Umba il bimbo gentile, raccontato dai suoi compagni

02.08.2021
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Santiago Umba, ennesimo volto di un ciclismo professionistico sempre più giovane. Anzi, giovanissimo. Il colombiano dell’Androni Giocattoli-Sidermec non ha ancora 19 anni, li compirà a novembre. In Alsazia ha colto già la sua prima vittoria da pro’ e lo ha fatto su una salita che è un simbolo del ciclismo e tra l’altro molto cara a noi italiani: la Planche des Belles Filles. 

Ragazzo serio, educato (questa potrebbe essere la “parola d’ordine” di Umba) e chiaramente molto forte. Di lui ci parlano i suoi compagni. Coloro che lo vedono in gruppo e fuori.

Umba vince a la Planche des Belles Filles
Umba vince a la Planche des Belles Filles

Non solo scalatore

«Certe volte ti fa sembrare facili delle cose che facili non sono – dice il più esperto Alessandro Bisolti – Tu sei a tutta e lui a fianco a te “tira una sassata” e va via. Non sto qui a parlare di watt, numeri e valori, non spetta a me, ma per avere 18 anni corre davvero bene. Nei momenti decisivi c’è sempre. E poi sì, va forte in salita, ma è anche veloce. Su strappi e salite corte forse va anche più forte che sulle lunghe scalate. E questo va molto bene pensando al ciclismo moderno».

Bisolti lo vede in gruppo. Parla di un ragazzo che non ha paura a buttarsi dentro nella bagarre e non è poco alla sua età.

«Okay, il ciclismo è cambiato – a Livigno ho visto addirittura degli allievi fare altura – ma io quando avevo 18 anni ero a fare la corsa del campanile a Brescia e lui vince alla Planche. Ma quello che più mi piace di Umba è com’è fuori dalla bici – riprende Bisolti – In 12 anni di professionismo ne ho visti di corridori, ma Santiago ti porta a sputare l’anima per lui. Quando sono tornato a casa l’ho detto a mia moglie Sara: Umba è di una gentilezza e di un’educazione incredibili. Impossibile non aiutarlo al massimo. Nell’ultima tappa è caduto e noi lo abbiamo aspettato. Era tutto rotto e a fine tappa ci ha detto: scusatemi che vi ho fatto faticare. Oppure quando era in testa alla classifica: potete tirare? Non l’ho mai visto lamentarsi di nulla: delle trasferte troppo lunghe, della bici, del cibo che soprattutto quando vai in Francia non è mai super».

Bisolti (a destra) al fianco di Umba al Tour d’Alsace
Bisolti (a destra) al fianco di Umba al Tour d’Alsace

Giovane ma motivato

Con Bisolti, il più esperto dei compagni ci dilunghiamo. Alessandro ha l’occhio lungo. Il bresciano non è da molto all’Androni e non ha poi così confidenza con i sudamericani. Essendo stato alla Nippo-Fantini ha più dimestichezza con russi ed asiatici e allora ecco che l’unico paragone calzante è quello con Sosa.

«Santiago però è più completo: in pianura va più forte. Se mantiene queste caratteristiche fisiche e questo carattere potrà fare molto bene. E poi è un ragazzo che ascolta. Tu gli parli e vedi proprio che elabora ciò che gli stai dicendo. E lo mette in pratica.

«Ha una grande motivazione. Qualche sera fa si parlava dello stare lontano da casa. Io gli ho detto che non so se sarei in grado di stare tre mesi di seguito senza la famiglia, con moglie e bimbe. Lui mi ha risposto: ma a me, Alessandro, piace correre!».

Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles
Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles

Faccia da bimbo, gambe da campione

Un altro di coloro che più è stato vicino ad Umba in questa sua prima stagione europea è Simone Ravanelli. Anche Ravanelli parla di un ragazzo che ringrazia sempre, che è educato

«Umba è un colombiano atipico – spiega Simone – non è uno dei tipici sudamericani “pieni di vita”, ma è più tranquillo e introverso. La prima volta che l’ho visto è stata quest’inverno in ritiro ad Alassio. Mi ha colpito la sua faccia da bambino. Si vedeva che aveva 18 anni. Per esempio abbiamo in squadra anche Ponomar che ha 18 anni, ma lui è un uomo. Santi è un “bimbo”! Me ne parlarono Malucelli e Tagliani che lo avevano visto qualche settimana prima in quanto avevano corso con lui la Vuelta al Tachira. Mi avevano detto che pedalava bene, molto bene».

E’ molto interessante poi il giudizio tecnico di Ravanelli. E qui si scopre un Umba che deve ancora lavorare un po’ per quel che riguarda la tattica. Perché se è vero quel che dice Bisolti, cioè che non ha paura a buttarsi nella mischia, è anche vero che deve farlo meglio.

«Per me – dice Ravanelli – deve prendere un po’ più confidenza in gruppo. Per esempio, in Alsazia è caduto due volte nell’ultima tappa. E poi sta spesso dietro. E’ una questione anche di mentalità. Tu lo porti avanti, ma fa fatica a restarci. Era successo anche alla Coppi e Bartali che cadesse quando era nelle prime posizioni. Però di buono è che ascolta i consigli. E poi è sì giovane e con la faccia da bimbo, ma fisicamente è abbastanza maturo. Guardate le sue gambe: sono messe bene. E ha comunque margine di crescita. In più non ha eccessi. Fa la “vita giusta”, ma senza esagerare come per esempio nell’alimentazione».

Umba sui rulli in quota a Gressoney
Umba sui rulli in quota a Gressoney

Esplosività e sterrati

E di margini, di educazione e voglia di fare ci parlano anche Mattia Bais e il diesse Giovanni Ellena, con il quale Umba è in quota a Gressoney in questi giorni.

«Umba – dice Bais – è un ragazzo tranquillo. E’ simpatico ed amichevole. La cosa che mi ha colpito del suo profilo da ciclista è che è molto forte in salita, ma al tempo stesso è anche esplosivo. È ancora parecchio giovane ma sta già dimostrando tanto».

Chi sta lavorando per limare quei margini e per farlo crescere nel migliore dei modi è Giovanni Ellena, tecnico bravissimo e dalla sensibilità sopraffina. Giovanni lo sta seguendo in montagna. E a volte gli stimoli passano anche attraverso piccole “variazioni di programma”, magari facendo di necessità virtù. I ragazzi escono in allenamento. Fanno i loro chilometri, le loro uscite e poi per tornare in hotel devono prendere un impianto di risalita. Che però non li porta precisamente a destinazione. Con lo zaino in spalla e le scarpe da ginnastica risalgono il tratto finale… in bici.

«E’ un tratto ripidissimo – dice Ellena – l’hotel è a quota 2.450 metri. La funivia parte da 1.700 metri e arriva a quota 2.350. Quindi si fanno gli ultimi 100 metri di dislivello in bici su strada sterrata».