Tutto è nato da una recente intervista di Bauke Mollema su Cycling Weekly. Il corridore olandese della Trek Segafredo è andato giù pesante in merito alla gestione delle moto in corsa, affermando a chiare lettere che esse incidono fortemente sull’evoluzione di alcune corse.
«Nella seconda tappa della Volta a la Comunitat Valenciana – ha raccontato Mollema – la moto delle riprese televisive era neanche 5 metri davanti alla corsa nella fase finale, quella con arrivo in salita. Non c’era spazio per muoversi. La moto è un fattore che può cambiare le gare, può decidere se una fuga possa arrivare al traguardo o no, può influire sull’andatura del gruppo. E’ un aspetto troppo trascurato».
Noi abbiamo voluto andare più a fondo sulla questione chiamando in causa Paolo Longo Borghini, ex professionista che da molti anni lavora come regolatore per Rcs Sport. Rintracciato nel corso del Tour of Oman, Paolo non vuole replicare a Mollema, ma chiarire alcuni aspetti importanti legati alla sua professione: «La gestione del traffico interno di una corsa ciclistica è un argomento delicato e se devo essere sincero, di polemiche simili ce ne sono state sempre, da molto prima che iniziassi a correre, figurarsi da quando svolgo questo lavoro…».
Quanti sono i mezzi che siete chiamati a gestire?
Tanti. Intanto bisogna chiarire che alcuni sono direttamente gestiti dalla Giuria e sono quelli che curano direttamente la regolarità della corsa. Degli altri si occupa l’organizzazione: le moto per fotografi e tv sono solo una parte, ci sono poi i mezzi dei team e le nostre moto, chiamate a gestire il percorso in testa e in coda, costantemente in contatto radio. Quelli che stanno più a contatto con i corridori sono sicuramente quelli adibiti a foto e riprese televisive, marginalmente anche quella con la lavagna per i distacchi.
Mollema lamentava la distanza troppo ridotta delle moto con i corridori…
Come detto, di discorsi simili ne sento dalla notte dei tempi. E’ un po’ un gioco delle parti. Se sei in fuga sei portato a lamentarti delle moto che possono aiutare gli inseguitori, se sei dietro pensi che le moto davanti diano la scia a chi è in fuga… La distanza è senza dubbio un aspetto fondamentale, il pilota deve sempre mantenere uno spazio, certamente nel corso della gara può capitare qualche frangente dove questa distanza sia ridotta, ma se si tratta di brevi tratti, non incide sulla corsa.
Voi controllate che questa distanza venga rispettata?
E’ nostro dovere. Spesso in una corsa, soprattutto nei grandi Giri dove si lavora per tre settimane quasi ininterrotte, capita che i piloti vengano richiamati, sanzionati, si è arrivati anche alla loro esclusione dalla corsa per giornate di gara ed è ben chiaro come questo sia professionalmente un problema. Ma dirò di più: la recente normativa approvata dall’Uci ha previsto che la sanzione, anche la più estrema, coinvolga non solo il pilota, ma anche il fotografo o l’operatore Tv.
D’altronde per certi versi è anche giusto, il pilota è uno strumento a disposizione di chi deve seguire la gara…
Vero, ma non dobbiamo dimenticare un fatto: non è che in una corsa professionistica entri chiunque con la sua moto. Vengono fatti dei corsi specifici, molto qualificati, bisogna acquisire un permesso perché dal punto di vista legale la responsabilità è in primis di chi guida. Questo viene insegnato sia ai corsi Uci che a quelli della Federazione italiana. Poi, sia chiaro, è umano commettere errori, ne fanno tanti anche coloro che guidano le ammiraglie. Il nostro non è un lavoro semplice…
Nella sua intervista Mollema parla anche di recenti studi scientifici che hanno stabilito come la distanza ideale per le moto sia intorno ai 40 metri.
Di studi ne sono stati fatti tanti. Un particolare effetto sulla gara lo può avere la moto dell’operatore Tv che segue la corsa in piedi: è stato rilevato che il mezzo così congegniato sposta una notevole massa d’aria creando una scia che si estende per metri, in questo modo può influire su chi gli è dietro favorendo la sua azione. Per questo dico che una presenza ravvicinata può capitare, ma deve durare pochi secondi.
Il problema dal punto di vista regolamentare è stato affrontato?
Sì, l’Uci ad esempio ha recentemente cambiato le regole per le cronometro: un mezzo prima poteva avvicinarsi fino a 10 metri, ora deve stare almeno a 25 metri proprio per evitare eventuali scie, sempre in base a studi scientifici effettuati.
Il corridore olandese parla anche dell’eventuale adozione dei droni per le riprese, come avviene per altri sport come ad esempio lo sci alpino…
Tema delicato. Non si può fare un paragone con altre discipline sportive. Innanzitutto dobbiamo considerare che l’attuale legislazione vieta espressamente l’utilizzo dei droni in situazioni simili, per ragioni di sicurezza. Un eventuale guasto con conseguente caduta del drone su una massa di persone come un gruppo ciclistico avrebbe conseguenze devastanti, non stai seguendo un atleta solitario come nello sci.
Quindi sei contrario?
Non ho detto questo. Io sono sempre aperto all’adozione di nuove tecnologie. Sicuramente si arriverà ad avere mezzi talmente sicuri che potranno essere impiegati anche nel nostro campo, ma è ancora troppo presto. Oltretutto basti pensare che chi guida un drone dovrebbe giocoforza essere nella carovana al seguito della corsa, quindi sarebbe un mezzo in più. Io credo che il momento per la loro adozione arriverà, ma non ora.
Da quanto fai questo lavoro?
Sono in Rcs dal 2015. E’ un mestiere per molti versi affascinante, soprattutto per chi per anni è stato dall’altra parte della barricata. Tempo fa riguardavo le foto di un arrivo al Giro d’Italia anni Ottanta: vi rendete conto di quante moto e quanti mezzi c’erano intorno a un corridore? I passi in avanti in tal senso sono stati enormi e bisogna considerare che oggi le richieste per seguire una corsa sono molte di più. Per questo dico che le polemiche ci sono sempre state, ma non mi pare che i risultati cambino per colpa di una moto…