Il giorno dopo la “grande fuga”, sul lettino dei massaggi al termine della tradizionale sgambata del giorno di riposo, Edoardo Zambanini ripensa a quel che ha fatto. Se glielo avessero detto prima di imbarcarsi alla volta della Spagna, per il suo primo grande giro che avrebbe raggiunto un podio di tappa non ci avrebbe creduto neanche un po’. Col passare delle ore quel terzo posto a Les Praeres ha un sapore sempre più dolce ed è stato capace di restituirgli un grande sorriso.
«Io di solito sono sempre un po’ negativo nell’approccio alle cose – ammette il 21enne della Bahrain Victorious – ma sono anche molto tenace quando mi trovo in ballo e su quella salita non volevo proprio mollare, poi con tutta quella gente, quel tifo, era come se volassi».
Che cosa significava pedalare in mezzo a quella folla?
E’ esaltante. Di gente ce n’era davvero tanta ma non solo nell’ultima salita, anche in quelle precedenti. Con un tifo simile senti molto meno la fatica, sei completamente avvolto da quelle urla d’incitamento. Io avevo già partecipato al Giro dei Paesi Baschi e mi ero accorto del calore popolare, ma non posso negare che quello che ho provato a Les Praeres non lo avevo mai provato prima.
Com’è nata questa azione?
Con i responsabili ne avevamo parlato, se capitava l’occasione potevo lanciarmi in fuga, ma come si è visto dall’inizio della Vuelta le fughe partono con difficoltà, ci vogliono almeno 40 minuti perché si sviluppi l’azione giusta. Quando ho visto che si è formato un gruppetto di 5-6 corridori e il gruppo stava per fermarsi e lasciarli andare mi sono lanciato. Sentivo le gambe che mi dicevano di lasciar perdere, non sembrava, la mia, una grande giornata, invece mi sono ritrovato dentro.
Che cosa ti dicevano dall’ammiraglia?
Innanzitutto di collaborare fino all’ultima salita e così abbiamo fatto tutti, poi di non rispondere a tutti gli attacchi. Appena imboccata l’ascesa ci hanno provato prima Van Baarle e Battistella, poi ancora l’olandese, poi Meintjes e io l’ho seguito, ma non volevo strafare, sono andato su col mio passo per evitare di andare in crisi. Era una salita dura, c’erano belle rampe, sentivo che da dietro il gruppo si stava avvicinando ma sentito dentro di me che si poteva ancora fare.
Dietro intanto stava arrivando Evenepoel come una furia…
Sì, sentivo che era sempre più vicino, ma mi hanno insegnato di non mollare mai, potevo comunque farcela a conquistare almeno il podio e così è stato.
Viste le caratteristiche della tappa, possiamo ora definirti uno scalatore?
Sicuramente in salita vado bene e aver tenuto su un’ascesa del genere significa che non mi trovo male sulle ascese lunghe, quelle che durano molti minuti. Questa poi era una tappa completa, 170 chilometri e passa con un dislivello di oltre 3.000 metri con salite brevi e lunghe. Resto però un corridore che predilige gli strappi secchi e che ama le fughe, quelle con gruppi ristretti dove posso mettere a frutto anche le mie doti di velocità, perché allo sprint non sono proprio fermo…
Risultati del genere confermano anche una tua certa predisposizione per le corse a tappe…
Effettivamente in squadra stanno cercando di farmi specializzare. Quest’anno ho fatto poche classiche d’un giorno, ad esempio la Strade Bianche che mi è piaciuta molto, ma ho corso soprattutto gare a tappe di lunghezze medie, anche di una settimana, proprio perché dicono che sono le più adatte a me. Sono però contento di essere alla Vuelta, non era nei miei programmi.
E come la stai vivendo?
Scoprendola ogni giorno. Non posso sapere quale sarà la mia resa nell’arco delle tre settimane, ne è passata solo una, diciamo che mi sto sperimentando, ma chi ha più esperienza di me mi garantisce che corse del genere ti cambiano da ogni punto di vista, come gamba, come motore, come mentalità…
In squadra come l’hanno presa?
Molto bene direi, Io ho solo 21 anni ed ero partito soprattutto per lavorare per gli altri, ma il fatto che mi sia ritagliato un mio spazio è molto piaciuto.
Come sta andando per la Bahrain Victorious?
Non male direi. Abbiamo fatto finora 3 terzi posti, ci manca solo la vittoria e poi Gino Mader è ancora in lizza per riuscire a risalire la classifica e entrare nella Top 10. Io sono pronto a dargli tutto l’aiuto necessario, ci aspettano due settimane intense.
E se capitasse un’altra occasione?
Potete star certi che non mi tiro indietro, mi sono troppo divertito a lottare per quella vittoria e chissà che non capiti un’altra possibilità nella quale potrei essere ancora più fortunato…