Poche ore e scatterà il Giro d’Italia numero 106. C’è grande adrenalina per lo scontro fra Remco Evenepoel e Primoz Rogic, ma ciò che bolle in pentola è molto di più. C’è anche uno scontro fra squadre. Una sfida che si estende anche a chi punta alle tappe.
Con Claudio Cozzi abbiamo passato in rassegna i team della corsa rosa. L’occhio di un tecnico esterno è quel che ci vuole per questa analisi. Cozzi, infatti da questa stagione è sull’ammiraglia della Tudor, e per la prima volta dopo 20 anni non è al via del Giro. Ma la speranza è che ci torni presto…
Sfide ai piani alti
Si parte dalle squadre che si giocano la classifica generale. La Jumbo-Visma, senza Foss e Gesink, è innegabile che perda qualcosa. Foss è campione iridato a cronometro e va fortissimo anche in salita. E Gesink è uno scalatore esperto che conosce molto bene il Giro. Di certo sono pedine molto importanti che Roglic non ha più.
«La squadra più forte a livello di qualità di corridori – dice Cozzi – sarebbe stata di gran lunga la Jumbo-Visma con quelle due pedine. Lo sono ancora, ma un po’ meno. Hanno inserito Dennis e Oomen, forse perdono qualcosa in salita ma guadagnano un filo sui percorsi misti.
«Anche la UAE Emirates ha una buona squadra. Loro hanno Almeida e lui davvero potrà essere il terzo incomodo. Un vero outsider, anche perché va abbastanza bene a crono. Sono ben attrezzati per la salita. Hanno Formolo, Vine, McNulty e Ulissi. Diego è ideale anche per qualche arrivo più esplosivo, tipo quello di Melfi. No, non sono messi male».
«La Jumbo-Visma è forte come detto, così come la Ineos-Grenadiers e la Soudal-Quick Step: queste sono le più equilibrate. Anche la Bora-Hansgrohe nel complesso ha una buona squadra, ma la vedo un pelino sotto. Vlasov è bravo e può stare tra i primi cinque, ma ho qualche punto di domanda sulla sua tenuta».
Tattiche al risparmio?
«In generale vedo squadre abbastanza equilibrate e credo che alla fine la differenza la faranno i capitani. Vedete nel ciclismo moderno che differenze fanno certi corridori? I Pogacar, i Vingegaard, gli Evenepoel, i Roglic… questi fanno un’altro ciclismo. Sono di un’altra categoria, specialmente in salita. Forse in questo Giro non ci saranno delle sgasate come quando c’è Pogacar, ma il livello è molto buono».
«Nelle prime nove tappe, dalla prima alla seconda cronometro, ce ne sono almeno tre impegnative nel mezzo e non è poco. Va da sé che la squadra per gli uomini di classifica è molto importante. Le energie vanno ben ponderate. E c’è poi un’altra variante alla quale bisogna stare attenti ed è il Covid – come abbiamo visto – che è ancora attivo».
«Il modo di correre delle squadre sta un po cambiando. Io non penso, ma magari mi sbaglio, che la Jumbo vada a prendere il controllo della corsa già dall’inizio, come fa di solito con quelle velocità folli. Penso per esempio alla Milano-Sanremo: normalmente alla fuga si lasciano 8-9 minuti, quest’anno hanno cominciato a tirare quando ne avevano solo 3. Loro hanno questo potenziale, ma non rischieranno di finire la squadra per chiudere su tutti. Tutte quelle tirate pesano sull’economia di una corsa di tre settimane».
«Anche per questo spero che arrivino le fughe come due anni fa. In quel Giro arrivarono perché di base dopo la prima settimana, col percorso che c’era, erano andati via tutti i velocisti e non c’erano squadre che controllavano».
Per le volate…
C’è poi la sfida per chi va a caccia di tappe e qui forse ci sono un paio di team che partono davvero ben attrezzati. Ci vengono in mente la EF Education-EasyPost, con tante pedine di qualità, e la Trek-Segafredo, tutta per Pedersen che potrà fare sia le volate di gruppo che quelle a plotone ridotto.
«In effetti – dice Cozzi – Magnus Cort (della EF, ndr) ha molte possibilità. Al Romandia per esempio era l’ultimo dei velocisti a staccarsi. Mollava solo quando la Ineos spingeva davvero forte, ma gli altri velocisti erano tutti dietro da un pezzo.
«E in tal senso ho visto bene anche Gaviria e la sua Movistar. Poi c’è Cavendish. Sempre al Romandia si è fermato dopo due tappe, però ho parlato con lui – eravamo in albergo assieme – e mi ha detto che non erano male le sue sensazioni.
«La DSM ha Dainese. Lui mi piace tanto. E’ uno velocissimo e che rimonta da dietro. E anche Groves della Alpecin-Deceuninck può fare gli sprint. Ma loro con la squadra che hanno, vedi Oldani, possono puntare anche ad altre frazioni».
«Bene anche la Intermarché-Wanty. Può andare a caccia di tappe sia con Bonifazio che è veloce e l’ho visto tenere bene in salita, sia con Rota. Non so perché non abbiano portato Meintjes e Goossens, sono due ottimi corridori per la montagna. Ma Valerio (Piva, ndr) è bravo, li fa correre bene. E vedrete che una tappa la vincerà».
Il favorito è…
Infine, a Cozzi chiediamo un commento sui ragazzi della sua ex squadra, la Israel-PremierTech, e un pronostico sul re del Giro 2023.
«Per quanto riguarda la Israel – dice il diesse – Simon Clark, sarà un cacciatore di tappe, dipende che lavoro dovrà fare ma lui è bravo per certe cose. E poi Riccitello non è male: ragazzo giovane, ottimo scalatore. Sono sicuro che nel futuro emergerà, non so se già quest’anno in qualche tappa di salita potrà essere davanti. E poi c’è Pozzovivo che vedo tra i primi dieci… come al solito»
«Per il Giro, invece, sarei contento se vincesse Evenepoel. Lui è un attaccante, un cowboy! Però io penso che sarà ancora una sfida fra Jumbo e Ineos. Sono squadre esperte, solide. Senza contare che Matteo (Tosatto, ndr) è sveglio.
«Ma questo vale anche per Bramati (della Soudal, ndr). Non perché sono miei amici, ma loro due sono due top player».