«Avrei puntato alla classifica anche qui, ma ieri ho commesso un grosso errore e sono andato in crisi così ho perso terreno ed è già tanto che sono riuscito a chiudere la tappa col gruppo dei velocisti. Vediamo ora quel che si può fare…». Venerdì sera, la voce di Kyrylo Tsarenko dalla Slovenia sembra un po’ giù di corda al telefono, ma riparlare di questa sua sfolgorante prima parte di stagione gli dà nuova verve. Il giorno dopo l’ucraino della Solution Tech-Vini Fantini, 24 anni, è un’altra persona e infatti porta a casa un’altra vittoria, in solitudine, che sicuramente catalizzerà su di sé le attenzioni di qualche grosso team.
Un 2025 superiore alle aspettative
Ormai Tsarenko possiamo considerarlo un italiano acquisito, visto che da molti anni risiede in Emilia e ha anche acquisito un po’ di cadenza locale. Il suo 2025 è stato finora davvero ricco, con 4 vittorie e non si può davvero dire che siano successi di poco conto considerando che si è aggiudicato prove del circuito Pro, quello immediatamente inferiore al WorldTour.
«Non posso proprio lamentarmi – spiega – di come siano andate le cose finora. Sono rimasto sorpreso anch’io dal mio rendimento così elevato, non mi aspettavo di fare così tanti risultati di peso. Soprattutto in Cina, al Tour of Hainan, ho sentito che andavo davvero forte e infatti, dopo aver vinto la terza tappa, abbiamo corso per portare a casa il trofeo finale».
L’ucraino è uomo da classifica
Quella vittoria gli ha dato una nuova consapevolezza: «Ora so che posso far bene anche nelle corse a tappe, per questo mi dispiaceva quel che è successo in Slovenia, perché senza quel disastro alla seconda tappa potevo anche giocarmela. Tutti dicevano che la corsa slovena era troppo dura ma non è così, è abbordabile. Con la condizione adatta posso essere competitivo anche in prove del genere».
La sua vittoria più importante di quest’anno? «Sicuramente quella in Cina, con tutto il rispetto per le altre proprio perché mi ha dato una nuova consapevolezza. Lì non credevo che sarei stato così competitivo al punto di poter vincere la classifica finale, oltretutto era una gara con una buona partecipazione, anche se non era certo una corsa da WorldTour».
Al De Gasperi, rivincita sul passato
Prima di partire per la Slovenia, il corridore del Team Solution Tech-Vini Fantini aveva portato a casa il Trofeo Alcide De Gasperi mettendo la sua firma anche nel calendario italiano: «Potrà sembrare strano ma a quella gara tenevo particolarmente. L’avevo già affrontata due anni fa e quell’ottavo posto mi era rimasto un po’ sul gozzo. Volevo vedere quant’ero migliorato in questo frattempo e la dimostrazione c’è stata.
«Lì ho avuto un grande supporto da Lorenzo Quartucci, trovandoci insieme nel gruppetto di testa di una quindicina di corridori mi ha permesso di attaccare nel finale rompendo i cambi degli inseguitori, permettendomi di arrivare al traguardo senza il timore di essere ripreso. Ora ho una nuova consapevolezza, posso anche inventare azioni per scompaginare la corsa».
Un grande team all’orizzonte?
Tutte queste prove hanno messo il suo nome tra i più citati in sede di ciclomercato: «Io non me ne voglio preoccupare, c’è il mio procuratore che ci pensa, ma so che molti team si stanno interessando e cominciano a contattarlo. Io devo solamente continuare su questa strada, fare il mio lavoro e attendere notizie. Ho 24 anni, il salto di qualità c’è stato, è il momento giusto per il grande salto».
Il che significa che forse dovrà anche lasciare il nostro Paese: «E questo mi dispiacerebbe molto perché in Italia sto davvero bene, ormai è la mia seconda casa, poi mi piacciono molto le corse italiane, mi ispirano. Molti criticano queste prove, quelle non inserite nel massimo circuito professionistico, pensano non siano di elevato livello, ma non è così. A mio avviso sono tutte belle corse, da vivere».
I punti, responsabilità di tutti
Torniamo allo Slovenia, gara di livello più elevato di altre se non altro perché per alcuni è già un test verso il Tour de France: «Effettivamente la partecipazione è più di qualità rispetto alle altre e per questo averci messo la firma ha un valore diverso. Però non è che sminuisca le precedenti, anzi: se guardate bene le startlist, in fin dei conti anche una Coppi e Bartali non ha nulla da invidiare. Cambia magari il livello dei velocisti, in Slovenia c’era gente come Groenewegen, ma per il resto eravamo lì…».
Le sue vittorie hanno dato nuovo respiro al team nella famelica corsa ai punti per il ranking: «Questo mi fa particolarmente piacere perché tutti noi sentiamo questo peso, questa esigenza. La squadra ha bisogno di punti per restare al livello Professional e poter contribuire al raggiungimento del traguardo è importante. Ora però non voglio fermarmi, arrivano prove come il Giro dell’Appennino e la gara svizzera di Gippingen che sono nelle mie corde. Io voglio far bene soprattutto in quelle corse che esaltano le mie caratteristiche. Per lanciare ulteriori segnali…».