Il ritratto del leader: non basta essere imposti

15.12.2021
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Hanno fatto un po’ pensare le dichiarazioni di Primoz Roglic a Cyclingnews, poi chiarite dallo stesso sloveno (in apertura nella vittoria alla Milano-Torino), sull’avere chiarezza circa il suo ruolo e quello di Van Aert al prossimo Tour de France. Sa solo Roglic se in qualche modo soffra la personalità del belga e magari le sue parole sono state fraintese, però hanno fatto pensare a un passaggio di quel famoso libro di Guillaume Martin, leader della Cofidis alla seconda pubblicazione, in cui parla del ruolo dei comprimari rispetto ai vincitori e dei leader imposti dall’alto.

«Viviamo in un mondo – dice Martin – che esaspera le piccole differenze, che le amplifica. Oggi sono diventato il leader di una squadra e come tale godo di uno status radicalmente diverso da quello dei corridori che dominavo a fatica nelle categorie amatoriali. E’ così che funziona il mondo e io lo vedo, ma soprattutto forse non è così che dovrebbe funzionare. Vedo male i leader imposti dal management della società».

E così, mentre leggendo si pensava allo schematismo del Team Ineos Grenadiers o alla difficile coabitazione degli anni scorsi fra i tanti leader della Movistar, abbiamo pensato di rivolgerci alla dottoressa Manuella Crini, psicologa, per indagare sulla figura del leader. Chi è il leader? E perché viene riconosciuto dai compagni?

Fra Pantani e i suoi gregari un rapporto basato sulla stima, sul carisma e sulle dimostrazioni
Fra Pantani e i suoi gregari un rapporto basato sulla stima, sul carisma e sulle dimostrazioni

L’empatia del leader

Il piccolo Pantani era quasi venerato dai suoi compagni, che nel corso degli anni lo hanno supportato e sostenuto, facendogli scudo da critiche di ogni tipo e lavorando per lui oltre il limite della fatica. Nessun dubbio che fosse lui il solo capitano della squadra. Per il suo carisma e per le parole chiare di Luciano Pezzi, che creò quella Mercatone Uno, che al momento della presentazione disse parole chiarissime.

«Martinelli è il direttore sportivo e ha voce in capitolo sulle decisioni – disse Luciano – ma Pantani è il capitano».

«Dipende da come è calato il leader nella squadra – spiega la dottoressa Crini – se la sua qualità viene riconosciuta. Chiaro che se la squadra ha la sensazione che il leader sia lì per una forma di raccomandazione, difficilmente avrà la credibilità che serve. Detto questo e proprio per il tipo di stima su cui si fonda il ruolo del leader, non è neanche detto che il leader debba essere il più forte, perché magari è quello che riesce a far girare al meglio i corridori attorno a quello più forte. Se però non hai toccato con mano quel carisma, è difficile riconoscerlo. Il leader deve avere capacità empatiche, ma detto questo ogni gruppo ha la sua vita, per cui non esistono leggi universali che ne regolano il funzionamento».

Froome e Thomas, alla pari al via del Tour 2018, che poi premiò il secondo
Froome e Thomas, alla pari al via del Tour 2018, che poi premiò il secondo

Il riconoscimento del leader

L’affermazione sul leader che non è necessariamente il più forte ci lascia un po’ interdetti, c’è bisogno di vederci con maggiore chiarezza, per cui il discorso riparte.

«La storia è piena di leader acclamati quindi riconosciuti  – prosegue Manuella, avendo intuito la perplessità – ma non è detto che avessero le qualità per esserlo. Il leader è colui che in un modo o nell’altro porta obiettivo e vittorie. Chi ha una fama, una nomea e un vissuto ha facilità di essere riconosciuto. L’intoccabile perché protetto dai capi non ha grosso riconoscimento. Il leader è una persona con capacità che viene poi riconosciuta per quello che riesce a fare, innescando una trasposizione fra il passato e l’attualità. Ti riconosco la stima per quello che sei stato, ma devi confermarlo con quello che fai».

Nel mondo del lavoro

E’ così in ogni ambito, anche quello professionale. Nessuno ti segue se non ti riconosce dei meriti e se non sei in grado di confermarli quotidianamento con l’esempio.

«L’ambito della leadership – conclude Manuella – è difficile da affrontare nella vita quotidiana. Una cosa che mi sento di aggiungere sulla figura del leader è che non deve lasciarsi influenzare dagli altri e, al giorno d’oggi soprattutto, deve avere fra le sue competenze anche la capacità di comunicare, altrimenti perde il favore del gruppo».

Con questi altri pensieri da coltivare, ce ne andiamo in giro pensando a quali leader delle squadre che frequentiamo abitualmente abbiano questo carisma, la capacitò di comunicare e la fedeltà assoluta dei compagni. Secondo voi quali nomi si potrebbero fare?