Viviani: la perla di Pedersen ad Amburgo vissuta dall’interno

25.08.2023
5 min
Salva

Elia Viviani era nel pieno della mischia di Amburgo – Bemer Cyclassics – quando Mads Pedersen è partito a 850 metri dal traguardo e ha fatto quel numero pazzesco, andando a vincere. Ma il veronese è anche in gara al Renewi Tour, nel Benelux. Il corridore della Ineos Grenadiers sembra aver trovato il miglior colpo di pedale della stagione (in apertura foto @gettysport).

Con il veneto ripercorriamo quel chilometro finale (che comunque potrete rivivere cliccando qui) e guardiamo anche avanti. Perché di obiettivi importanti Viviani ne ha ancora diversi per questa stagione. E anche per quella a venire.

Pedersen, vince ad Amburgo. Van Poppel (secondo) e Viviani (terzo e schiacciato sulla bici) lo riprendono sulla linea
Pedersen, vince ad Amburgo. Van Poppel (secondo) e Viviani (terzo e schiacciato sulla bici) lo riprendono sulla linea
Elia, ad Amburgo un tuo squillo importante, terzo, e un numero da manuale di Pedersen…

Sì, ho una buona condizione, ora bisogna aspettare la volata perfetta. Anche nella prima tappa del Renewi ho rimontato parecchio, avevo delle buone sensazioni, ma ero dietro.

Tu sei tecnico e hai l’occhio lungo: ripercorriamo gli ultimi 3.000 metri di Amburgo. Politt, McNulty e Lampaert davanti…

E noi dietro facevamo la guerra per la posizione anche se il gruppo non era grandissimo. E’ stato un finale concitato, come sempre in quella gara del resto. Io avevo Connor Swift che mi ha ben pilotato. Poi ai 2.500 metri ho visto i Bora-Hansgrohe che risalivano da dietro e mi sono messo dietro a loro. Tiravano, ma non proprio a tutta perché davanti comunque avevano Politt.

E c’è stata questa situazione “incerta” fino al chilometro finale?

Esatto, siamo arrivati al chilometro finale con un buon gap da parte dei fuggitivi. Ho pensato: «Se nessuno si muove, arrivano». Pedersen deve aver fatto questo stesso mio ragionamento… ed è andato. Alla fine veniva dalla sua “settimana santa”, aveva vinto tanto, non aveva nulla perdere e gli è riuscito questo “numeraccio”.

Eri a ruota di chi in quel momento?

Di Haller (della Bora, ndr) che tirava. Ho avuto l’istinto di partire, ma nel tempo in cui mi sono organizzato – sarà passato forse un secondo – Mads era già distante. Ricordo che ha affiancato me e Swift, e mi ha passato sulla sinistra, quindi all’interno della curva.

Vince: crono, classifiche generali, tappe in volata… Per Viviani, Pedersen sta vivendo la sua stagione migliore
Vince: crono, classifiche generali, tappe in volata… Per Viviani, Pedersen sta vivendo la sua stagione migliore
Il resto è storia. Pedersen spinge all’inverosimile e voi poi arrivate al doppio della velocità sul traguardo. Ma tardi.

Siamo arrivati al doppio della velocità sulla linea, ma visto dove erano quei tre e con dietro in testa la Bora che non tirava a tutta, l’unico modo per vincere era fare come ha fatto Pedersen.

Questo numeraccio, come lo hai chiamato tu, è paragonabile a qualche azione? Ti ricorda qualcuno?

A Cancellara che vinse la tappa al Tour in maglia gialla. Fabian aveva visto un buco e anziché rialzarsi ci si “buttò dentro”. Ma per fare certe azioni oltre all’istinto servono le gambe. Dopo l’arrivo ho fatto i complimenti a Mads. Gli ho detto che solo pochi corridori possono fare quello che ha fatto lui. Però serve una condizione che non ti faccia avere paura di perdere. Alla fine aveva vinto una tappa, la crono e la classifica finale del Danimarca il giorno prima. Si è fatto tre ore e mezzo di macchina per arrivare ad Amburgo… Se vinci così, puoi permetterti di fare tutto.

C’è anche una situazione psicofisica vantaggiosa.

Io dovevo portare a casa il risultato e quindi non me la sono sentita di prendere quel rischio, nonostante l’avessi letta bene. Nella sua situazione, non senti il mal di gambe se parti a 850 metri dall’arrivo, con davanti tre ottimi corridori, li riprendi e tiri dritto. Per me Pedersen sta vivendo l’anno migliore della sua carriera. Ha steccato il mondiale, o meglio, ha buttato il secondo posto, solo perché aveva sprecato tanto in precedenza. Ma se andiamo a vedere nelle classiche non è mai uscito dalla top cinque, ha vinto al Giro e al Tour.

Per te, tecnicamente quell’azione può essere paragonata a quella di un pistard o di una disciplina del parquet, magari il chilometro?

No, non c’è questo legame. C’è la lucidità di fare due conti in un secondo e andare. Perché poi il vero gesto atletico, la vera bellezza, non è stato tanto fare quel numero, ma pensarlo.

Elia ha chiamato in causa la vittoria di Cancellara a Compiegne al Tour del 2007, con Zabel che al colpo di reni lo riprende sull’arrivo
Elia ha chiamato in causa la vittoria di Cancellara a Compiegne al Tour del 2007, con Zabel che al colpo di reni lo riprende sull’arrivo
In quel momento, Elia, si guarda il potenziometro? Si spinge e basta?

Lui ha avuto il pregio di non guardare indietro. Ha preso quella decisione e l’ha portata avanti. Ha detto: «Tiro dritto e basta». Il suo riferimento all’inizio erano quei tre, poi la linea d’arrivo, dove ha trovato persino la forza di rialzarsi. Un numero da campione.

E a proposito di campioni. Tu come stai?

Io sto bene. Come sempre del resto dopo che passo da altura e pista. Dopo le Olimpiadi del 2021, stesso cammino, andai bene al Tour of Britain… e questo mi fa ben sperare per l’europeo, che in pratica è Drenthe, ma con il finale su uno strappetto. 

Come ti sembra questo Renewi Tour?

E’ il mondiale dei velocisti! Ma come ho detto all’inizio bisogna trovare la volata perfetta, la posizione giusta. E qui non sono messo male: ho Turner che mi guida bene e c’è Kwiatkowski, che ha un’esperienza formidabile ed è bravissimo nei finali. Da oggi in poi ci sono altre due possibilità. Vediamo di sfruttarle al meglio. 

Qual è il tuo programma?

Dovrei fare il Britain che è due settimane prima dell’europeo, altrimenti il piano B è il GP Plouay, che è più duro e misura 250 chilometri, ma è a tre settimane dall’appuntamento continentale. A quel punto potrei aggiungere qualche gara italiana. Finirò la stagione abbastanza presto e non osserverò uno stacco troppo lungo. Farò tre settimane anziché quattro, perché a fine gennaio, inizio febbraio ci sono gli europei su pista. Quindi a novembre e dicembre devi già spingere forte.