Del Grosso, italiano solo di nome, campione di fatto

20.02.2024
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A Tabor, oltre al trionfo di Viezzi, c’è stato un altro cognome italiano capace di svettare su tutti e laurearsi campione del mondo. Peccato che d’italiano, Tibor Del Grosso abbia solo il cognome, per il resto è olandese da più generazioni. Il corridore di Eelde, 20 anni compiuti, è una delle vere rivelazioni della stagione di ciclocross appena conclusa, anche se la conquista del titolo sembrava davvero nel suo destino dopo la piazza d’onore dello scorso anno.

Il tulipano non è solo un ciclocrossista, anzi. Campione nazionale juniores sia in linea che a cronometro nel 2021, lo scorso anno si è messo in luce anche nella categoria superiore con molti piazzamenti, sfiorando la Top 10 agli europei. Una doppia veste sulla quale era interessante indagare considerando anche che “in casa” ha un maestro d’eccezione nel campo come il bicampione del mondo Van der Poel.

Tante bandiere al vento per il suo trionfo a Tabor, ma Del Grosso ha vinto anche la Coppa del mondo
Tante bandiere al vento per il suo trionfo a Tabor, ma Del Grosso ha vinto anche la Coppa del mondo
Partiamo dal tuo cognome e quindi dalle tue origini italiane.

Sinceramente non ne so molto. E’ una cosa che risale a molto tempo fa, la mia famiglia è olandese da più generazioni, neanche mio nonno sa da dove sono arrivati i suoi antenati. Mi resta questo cognome piuttosto insolito, anche difficile da pronunciare nella nostra lingua.

Come hai iniziato a fare strada e ciclocross?

Mi sono sempre diviso, fin da quando ero giovanissimo. Mio padre aveva un negozio di biciclette, ci sono salito praticamente subito e ho visto che me la cavavo piuttosto bene, quindi ho provato qualcosa di più tecnico come il ciclocross. Mi dicevano tutti che ero bravo, allora ho insistito. Poi ho iniziato a fare le corse su strada da quando avevo 8-9 anni e non ho più smesso, anche se ho fatto anche altri sport. Ma ora sono concentrato sul ciclismo.

Sin da bambino il corridore di Eenle si è diviso fra strada e ciclocross (foto Julia Zwaan)
Sin da bambino il corridore di Eenle si è diviso fra strada e ciclocross (foto Julia Zwaan)
Ti senti più ciclocrossista o stradista?

Bella domanda. La verità è che non lo so davvero neanche io. Mi sento entrambi. Mi piace davvero tanto questa commistione, il passare da una parte all’altra. Penso che sia una combinazione perfetta, anche perché temporalmente non coincidono se non in minima parte, quindi si possono fondere bene.

Nel ciclocross sei sicuramente più conosciuto, ma su strada che caratteristiche hai?

Io non ne ho ancora idea. Non so in cosa mi trovo meglio, ma penso di essere piuttosto un corridore da classiche. Mi trovo bene sulle salite brevi anche con pendenze pronunciate, allo sprint vado abbastanza bene, mentre le grandi salite e quindi le corse a tappe (intese come caccia alla classifica) non fanno per me.

Su strada Del Grosso ha chiuso 2° nel Flanders Tomorrow Tour, con 9 Top 10 in totale (foto Gibson/DirectVelo)
Su strada Del Grosso ha chiuso 2° nel Flanders Tomorrow Tour, con 9 Top 10 in totale (foto Gibson/DirectVelo)
Rispetto agli altri team, essere all’Alpecin è un aiuto per chi come te fa entrambe le specialità?

Sì, di sicuro. Il fatto che siano in tanti a fare doppia attività non è un caso e nella ricerca di nuovi corridori la commistione è un aspetto che viene valutato molto positivamente. Tra l’altro è importante il fatto che i preparatori sanno coniugarlo bene, anche con l’allenamento, dando i giusti tempi di stacco tra un’attività e l’altra. Mi sento davvero a casa, è un buon passo per me.

Che cosa significa per te avere Van der Poel come compagno di squadra?

E’ molto importante per tutto il gruppo, anche se personalmente non farò gare con lui essendo io nel devo team. E’ comunque importante stare seduti sul bus della squadra con lui, condividere esperienze, oltretutto è davvero un tipo molto estroverso e simpatico. Ci sono anche momenti di allegria da condividere. Poi parliamo proprio di uno dei miei eroi d’infanzia. Essere nel suo team, averlo come riferimento è fondamentale, è un tipo davvero “cool”. Sono un suo grandissimo tifoso.

Compagno di colori di VDP, Del Grosso è uno dei tanti che all’Alpecin fa doppia attività
Compagno di colori di VDP, Del Grosso è uno dei tanti che all’Alpecin fa doppia attività
Nel ciclocross Olanda e Belgio sono le Nazioni che dominano. Quanta rivalità c’è fra voi?

Direi davvero che è una rivalità più forte che con qualsiasi altra Nazione. Penso che sia semplicemente perché il ciclocross nei nostri Paesi è molto diffuso, forse anche il più popolare tra gli sport su due ruote. Ma considerando quel che ho visto ai mondiali e più in generale durante la stagione, nelle categorie giovanili ci sono tante Nazioni che hanno corridori validi, il bacino di rivali si sta allargando, come anche nel movimento femminile. Resta però un sapore particolare quando ci troviamo in gara noi e i cugini belgi, la rivalità si sente forte.

Dopo la lunga stagione nel ciclocross, come ti prepari per la strada e quali obiettivi ti poni?

Mi sto prendendo una breve pausa dopo i campionati del mondo e ora sto ricominciando a prepararmi per la stagione su strada, che inizierò a marzo. Proverò ad essere bravo nello sfruttare la condizione, soprattutto per le prove d’un giorno.

L’olandese in maglia iridata. A Tabor ha preceduto di 27″ i belgi Verstrynge e Michels
L’olandese in maglia iridata. A Tabor ha preceduto di 27″ i belgi Verstrynge e Michels
Ciclismo a parte, raccontaci qualcosa di te: quale scuola fai, quali hobby hai?

Non vado più a scuola. Per ora da quel punto di vista non so che cosa farò. A me comunque piace imparare sempre qualcosa di nuovo. Mi piace molto anche praticare altri sport, come il tennis che nel mio Paese sta sviluppandosi molto.

Qual è il tuo sogno nel ciclismo?

Questa è davvero facile: diventare un giorno campione del mondo tra gli élite…