Remco, sfuriata da calciatore, poi torna il sorriso

12.09.2021
4 min
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Remco sembra più sereno di qualche minuto fa, quando ha bellamente mandato Colbrelli a quel paese. Tuttavia dei tre del podio, il belga è il solo che non tiene la medaglia al collo. L’ha messa sul tavolo e di tanto in tanto la guarda. Passata la sfuriata, le sue espressioni sono però sempre meno livide e quando risponde alla prima domanda si scioglie in un bel sorriso.

E’ chiaro che in salita si aspettasse un aiuto da Colbrelli, ma sentire Sonny ammettere di essere al limite, lo sta aiutando a farsi una ragione di questo e forse del fatto che l’italiano sia stato anche più astuto di lui.

«Non era facile per Sonny cavarsela in una corsa di scalatori – dice il belga della Deceuninck-Quick Step – ma ha una forma che forse non ha mai avuto prima. Si è proprio meritato la vittoria. Sapevo che nel gruppo dei primi c’era un solo corridore da non portare all’arrivo. Invece quando mi sono voltato, ho visto di avere a ruota proprio lui».

Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching
Remco si era presentato in partenza prima degli altri, mettendosi a fare stretching

Nuovo inizio

Ride, si rilassa. Apre una bottiglietta d’acqua, poi ne prende un’altra. Lucida la medaglia e poi la rimette al collo. Bentornato.

«Posso crederci che Sonny fosse al limite – prosegue – perché ho fatto l’ultima salita davvero forte. Sette minuti a tutto gas. Ma a quel punto la corsa è diventata uno scontro mentale. Quando corri in circuito, riesci a gestirti, sai quanto tenere duro e dove puoi recuperare. Io peso 60 chili, lui forse qualcuno di più, per cui deve aver fatto davvero un grande sforzo per restare agganciato. Certo che mi dispiace non aver vinto, ma sono contento di essere tornato ai miei livelli».

Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema
Quando si è voltato e ha visto Colbrelli, ha pensato di avere un problema

Nessuna paura

Nell’intervista dopo l’arrivo, Trentin ha raccontato che l’Italia aveva preparato la discesa a tutta dal Bondone proprio per metterlo in difficoltà, facendo intendere di immaginare nelle picchiate veloci un limite dovuto alla paura dopo il Lombardia 2020. Lui ascolta e la prende un po’ come una provocazione. Di fatto però alla fine della picchiata su Trento in terza posizione c’era proprio lui.

«Ora sono molto più rilassato sulla bici – risponde alla domanda se abbia dovuto lavorarci tanto – ho più fiducia in me stesso, sono meno nervoso in gruppo e faccio meno errori stupidi in gara. In squadra ho parecchi compagni in gamba che mi stanno dando ottimi consigli. Anche al Benelux Tour, finché sono stato in gara, mi sono ben difeso. Spero che ora queste domande finiscano, perché capita a tutti una volta nella vita di cadere in discesa. Non diventavo matto quando dicevano che non sono capace di guidare la bici, ma ho capito che il mio problema era non avere fiducia nel corridore che mi precedeva e di conseguenza non ero tranquillo».

Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata
Nella conferenza stampa finale, inizialmente ha tenuto un atteggiamento scostante, con i chiari segni della sfuriata

Destinazione Louvain

Il discorso si sposta sui mondiali e qui le risposte di Remco diventano persino simpatiche. Colbrelli, gli chiedono, può essere uno dei favoriti?

«Spero di no – ride – altrimenti gli chiederei di darmi la maglia. Comunque con questa condizione può andare bene su ogni percorso. Dal Benelux Tour a un certo punto mi sono ritirato (il belga ha avuto un virus intestinale, ndr) e ho potuto vederlo in televisione. E’ andato forte sulle salite delle Ardenne, i muri del Fiandre e anche in volata. Per i mondiali ci sono 2-3 favoriti e uno ce l’abbiamo noi con Wout Van Aert e noi faremo di tutto per aiutarlo, ma Sonny è fra loro. Spero però che non vinca lui (ride, ndr), altrimenti dal gruppo sparirebbero le bandiere d’Italia e d’Europa».

Poi si alza. Lo aspettano i giornalisti belgi per approfondire qualche discorso e poi sarà tempo di tornare a casa. La sua ragazza, vestita come una Jessica Rabbit in miniatura, lo ha raggiunto al quartier tappa. La sfuriata è alle spalle, ma nel sentire il suo tono con i colleghi fiamminghi viene da pensare che sotto la cenere covi ancora la brace viva.