Sobrero: «Non vedo l’ora di tornare (veramente) in gruppo»

12.06.2025
4 min
Salva

Matteo Sobrero stava viaggiando su un treno con destinazione Svizzera. E’ questa la Nazione che ha visto e che vedrà riprendere la sua stagione agonistica: il Tour de Romandie a maggio, adesso il GP Aargau e soprattutto il Tour de Suisse.


L’alfiere della Red Bull-BORA non si era visto per un po’, quando a metà marzo è caduto in allenamento, riportando una commozione celebrale e la frattura dello zigomo, tanto che è stato trasportato in ospedale con l’elisoccorso. Poi finalmente è riapparso al Romandia, anche se per lui ci sono state solo quattro tappe. Ma l’importante era esserci. E adesso? Adesso è lui che ci spiega come stanno le cose…

Sobrero (Classe 1997) quest’anno ha messo nel sacco solo 17 giorni di gara. Per questo ha una grande voglia di rivincita
Sobrero (Classe 1997) quest’anno ha messo nel sacco solo 17 giorni di gara. Per questo ha una grande voglia di rivincita
Matteo, si ricomincia insomma?

Si ricomincia. Avevo ripreso al Romandia ma è già passato un po’. Poi il ritiro in quota a Sierra Nevada e ora ho proprio voglia di ributtarmi nel gruppo.

Come è andata con quella caduta?

Adesso tutto bene e ormai è un capitolo chiuso. Mi sento meglio. E’ stato un brutto incidente, ma anche la squadra è stata molto vicina nel recupero e mi ha dato tempo per il rientro. E infatti sono cambiati i piani.

E quali erano?

Dovevo fare le Ardenne, il Giro d’Italia e prima la Sanremo. E ora vedremo se farò il Tour de France o la Vuelta.

Che poi, da quel che abbiamo saputo, hai avuto problemi anche di equilibrio?

Di equilibrio e non solo. Ho avuto una commozione cerebrale pesante. Facevo persino fatica a guardare il telefono, dovevo stare al chiuso, al buio. Non sopportavo la gente o la confusione. Ho iniziato con i rulli, ma solo dopo 15 giorni di fermo assoluto. Poi, dopo un’ulteriore settimana, ho ripreso su strada. E’ stato un vivere alla giornata. Di positivo c’è che almeno ho passato parecchio tempo a casa.

Sobrero ha iniziato a lavorare con Roglic dall’anno scorso. Chissà se sarà al Tour con lo sloveno
Sobrero ha iniziato a lavorare con Roglic dall’anno scorso. Chissà se sarà al Tour con lo sloveno
E come è andata al Romandia?

Ho fatto una grande fatica. Ho fatto fatica proprio a tornare in gruppo. Tante cose che erano normali, normali non lo erano più. Mi richiedevano una certa concentrazione. E’ stata una cosa strana.

Quando hai sentito davvero di aver fatto uno step in avanti?

Dopo due mesi dall’incidente ho iniziato a sentirmi come prima e mi sono detto: ci siamo. In bici facevo quello che volevo e da lì ho ricostruito la condizione fisica. Poi l’altura con la squadra, riprendere quella routine mi ha aiutato tantissimo. E mi ha dato modo anche di non pensarci troppo.

E ora a correre finalmente! Come affronti questo Giro di Svizzera?

Diciamo che è importante questo blocco: GP Aargau e Tour de Suisse. Il capitano sarà Vlasov, magari io avrò qualche possibilità in qualche tappa, visto che di ondulate ce ne sono diverse. Tappe ideali per fughe e attacchi.

E gli italiani?

Stavo per dire infatti che dopo la Svizzera per me ci saranno i campionati italiani: sia a crono che su strada. E lì, in quei giorni, saprò se farò il Tour o la Vuelta. In entrambi i casi dirò okay. E lo farò con un sorriso sincero.

Perché?

Perché il Tour è il Tour, ma anche la Vuelta quest’anno non è cosa da poco per me. Passa da dove sono cresciuto, Alba, e quindi ci tengo parecchio. Per entrambe le corse la motivazione non manca, mettiamola così!

Il piemontese è un abile cronoman e agli italiani spera di fare benissimo in questa specialità, che lo ha visto persino vestire il tricolore nel 2021
Il piemontese è un abile cronoman e agli italiani spera di fare benissimo in questa specialità, che lo ha visto persino vestire il tricolore nel 2021
Che ci dici dei tuoi compagni al Giro?

Eh, il Giro l’ho seguito. Mi è dispiaciuto per Primoz. So che ora sta facendo l’altura, ma per conto suo: è a Tignes. E’ davvero tanto che non lo vedo, dal Teide. E dire che invece dovevamo fare parecchie gare insieme, ma poi è andata come è andata. Tra quelli che mi hanno colpito chiaramente c’è Giulio.

Pellizzari, ovviamente…

Avevo detto subito che sarebbe esploso. Lo avevo già detto a tanti che avrebbe fatto vedere qualcosa di buono molto presto perché lo vedevo in allenamento. E sono davvero contento per lui, perché oltre al corridore è davvero un ragazzo bravissimo. Solare, attento… E’ bello lavorare con lui.

A proposito di compagni, chi c’era con te a Sierra Nevada?

Eravamo in otto in tutto: Vlasov, Lipowitz, Pithie, Fisher-Black, Adrià, Fisher-Black… Un bel gruppo, lavorato bene.

Chiudiamo con un po’ di progetti e speranze, Matteo. Prima hai detto che in questo Tour de Suisse ci sono diverse tappe ondulate. Ne hai già segnata qualcuna di rosso? O non si dice nulla per scaramanzia?

No, no… Guarderò il da farsi giorno per giorno. Poi consideriamo anche che dopo l’altura è sempre un po’ un enigma. Curiamo prima di tutto Vlasov e poi ogni giorno sarà diverso. Io non dico niente, non so a che percentuale di forma sono. Prima corro e poi saprò giudicare. Diciamo però che sto bene…