Sole che va e che viene. Le colline senesi si accedono e si spegnono. Corridori che passano e primo brulicare di ammiraglie. E’ la ricognizione. L’avvicinarsi della Strade Bianche fa vivere improvvisamente questi angoli di Toscana dove di solito c’è ben altra tranquillità.
I team, molti dei quali composti da corridori che ieri erano al Trofeo Laigueglia, ne approfittano per la ricognizione. «Il ciclismo è cambiato – ci dice Davide Bramati diesse della Quick Step- Alphavinyl – ormai la maggior parte fa la “recon” il giovedì e non il venerdì».
L’altimetria della gara maschile di dopodomani: 184 chilometri e oltre 3.000 metri di dislivello. In tutto 63 chilometri di sterrato L’organizzazione ha riempito le buche maggiori dei settori con del ghiaino compatto
Ricognizione al giovedì
Uno dei motivi che probabilmente ha spinto a fare la prova oggi è il meteo. Domattina infatti c’è una certa probabilità di pioggia. Quindi meglio driblare uno scroscione d’acqua poco piacevole e per di più neanche influente ai fini della gara, che invece dovrebbe essere asciutta.
Però Brama ha ragione. Ormai è così: meglio avere un giorno di riposo in più nelle gambe. Meglio passare una vigilia tranquilla. Specie per chi punta alla vittoria come il campione del mondo Alaphilippe.
E sulle orme del team di Lefevere anche altre squadre hanno scelto di provare all’antivigilia. Jumbo-Visma, Lotto Soudal, Bora Hansgrohe, UAE Team Emirates, Ineos-Grenadiers, quelle che abbiamo incontrato noi. Mentre la Trek-Segafredo dovrebbe andare domani. Di sicuro domattina andranno le donne.
Quick Step da lontano
Molti hanno scelto di partire dai meno 90-100 chilometri. Uno dei vantaggi della ricognizione al giovedì è che si può provare una porzione maggiore di percorso.
La Quick Step–Alphavinyl per esempio ha scelto di provare solo i settori più lunghi e per questo è partita abbastanza indietro, in zona Torrenieri per intenderci, vale a dire poco prima del settore più lungo, quello di Lucignano d’Asso. E infatti, dopo Monte Sante Marie, Alaphilippe e compagni sono scesi “in pianura” e hanno ripreso la strada dell’hotel.
Altri invece, dopo Monte Sante Marie, hanno tirato dritto anche per scoprire gli ultimi tre settori: Monteaperti, Colle Pinzuto e Le Tolfe.
Bramati e Alaphilippe si scambiano idee mentre il meccanico controlla le gomme dell’iridato Anche in ricognizione tanto calore per Alaphilippe. Un appassionato lo atteso per farsi firmare un poster
Bramati e Alaphilippe si scambiano idee mentre il meccanico controlla le gomme dell’iridato Anche in ricognizione tanto calore per Alaphilippe. Un appassionato lo atteso per farsi firmare un poster
Occhio alle ruote
Una ricognizione fatta principalmente per il “reparto ruote”. Tutti tubeless per i Quick Step. Alaphilippe non aveva ancora trovato la pressione giusta, tanto che proprio all’uscita di Monte Sante Marie l’ha fatta ritoccare al meccanico. Probabilmente l’ha fatta abbassare un po’ visto che si è “lamentato” dell’aderenza.
Il francese ci tiene molto a questa gara. L’ha vinta nel 2019 e lo scorso anno fu secondo alle spalle di Van der Poel. E’ dato in ottima condizione. E quando “Loulou” punta ed è in condizione raramente sbaglia: Leuven (e non solo) insegna.
Per tutti loro ruote a “basso” profilo: le 33 millimetri Alpinist di Roval, marchio di Specialized.
Ma tutto sommato il clan era tranquillo, anche perché a vigilare su di loro c’era Giampaolo Mondini, il responsabile dei team proprio del brand americano. Di certo ne avranno parlato a bocce ferme anche a fine ricognizione.
Rapporti: si cerca il 32
E qualche dubbio regnava anche in casa UAE Team Emirates. Soler ha detto al meccanico che la pressione di 5,2 bar all’anteriore andava bene per lo sterrato, ma non per l’asfalto. Così sgonfia, infatti, la ruota saltellava un po’.
Il meccanico della UAE passava con la pompa da una bici all’altra per controllare la pressione appunto. Chiedeva ai ragazzi se andava bene. E intanto annotava i dati su un quaderno. Non solo, ma chiedeva anche dei rapporti.
«Ma lasciate questi rapporti?», domanda Covi: «Io vorrei il 32». «Sì, meglio. Il 32 va bene anche per eventuali ripartenze da fermi», gli risponde il diesse Manuele Mori.
Mentre parlano notiamo che Covi e Ulissi hanno fatto una scelta diversa. Ruote basse per Diego, ruote alte per Covi. Mentre le pressioni, a parte qualche ritocco in base al peso, dovrebbero essere per tutti le stese: 5-5,2 bar all’anteriore e 5,5-5,7 bar al posteriore.
Scelte diverse: Campagnolo Bora Ultra WTO da 45 mm per Covi e Bora One da 35 mm per Ulissi Manuele Mori spiega alcuni dettagli tattici ai suoi ragazzi
Scelte diverse: Campagnolo Bora Ultra WTO da 45 mm per Covi e Bora One da 35 mm per Ulissi Manuele Mori spiega alcuni dettagli tattici ai suoi ragazzi
Tattica e percorso
Ma la ricognizione serve anche per memorizzare i tratti, per visionare i possibili scenari di corsa. Una corsa sempre mossa, in cui ci si concentra molto sugli undici settori di sterrato chiaramente, ma che non va sottovalutata per il suo dislivello di 3.100 metri.
«Vedete – spiegavano i diesse della UAE ai ragazzi – qui (la vetta di Monte Sante Marie, ndr) si esce sempre “spaccati”. Di solito ci sono due gruppi. Se si è in uno di questi due drappelli va bene, altrimenti la corsa è finita».
«Perché quanto manca da qui?», chiede ancora Covi mentre sgranocchia una barretta. «Mancano 42 chilometri», gli risponde Mori. «Se non vi sentite un granché meglio anticipare, come fece Formolo qualche tempo fa», continua il direttore sportivo.
«E gli altri tratti come sono?», continua Covi. «Sono più brevi, ma con degli strappi duri», gli ribatte Ulissi, che è lì al suo fianco, ben più coperto del giovane compagno.
Passo lento e solitario per Carlos Rodriguez. Lo spagnolo è all’esordio nella Strade Bianche Sergio Higuita e Ben Zwiehoff attendono i compagni della Bora Hansgrohe
Passo lento e solitario per Carlos Rodriguez. Lo spagnolo è all’esordio nella Strade Bianche Sergio Higuita e Ben Zwiehoff attendono i compagni della Bora Hansgrohe
Rodriguez solitario
Le squadre si radunano quasi sempre all’uscita degli sterrati. I corridori parlano, si confrontano tra di loro e con i meccanici e soprattutto si aspettano. E sì, perché ci sono delle belle differenze di approccio alla ricognizione.
Ognuno interpreta i tratti come meglio crede: studiare linee e “sentire la guida” andando forte, oppure osservare bene la strada e i suoi trabocchetti. Si cerca poi qualche punto di riferimento da memorizzare in caso di crisi o di attacco.
E in questa interpretazione molto influisce quanto si è fatto il giorno prima.
Laengen e Soler ieri non hanno corso a Laigueglia e infatti sono arrivati in cima con una buona manciata di minuti di vantaggio su Covi e Ulissi, che invece sono stati protagonisti nella corsa ligure.
Idem Carlos Rodriguez. Lui lo abbiamo “pizzicato” in un tratto di collegamento su asfalto, totalmente abbandonato dai compagni (ma con l’ammiraglia al seguito). Anche lo spagnolo ha corso a Laigueglia. Andava pianissimo, ma non conoscendo il percorso lo ha voluto provare tutto.