Corridori che si ammalano (l’ultimo della lista è stato Caleb Ewan) squadre da fare e rifare in continuazione, e gli stessi atleti che devono dribblare Covid e malanni vari. Non è facile gestirsi in questo ginepraio. Non è facile neanche se sei un esperto ed ottimista nato come Daniel Oss.
Il trentino del Team Total Energies sta affrontando la sua 14ª stagione da pro’. Di esperienza per fare discorsi importanti ne ha da vendere.
Daniel, come stai, a che punto sei della tua preparazione?
Per ora tutto bene. Nel senso che rispetto a tanti altri per me è filato tutto liscio, senza problemi di polmoni, influenze, stomaco scombussolato… Già da un po’ la forma è buona e io vedo sempre dei miglioramenti. Ogni anno li noto a dire il vero, però li vedo anche in tutti gli altri!
Si va forte eh…
Caspita! Il livello è davvero alto. Forse non si percepisce dalla tv, ma spero di sì. Prendiamo la tappa del Carpegna alla Tirreno: non è stata dura solo per la salita, ma è diventata impegnativa anche per andare in fuga. La prima salita è stata subito tosta. Bisognava recuperare tre minuti su Alaphilippe che, impazzito, è andato in fuga e ha fatto la corsa sin da subito. Capite che diventa difficile correre così. Però se sopravvivi migliori.
E sei sopravvissuto, in vista delle tue classiche…
Come detto, credo di essere in una buona condizione. In questa settimana ho recuperato un po’ e in teoria le classiche dovrebbero andare bene, spero.
Come ci si organizza in questo clima di incertezza? Tra chi sta male, chi c’è e non doveva esserci, Sagan che non arriva al massimo alla Classicissima…
Una cosa che ci ha insegnato il Covid è che bisogna interpretare più velocemente possibile le situazioni. È chiaro che Peter è un esempio di un qualcuno che si ammala più volte in questo caso. E’ l’imprevisto. Ogni giorno siamo costretti a cambiare e a rimetterci in gioco di nuovo. Anche avere questo tipo di motivazioni è il nostro lavoro. Ci proviamo. È difficile, non lo nascondiamo, ma è bello condividere con voi queste situazioni dietro le quinte. Ed è bello che voi lo capiate e che sia comunicato ai fans.
Daniel, hai detto che stai bene, non hai avuto problemi, Sagan non è al top: potresti essere tu il capitano della Total Energies?
Non penso. Dopo 14 anni da gregario, non mi invento capitano da un momento all’altro. Conosco i miei limiti, so le mie possibilità, so che sono una grandissima spalla e credo nei miei capitani. La Sanremo è una corsa che ho nel cuore e mi piacerebbe portare alla vittoria un mio capitano.
E se non fosse Peter, chi potrebbe essere il capitano?
Non diventa più tanto importante l’individuo. A questo punto l’importante è avere un uomo colorato così – mentre si pizzica la maglia con le dita – davanti. E lo dico col cuore. Per me sarebbe bello anche vedere Bodnar fare l’ultimo chilometro “a manetta” e vincere.
Parliamo sempre di livelli più alti. Le preparazioni sono migliorate. Sono cambiati anche gli allenamenti tra il fare la spalla, come dici tu, e fare il capitano?
In generale non credo cambino tanto. Sì, qualcosa può cambiare, ma sono veramente piccoli dettagli. Credo che la cosa che sia cambiata di più sia la tecnologia. E parlo proprio in termini di mezzi meccanici: ruote, telaio, abbigliamento. L’aerodinamica è diventata un focus, si è visto che fa tantissima differenza.
E in Specialized sono molto attenti a questi aspetti…
Lo abbiamo visto anche alla Parigi-Nizza, nella tappa che ha vinto Burgaudeau. Il nostro corridore è arrivato con 2” su un gruppo inferocito, dopo aver tenuto duro a lungo. Non stento a credere che sia stato anche grazie al mezzo che aveva. Negli anni Specialized ha sviluppato tantissimi aspetti. Sicuramente alla base della prestazione c’è un grande fisico, tutti ci alleniamo alla stessa maniera, ma allo stesso tempo tutti cerchiamo quel piccolo dettaglio che possa far fare la differenza e che magari ti fa vincere.
Siete al limite insomma?
Sì, questo è vero. Anche perché oggi non è che uno fa 800 chilometri al giorno e quindi va più forte. C’è un’estremizzazione nella vita dell’atleta, molti corridori sono proprio al limite. Sono tiratissimi, super magri, super concentrati. Con questo non voglio dire che una volta non si faceva, ma tutto è più spinto. E non si sa neanche se questo possa essere il limite. Magari va bene nel breve termine, ma nel lungo? Lo scopriremo fra qualche anno.