storia
Quest’anno Abus ha presentato la seconda generazione del celebre casco GameChanger, un vero e proprio concentrato di tecnologia e innovazione. Ogni dettaglio di questo casco aerodinamico è stato progettato con un solo scopo: garantire prestazioni di altissimo livello. Collaborando con atleti professionisti e producendo in Italia, i tecnici Abus hanno potuto mettere a punto un prodotto che soddisfa esigenze estremamente elevate.
Le esperienze acquisite nel ciclismo professionistico, frutto di collaborazioni strette con importanti realtà agonistiche e straordinari atleti, svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo e nell’innovazione dei caschi per il ciclismo. Attraverso sinergie con aziende leader nel settore, Abus ha canalizzato una vasta gamma di conoscenze, di abilità e di tecnologie avanzate per creare prodotti di serie di alta qualità. L’evoluzione del casco per il ciclismo non è solo una questione di protezione, ma anche di prestazioni ottimali e comfort. Grazie alla esperienza nel campo del ciclismo professionistico, Abus ha compreso le impegnative sfide e le esigenze degli atleti di livello mondiale. E questa consapevolezza ha consentito di progettare e produrre caschi che non solo rispettano gli standard di sicurezza più rigorosi, ma offrono anche un’elevata aerodinamicità, leggerezza e ventilazione.
Abus in occasione della corsa rosa festeggia i 100 anni di attivitàAbus in occasione della corsa rosa festeggia i 100 anni di attività
I feedback dei pro’
«Ogni singola fase del processo di sviluppo del prodotto – prosegue Hancock – è guidata da una ricerca approfondita e da un costante impegno verso l’eccellenza. Collaboriamo con esperti del settore, ingegneri e atleti professionisti per testare e perfezionare ogni singolo dettaglio del casco. A partire dalla forma del guscio esterno alla disposizione dei canali di ventilazione interni. Questo approccio orientato alla qualità ci consente di garantire che ogni casco sia un prodotto di serie di alta qualità, pronto a offrire prestazioni superiori.
«Inoltre, la nostra stretta collaborazione con atleti professionisti ci consente di mantenere un vantaggio competitivo nel settore. Osservando da vicino le esigenze degli atleti e raccogliendo feedback dettagliati sul campo, siamo in grado di identificare rapidamente le tendenze emergenti, adattando i nostri prodotti di conseguenza».
Matteo Trentin vinse la sua prima corsa da pro' a 23 anni al Tour de France. Poi altre due. Ora torna con la Tudor. Ma cos'è per lui la corsa francese?