Il terribile terremoto che la scorsa settimana ha devastato il Myanmar ha avuto pesanti ripercussioni anche in Thailandia, come si è visto su tutti i media. In quei giorni si stava correndo il locale Giro, che solo due giorni prima del tragico sisma aveva visto l’italiano Lorenzo Quartucci sfrecciare vittorioso al Pang Sida National Park. Tornato in Italia, tutti gli hanno innanzitutto chiesto come abbia vissuto quei difficilissimi giorni, che chiaramente hanno ammantato la sua vittoria di una luce diversa.
Il venticinquenne di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, non si stupisce delle domande, inizialmente poco riguardanti l’aspetto ciclistico. «Quando è avvenuta la scossa – racconta – noi non l’abbiamo sentita. Era il 28 marzo e noi eravamo a 200 chilometri da Bangkok che ho visto essere stata colpita pesantemente. Noi eravamo più lontani dall’epicentro, nella municipalità di Aranyaprathet. Dei suoi effetti ci siamo accorti soprattutto tornando nella capitale per prendere il volo di ritorno».
Quindi non avete avuto paura…
Personalmente no, abbiamo potuto rincuorare chi ci aspettava a casa. Siamo stati molto fortunati perché in televisione abbiamo visto come anche nella capitale i danni ci siano stati come in altre zone del Paese. Ma noi eravamo molto lontani.
Veniamo alla corsa, che hai concluso sul podio nella classifica generale. Facile però immaginare che esso sia poca cosa rispetto alla tua vittoria di tappa…
Effettivamente è così. Tenevo in maniera particolare a quel traguardo, anzi devo dire che con il team ne parlavamo da una settimana, era cerchiato di rosso nelle nostre agende e sapevo che la squadra avrebbe puntato su di me viste le caratteristiche del percorso. Le previsioni erano giuste, d’altronde già due giorni prima avevo sfiorato il successo, cedendo solo al danese Salby.
Era una vittoria che inseguivi da tanto?
Sì, è la mia prima da professionista in una corsa di buon livello. Ma devo dire che è dall’inizio della stagione che sto viaggiando forte: ho iniziato al Tour of Sharjah con un altro secondo posto, poi sono stato al UAE Tour dove il livello era massimo ma è servito per rodare la gamba. A Taiwan un altro secondo posto, poi l’inizio in Thailandia. Sentivo che la vittoria era matura, serviva solo che tutti i tasselli andassero al posto giusto.
Tante piazze d’onore e piazzamenti nella top 5, un bottino da velocista…
Ma io velocista non sono, anche se certamente posso giocarmela bene nei gruppi ristretti. Quella tappa l’avevamo scelta proprio perché aveva un percorso severo dove si poteva fare selezione, infatti siamo riusciti a ridurre il gruppo a una ventina di unità e poi ho trovato il giusto colpo di mano insieme all’australiano Hopkins, battendolo allo sprint.
Quanto influisce il fatto che sei al tuo terzo anno nel Team Solution Tech?
Molto, l’esperienza si accumula. Riguardo i miei tabellini e vedo un indubbio progresso, al Tour of Sharjah ad esempio lo scorso anno avevo colto un quarto posto, questa volta è andata molto meglio. Io dico che i chilometri macinati nelle strade sono come granelli che alla fine costruiscono il monumento, ma credo che soprattutto sia cambiato il mio modo di pensare, il mio approccio alle gare. Sull’aspetto psicologico ho lavorato molto e gli effetti si vedono…
Com’è avvenuto questo progresso, ti sei fatto aiutare da un mental coach?
No, diciamo che devo dire grazie a tutti coloro che mi sono vicini, in primis alla mia compagna Gaia che mi ha sempre spinto a credere nelle mie capacità, ad avere fiducia nel futuro e come lei la mia famiglia e chiaramente anche il team, nel quale mi trovo benissimo e circondato dalla fiducia. Sapevo che dovevo solo affrontare le gare con più positività e la differenza l’ho vista subito, infatti quando ho iniziato la stagione in Medio Oriente sentivo di essere in buona forma e ho affrontato la gara con più spavalderia. Da lì è venuto tutto di conseguenza.
Tu sei uno abituato a correre molto, lo scorso anno hai messo insieme 66 giorni di gara. E quest’anno?
Sono stato tre settimane in Estremo Oriente, ora sento che devo recuperare. Poi ricomincerò ad allenarmi e riprenderò le corse il 12 aprile a Reggio Calabria. Arriva una fetta di torta della stagione molto ricca di appuntamenti anche adatti alle mie caratteristiche. Chissà che, ora che ho rotto il ghiaccio, non si possa arricchire il bottino…