«Kyrylo Tsarenko? Te lo definisco in due parole: se ti scappa anche solo di 50 metri, non lo prendi più…». Giancarlo Raimondi, diesse della Gallina Ecotek Lucchini, quando parla del suo gioiello ucraino lascia sempre trasparire un velo particolare nella sua voce, fatto di dolcezza.
«Non mi posso dimenticare quando arrivò l’anno scorso. Non sapeva una parola d’italiano ed era davvero difficile riuscire a comunicare con lui, ma entrò subito nei nostri cuori, ben prima che dalle sue parti scoppiasse la guerra».
Un anno, quante cose sono cambiate per il giovanissimo Kyrylo, salito alla ribalta perché da un mese, nel mondo degli under 23, sta collezionando una straordinaria serie di grandi risultati e di vittorie, come quella alla Coppa San Sabino, gara di Canosa di Puglia, ritrovo al sud per molte squadre di grido del panorama nazionale continental e di categoria. Tsarenko ora parla sufficientemente bene la nostra lingua e anzi s’impegna tantissimo nel comunicare tanto che a Botticino dove vive è un po’ coccolato da tutti.
«Spesso esco – dice – e quando capita mi fermo a parlare con la gente, sono tutti molto accoglienti e comprensivi. Così mi esercito nel parlare italiano e miglioro giorno dopo giorno».
Esattamente come sta succedendo sui pedali: da dove è nato questo periodo così fortunato?
Sicuramente sono cresciuto tanto dopo la prima metà dell’anno, ma credo che sia stato molto importante l’esperienza al Giro d’Italia, l’impegno continuo mi ha dato la giusta condizione per emergere nelle gare successive. Nei primi mesi faticavo a recuperare dopo ogni gara, ma credo che non sia stato neanche un problema fisico. E’ che con l’attività così frenetica è cambiata anche la mia mentalità.
Come sei arrivato in Italia?
E’ stato attraverso un meccanico del Velo Racing Palazzago, che conosceva la realtà ciclistica ucraina e che fece da tramite con la Gallina Ecotek. Arrivai lo scorso anno come stagista a settembre, poi mi sono fermato, evidentemente sono piaciuto…
Parlavi di realtà ciclistica ucraina. Come viene considerato nel tuo Paese il ciclismo?
Non è molto diffuso, certamente non come qui. Non dico che sia uno sport minore, ma certamente non è tra quelli più amati dalle mie parti, anche se le bici sono molto diffuse.
Da che parte dell’Ucraina vieni?
La mia città si chiama Kropivnitskiy. Non è lontanissima da Mykolaiv, ma non è al centro del conflitto, anche se ogni tanto qualche missile arriva anche da quelle parti. Lì ho tutta la mia famiglia, li sento ogni giorno, quindi so bene qual è la situazione nel mio Paese e quanto sia difficile. Non posso negare che questo ha influito molto sulla mia vita quest’anno.
Torniamo a parlare di ciclismo: quali sono i percorsi che ti si addicono di più?
Amo soprattutto i tracciati a saliscendi, con strappi brevi ma intensi, con le pendenze giuste per fare il vuoto. Non sono uno scalatore e non sono proprio a mio agio sulle salite durissime, preferisco quelle secche ma che danno la possibilità di fare la differenza. Se poi si forma un gruppo ristretto, posso anche giocare le mie carte in volata, se l’arrivo è anche in leggera salita è ancora meglio.
Ti sei fatto un’idea di quali potrebbero essere i percorsi più adatti in futuro, correndo fra i pro’?
Sinceramente non mi sono posto la domanda, non ho una gara particolare che mi affascina. Diciamo che mi piacciono molto le gare belghe e francesi, ma soprattutto mi piace quel modo di correre. Anche le gare lombarde però sono molto valide, il Lombardia ad esempio è davvero una classica da non perdere.
E le gare a tappe?
Questo è un terreno completamente sconosciuto. Non basta aver fatto una volta il Giro Under 23, non saprei proprio come andrei in una gara a tappe, ne ho fatte troppo poche. Per ora sono un corridore da gare d’un giorno. Per ora…
Ti sono arrivati contatti per un tuo passaggio fra i pro’?
Per ora ancora no, ma diciamo che cerco di mettermi in evidenza correndo e vincendo e nel frattempo prendo contatti.
Vorresti restare in Italia?
Da una parte mi piacerebbe perché mi trovo particolarmente bene qui, dall’altro però vorrei trovare spazio proprio in Francia o Belgio per imparare di più, credo che per migliorare ancora ne avrei bisogno.
Finita la stagione che cosa farai, tornerai a casa?
Non credo, manco da lì da Natale, ma non penso proprio che quest’anno potrò farlo. Ho paura che se torno non potrò più uscire e nel caso trovassi un ingaggio nuovo non potrei rispondere e onorarlo. Ma non posso negare che mi manca casa, mi mancano i miei cari e ogni risveglio, appena sento le notizie, ho un tuffo al cuore…