Scusate, Fabbro ha qualcosa da dirci…

13.03.2021
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Quel po’ d’Italia che brilla all’ombra del Gran Sasso porta il nome di Matteo Fabbro. Ce lo aveva detto il suo mentore tra i dilettanti, Roberto Bressan, manager del Cycling Team Friuli: «Vedrete quest’anno che combinerà quel ragazzo. Vedrete come andrà in salita…».

Sulla prima vera scalata della stagione, il friulano ha risposto presente. E’ stato autore di una buona prestazione, restando con il gruppo dei migliori. E precedendo gente come Van Aert, Fuglsang, Bernal, Thomas, Bardet…

A Prati di Tivo Fabbro è arrivato 7° a 42″ da Pogacar
A Prati di Tivo Fabbro è arrivato 7° a 42″ da Pogacar

Che faticaccia

Come da prassi, qualche decina di metri dopo la linea del traguardo i massaggiatori  aspettano i corridori. Fabbro cerca il suo e quando lo trova punta la bici in modo deciso verso di lui. Il massaggiatore gli passa immediatamente un asciugamano da mettere intorno al collo. Matteo gronda di sudore. Ma il fiatone quasi non c’è già più. Primo italiano sull’arrivo di Prati di Tivo.

«Speriamo porti bene – dice – vedremo i prossimi giorni. La Tirreno è ancora lunga e spero di riuscire a mantenere il risultato fatto oggi. Ma che fatica, è stata una dura giornata. Hanno iniziato ad attaccare ad una salita dalla fine (il passo delle Capannelle, ndr) ed io ho sofferto perché era molto pedalabile. E poi correvo in supporto a Konrad e quando mi ha dato il via libera ho dato tutto, ho fatto il meglio che potevo».

La fiducia cresce

Fabbro è uno scalatore puro, almeno se si considera il suo peso, ben al di sotto dei 60 chili. E ci sta che soffra su un certo tipo di salite. Quando si hanno questi numeri quasi, quasi è meglio la pianura che una salita troppo dolce.

La scalata finale era impegnativa sì, ma lo era soprattutto nella prima parte, poi diventava un po’ più pedalabile. Tanto che quando gli chiediamo con che rapporto l’avesse affrontata Matteo fa una smorfia con la bocca, come a dire: “non lo so”. «Però – aggiunge – so che nel finale salivo di 53». E per questo essere tra i grandi conta ancora di più. E’ importante per acquisire sicurezza e fiducia nei propri mezzi. E’ importante per la testa…

«E’ fondamentale direi – conferma Fabbro con tono sicuro – dentro di te c’è una spinta. E’ un qualcosa di unico. Vedo che cresco anno dopo anno. Sono contentissimo».

E quando gli diciamo che sta prendendo le misure ai grandi, con il suo occhietto furbo annuisce e sorride…

Una manciata di caramelle gommose prima di andare al bus
Una manciata di caramelle gommose prima di andare al bus

Fabbro capitano al Giro?

Intanto il vento non manca. Il sole inizia a calare dietro al Gran Sasso innevato e infatti il freddo si fa sentire. Fabbro indossa un giacchino più pesante e chiede al massaggiatore due cose. La prima, è dove sono i bus. E la seconda, sono i mitici orsetti Haribo: ne prende manciata e li manda giù.

«Nel finale di oggi c’era una bella lista di campioni. Chi ho visto bene? Tutti! I primi due sicuramente sono andati molto forte. Da parte mia cercherò di fare il meglio possibile fino alla fine della Tirreno».

Proprio Fabbro ci aveva detto che al Giro avrebbe corso in appoggio ai suoi capitani, tra cui Konrad. Ma andando più forte di loro potranno cambiare le cose in vista della corsa rosa? Potrà avere gradi più importanti? Insomma, prestazioni del genere sono segnali che di certo alla Bora Hansgrohe non passeranno inosservati.

«Non sono sicuro, ma mai dire mai…».

A questo punto Fabbro se ne va verso il bus, 13 chilometri più a valle. Sotto, sotto ci spera.