La valigia di Ciccone: computer, cuscino e tanti sogni

28.06.2023
5 min
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Che cosa c’è nella valigia di Giulio Ciccone, che ieri sera è partito per Bilbao e il terzo Tour della carriera? Per l’abruzzese fresco sposo e per i compagni della ex Trek-Segafredo, nella valigia c’è sicuramente un grande spazio vuoto. Le nuove maglie della Lidl-Trek hanno infatti viaggiato a bordo di un furgone, guidato da Stefano Devicenzi, del marketing Santini. Oggi è il giorno della presentazione ufficiale, che si svolgerà in un negozio Lidl di Bilbao.

«Conoscendo la mia paura per il volo – scherza Ciccone – ci sarei andato anche io in macchina fino ai Paesi Baschi. Comunque ormai si parte. Mi sono ripreso dal caldo del campionato italiano e da tutta la settimana. Sposarsi è stato bellissimo e anche un bell’impegno…».

Giulio e Annabruna si sono sposati il 21 giugno, quattro giorni prima del campionato italiano (foto Facebook)
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Che cosa non manca mai dalla valigia di Ciccone che parte per il Tour?

Come detto, il momento è un po’ particolare. Arriva il nuovo sponsor, quindi dobbiamo avere praticamente tutto. In realtà, non siamo i soli. Per tanti ci sono divise che cambiano colore, ormai il Tour è il momento dell’anno in cui ti ritrovi un’altra valigia con tutte le divise nuove. Per cui riceveremo presto tutto il kit da gara.

Cos’altro c’è nella valigia?

Il mio cuscino c’è sempre e anche il tappetino per fare stretching. E’ un cuscino in “memory”, lo uso tutti i giorni a casa e quando vado via, lo porto con me, per dormire sempre comodo. Penso che anche al Tour cambieremo i materassi ogni giorno, per cui almeno il sonno è al sicuro (ride, ndr).

Hai parlato del tappetino per fare stretching, si riesce a farlo ogni giorno?

Porto il tappetino, la pallina e il rullo, in modo da fare tutti gli esercizi. Capitano delle giornate in cui hai gli orari super tirati, sia dopo la tappa che la mattina prima del via. In quei giorni non riesci a fare niente di più. Però su 21 tappe, ce ne sono 15-16 in cui riesco a fare stretching.

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Per il resto cosa c’è in valigia?

Cose normalissime, abbigliamento da riposo e anche un completo non ufficiale per l’ultima sera a Parigi. Quello non può mancare.

Computer per vedere film?

Lo porto, ma non ho una serie che sto seguendo. Apro Netflix e scelgo quello che di volta in volta mi ispira. Ho iniziato a guardare la serie del Tour, credo di averne visti solo due episodi, dico la verità, poi ho smesso. Non perché non mi piacesse, ma solo perché sono iniziati i preparativi del matrimonio e mille altre cose, quindi non ho avuto più tempo.

Nella valigia hai messo anche dei buoni propositi?

La vittoria di tappa rimane sempre la ciliegina che mi manca. Sarebbe il proposito migliore. Poi c’è la maglia a pois, ma andrebbe bene anche… solo vincere una tappa, perché al Tour la concorrenza per la maglia a pois è altissima, per cui bisogna programmare dove prenderla, come difenderla. Non ho ancora studiato le tappe, il grosso si vedrà giorno per giorno. A prima vista non ce n’è una in particolare su cui ho puntato l’attenzione…

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Volendo sognare in grande, la prima tappa ha 3.000 metri di dislivello e assegna la maglia gialla.

Sicuramente è dura. Dovrebbe arrivare un gruppettino ristretto, ma non mi va di espormi e dire cose esagerate (sorride, ndr).

Arrivi al Tour con la forma che volevi?

Parto con una buona condizione, che però può ancora migliorare. Ci arrivo bene, ho dei bei margini nell’immediato e ancora degli anni buoni per fare grandi cose. Quest’anno abbiamo iniziato bene, siamo sulla strada giusta. Ho cambiato il modo di allenarmi, sia per qualità che per quantità. Sostanzialmente faccio molta più fatica, mi alleno di più. Ma non ho modificato solo la preparazione fisica, abbiamo messo mano anche nell’alimentazione. E’ tutto diverso.

Quale il ricordo più bello del matrimonio che ti porti in Francia, a parte la fede?

Sicuramente l’attesa, perché la sposina si è fatta aspettare più di mezz’ora, poi lo stupore quando l’ho vista entrare in chiesa.

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Che cosa dice adesso Annabruna, visto che le toccherà aspettarti per le prossime tre settimane?

Sa da un pezzo che lavoro e che vita faccio, conosce il mio programma ed è felice. E poi mi raggiungerà per il giorno di riposo.

Perché ti sei sposato a giugno e non a novembre o dicembre come fanno di solito i corridori?

Perché novembre per me è il mese più brutto dell’anno. Fa freddo, il cielo è grigio e brutto, mi mette tristezza. Invece io mi volevo sposare in un mese bello, felice, col sole, l’allegria e il mare meraviglioso. In realtà, il programma originale prevedeva che facessi il Giro e poi avrei staccato per preparare la Vuelta, quindi c’era tutto il tempo per il matrimonio. Invece il Giro non l’ho fatto e sono saltati fuori il Tour e prima il Delfinato e l’italiano. Insomma, ho avuto una piccola deviazione di percorso, ma niente che non abbia potuto gestire.