Dopo la Top 10 in Ungheria, Davide Piganzoli ha alzato il tiro e si è presentato all’Orlen Nations Grand Prix con l’obiettivo di essere protagonista. Riuscendoci, finendo secondo battuto solo da quel Gar Glivar che in Slovenia dicono essere già l’erede pronto e sfornato dei Roglic e Pogacar, a dimostrazione che i talenti lì non nascono per caso.
Neanche da noi, a dir la verità e Davide è un talento vero. Molti lo additano come il miglior prospetto che abbiamo per le corse a tappe e le esperienze che sta facendo quest’anno lo dimostrano, con difficoltà ma anche risultati crescenti, che corra con la Eolo Kometa o, come in questo caso, con la nazionale. Ormai anche confrontarsi con i più grandi è uno stimolo che non fa più paura. Ma quando si torna nelle gare specifiche, fra i pari categoria, c’è un ruolo da interpretare.
«La gara polacca non era delle più semplici – ammette il valtellinese – ma era strutturata proprio come piace a me, con percorsi duri dove fare la differenza. Il livello era molto alto, una sorta di antipasto di quel che si vedrà all’Avenir o al mondiale, sono sicuro che quelli emersi in Polonia saranno protagonisti anche lì».
Tu come ti sei trovato?
Amadori, il nostro cittì era stato chiaro prima dell’inizio, voleva che corressimo da protagonisti, non in maniera passiva ma sempre avanti e lavorando come una squadra. Credo che alla fine sia stato così e i risultati sono arrivati, sia a livello parziale con la vittoria di Busatto nella terza tappa, sia in classifica.
Tu eri partito con il ruolo di capitano?
Diciamo che ero l’elemento più esperto della squadra e dovevo fare un po’ da guida in corsa, prendere per mano gli altri. Non è stato facile, ci siamo trovati subito a correre con un uomo in meno per la defezione forzata di De Pretto per la febbre. Ma devo dire che tutti hanno proprio per questo raddoppiato gli sforzi.
La classifica come si è andata costruendo?
Tutti i giorni sono stati impegnativi, anche quelli dove alla fine si arrivava insieme, perché già al primo giorno ci sono state cadute e molti hanno perso terreno prezioso, come ad esempio il belga Segaert. Il secondo giorno con l’arrivo in salita si è fatta molta selezione e io ho chiuso quinto, nel terzo abbiamo tutti lavorato per favorire Busatto.
Qual è stata la tappa decisiva?
La quinta che poi sarebbe stata l’ultima vista la cancellazione dell’ultima per maltempo. Anche quel giorno c’era pioggia e si è sviluppata una gran battaglia, ci siamo trovati davanti in una decina, lavorando di comune accordo per far fuori la nazionale inglese. Morgado ha vinto la tappa, Glivar secondo si è preso la maglia e io sono salito al secondo posto.
Com’è lo sloveno? Se ne parla davvero bene…
E’ davvero forte, un “cagnaccio” nel senso che è duro da staccare, non molla mai. Me lo aveva detto Pelizzari che ci aveva già corso insieme, mi aveva specificato proprio quanto fosse coriaceo. Io ho provato più volte ad attaccarlo ma non cede, anche quando è al limite.
Questa gara veniva dopo la top 10 in Ungheria e anche dopo, al Giro dell’Appennino hai mostrato una buona forma, eppure finora hai corso già molto, 27 giorni di gara…
E’ stato importante fermarmi a inizio aprile, un mese senza corse prima dell’Ungheria, pensando solo alla preparazione e a ricaricare le batterie. Correndo ho raggiunto rapidamente la condizione migliore che spero di sfruttare ancora.
Dove?
Dopo l’Appennino mi fermo una decina di giorni per tornare ad allenarmi e poi andrò al Giro di Slovenia, dicono che non dovrebbe esserci Tadej Pogacar. Non l’ho mai affrontato di persona, sarà un altro test importante per spingermi ancora oltre i miei limiti.
Durante la tua trasferta in Polonia e mentre la squadra era al Giro d’Italia è stata ufficializzata l’uscita di scena di Eolo dal vostro team. Sapevi già della cosa e ti ha preoccupato?
Spada ci aveva già avvertito che Eolo è stata venduta a un fondo economico, anche Basso ce ne aveva parlato, sapevamo che il futuro del team non è minimamente a rischio e quindi non mi sono soffermato su questo. Arriverà un altro sponsor di peso, noi dobbiamo solo pensare a correre e fare il nostro lavoro. Io sono sotto contratto anche per il prossimo anno, quindi non ho pensieri da quel punto di vista.
Ora arrivano tre grandi eventi: Giro Next Gen, Tour de l’Avenir e mondiale. Fra questi qual è quello a cui tieni di più?
Sinceramente alla corsa francese, voglio tornarci per fare meglio dello scorso anno (era stato quinto in classifica con due podi di tappa, ndr), ma per farlo devo essere davvero al massimo della forma, bisogna lavorare per quello.