RENON – «Grazie per il complimento, ma sono magro come gli altri anni. Forse sembriamo più in forma del solito quando vinciamo». Tao Geoghegan Hart ha appena vinto anche la seconda tappa del Tour of the Alps e ci risponde col sorriso in conferenza stampa quando, fra le tante considerazioni, gli facciamo notare che appare più tirato che in passato.
La condizione psicofisica del 28enne della Ineos Grenadiers parla chiaro fin da inizio stagione. Finora ha disputato solo gare a tappe ottenendo risultati e prestazioni importanti. Terzo nella generale alla Valenciana con una vittoria, sesto alla Ruta del Sol ed ancora terzo alla Tirreno-Adriatico con due podi parziali. Ora due successi su due al Tour of the Alps, diventata ormai la sua corsa in cui ha percentuali da cecchino. Sette frazioni disputate (su due partecipazioni) e quattro vittorie. Anche per questo Tao è decisamente sereno e di buon umore davanti a penne e taccuini nel post-gara.
Ieri e oggi
L’arrivo a Renon sulla pista esterna di pattinaggio della Ritten Arena, al termine di una salita spezzata in tre tronconi, è un affare a nove uomini. Tao bissa il sigillo di ieri rafforzando la maglia verde di leader grazie al solito “lavorone” della sua Ineos, anche se dopo la linea sembra contrariato per qualcosa.
«Le difficoltà tra ieri e oggi – spiega subito il vincitore del Giro d’Italia del 2020 – sono state simili. I miei compagni mi hanno aiutato a controllare la corsa, senza far prendere troppo spazio alla fuga. Sono orgoglioso di loro. D’altronde come non potrei esserlo, basta guardare chi sono i nomi. Al mio servizio, per esempio, c’è uno che ha vinto il Tour de France (riferendosi a Geraint Thomas, ndr), poi altri ragazzi che hanno vinto tanto in carriera, compreso De Plus che per me è il miglior gregario in salita. Siamo la squadra più forte ».
«Appena tagliato il traguardo – confessa Geoghegan Hart – non ero arrabbiato né con Haig (secondo al traguardo, ndr) né con nessun altro. Diciamo che gli ultimi 300 metri non mi hanno entusiasmato. Gall (austriaco della Ag2R Citroen, ndr) è caduto in curva prima che entrassimo nell’arena e mi sono un po’ spaventato. Mi è dispiaciuto perché non voglio che nessuno cada o si faccia male. Sappiamo quanto una caduta o una curva talvolta possano cambiare tutto. Mi piace tanto il Tour of the Alps e mi piace tanto la sua organizzazione ma forse questo finale non è stato il top. In ogni caso non vogliamo che sia questo episodio a sporcare una giornata perfetta».
Vista sul Giro
Appena entra in sala stampa, Tao guarda fuori dalla finestra il panorama dell’altopiano di Renon e del Massiccio dello Sciliar. Queste montagne gli piacciono proprio, ha un legame forte col Trentino-Alto Adige ma all’orizzonte c’è il Giro d’Italia, il suo obiettivo.
«Dopo il Tour of the Alps – racconta – farò qualche giorno di riposo, poi riprenderò il programma di allenamenti in vista del Giro. Adesso mi sento bene e in questi due giorni sono stato attento a non spingere a fondo. Sono stato paziente nel gestire gli ultimi chilometri e se farò altrettanto al Giro, allora credo che potrò fare molto bene. Il primo step sarà quello di passare indenne le prime dieci tappe, tra i vari eventuali problemi che possono capitare in una gara del genere. Troppo avanti di condizione? No, non direi. Stavo bene alla Tirreno come adesso, non vedo perché non dovrei stare bene anche fra un mese e per tutto maggio».
«Ogni gara ha la propria difficoltà – prosegue Geoghegan Hart – e noi dobbiamo essere bravi ad adattarci. Nel ciclismo moderno le corse si aprono molto prima e possono cambiare più in fretta. Adesso penso ai prossimi giorni del Tour of the Alps che non saranno semplici poi guarderò alle tappe del Giro. Preferisco studiarle più sotto data perché quando l’ho fatto con anticipo le mie aspettative sono state disattese. Ad esempio ieri su Facetime la mia fidanzata mi ha chiesto come fosse la tappa di oggi ed io le ho risposto che non era troppo impegnativa. Invece sono stato smentito, ma anche sorpreso.
«Amo il vostro Paese – conclude Tao abbozzando un italiano molto basico ma abbastanza comprensibile – perché c’è una grande cultura ciclistica. Per me Italia e ciclismo è sempre stato un binomio stretto. Il ciclismo è uno sport che regala grandi emozioni e corro sempre con l’idea di proteggere la storia di questo sport. E poi, se non lo sapete, ho una zia di Pinzolo… quindi per uno nato a Londra, potete immaginare cosa rappresentino per me questi paesaggi di montagna».