«Pogacar? Quando ho visto come si metteva la situazione davanti – sorride Cattaneo, nono al traguardo – mi sono detto di rifiatare un attimo per provare a seguirlo quando fosse passato. Penso che l’ho visto e l’ho seguito per 5-600 metri e sinceramente credo che sia assolutamente imbattibile se va così. Perché è veramente di un altro livello».
La tappa si è conclusa da poco, corridori arrivano ancora alla spicciolata. L’ultimo sarà Demare a 35’34” con il tempo massimo fissato a 37’33”.
Van der Poel sapeva che sarebbe stato impossibile difendere la maglia Nonostante la sconfitta cucita addosso, VdP si è visto reagire con grande dignità
Sornione davvero
Brutto far notare che s’era detto, ma stavolta s’era detto sul serio. Più che altro si era visto. Avevamo scritto ieri che Pogacar fosse parso sornione nell’inseguimento ai primi. Perché dannarsi l’anima a inseguire una fuga in cui al massimo c’è Nibali (che però punta a Tokyo e non ha fatto una preparazione a livello Tour) hanno pensato nell’ammiraglia del Uae Team Emirates, se domani c’è la prima tappa di montagna e possiamo riprenderci tutto quello che eventualmente si lascerà per strada?
Per questo ieri all’arrivo lo sloveno non sembrava particolarmente avvilito. Stanco, certo, come si è stanchi dopo una corsa di 250 chilometri corsa col freddo e l’acqua, ma non troppo demoralizzato. Sornione, appunto, questa la sensazione che aveva trasmesso.
Tutto chiaro dal mattino
Così quando stamattina si è presentato al via della tappa da Oyonnax a Le Grand Bornand, Tadej ha scrutato il cielo e s’è detto che con quel tempaccio c’era forse il modo di riprendersi qualcosa. Ha tirato la lampo fin sotto al collo, ha infilato bene i guanti e ha preso il via.
«Ci eravamo detti di vedere come sarebbe andata la tappa – racconta – e alla partenza abbiamo visto subito che sarebbe stato un giorno super brutto per tutti. Io invece mi sono sentito bene con quel cattivo tempo e così prima delle ultime tre salite ho deciso che avrei provato. L’ho detto ai miei compagni e gli ho chiesto di fare un bel ritmo».
Pogacar ritrova la maglia gialla: voluta con tutte le forze LA sua è stata una vera impresa, ma ora cosa farà? Difesa strenua o altri attacchi?
Pogacar ritrova la maglia gialla: voluta con tutte le forze LA sua è stata una vera impresa, ma ora cosa farà? Difesa strenua o altri attacchi?
La squadra c’è
Ricordate quello che ci aveva detto sul Uae Team Emirates Cattaneo qualche giorno fa? «Dicono che non siano una squadra forte, ma non so quanti possano dire di avere in salita gente come Majka, Formolo e McNulty». La profezia del bergamasco si è avverata.
«Quando ho visto che tutti stavano soffrendo – dice infatti Pogacar – e visto che Formolo e Brandon (McNulty, ndr) stavano facendo davvero un buon lavoro, ho deciso di partire. Prima lo scatto con Carapaz e poi un altro da solo e a quel punto ho tenuto il mio passo fino all’arrivo. Stavano soffrendo tutti, probabilmente hanno pagato la fatica e il freddo di ieri. E così ora è arrivata la maglia gialla e sono tanto contento. Chi è il principale avversario di Tadej? Forse Tadej stesso, nel senso che non sarà facile proteggere questa maglia e tenere tutti a bada».
Tappa vinta da Dylan Teuns, l’uomo della Planche des Belles Filles La sua azizone è stata perfetta per scelta di tempo, al pari di quella di Mohoric ieri
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Van der Poel, resa eroica
Sul fronte degli uomini di classifica, con la solita fortuna cha aiuta i vincitori, per trovare alle sue spalle un avversario pericoloso, Pogacar deve scendere fino a Rigoberto Uran, il più vicino, ben oltre la soglia dei quattro minuti. Van Aert regge in seconda posizione, ma ha pure sempre perso 5’45”, mentre la favola gialla di Van der Poel si è infranta contro la gravità e il conto di una prima settimana di Tour corsa senza badare a spese. L’olandese (non più) volante è arrivato a 21’47” assieme a uomini di classifica come Miguel Angel Lopez e Vincenzo Nibali.
«Ho visto presto, sul palco del foglio firma, che non avrei tenuto la maglia. Ma sono contento di come mi sono sentito oggi, anche in salita. Il mio Tour de France è già stato un successo. Preferirei arrivare fino a Parigi, mi piace qui. Ma dobbiamo considerare anche gli altri miei obiettivi. Decideremo nel giorno di riposo».
Ci salva Cattaneo
Nono all’arrivo, a 4’07”, giusto due secondi prima che arrivasse il gruppo dei più forti inseguitori, Mattia Cattaneo prosegue nel suo viaggio dentro il Tour e dentro se stesso. Miglior italiano di giornata anche questa volta e questa volta anche migliore della sua squadra.
«Dopo Pogacar è passato anche Carapaz – sorride ancora Cattaneo – e neanche con lui sono riuscito a stare. Quindi so che non sono un campione, però insomma… questo denota il fatto che Pogacar è di un altro pianeta. Adesso tutti saranno contro di lui e magari non avrà una squadra fortissima, però ha staccato tutti. Per quanto va forte, la squadra può sopportarlo alla grande. Insomma, forse è sbagliato dire che sia imbattibile, perché per l’amor di Dio il Tour finisce a Parigi e sicuramente proveranno a metterlo in difficoltà, però con la condizione attuale credo sia veramente difficile. Come sto io? Io sono contento del mio piazzamento, non era neanche facile andare in fuga».
Aspettando Bernal
Quello degli altri è stato un lento sprofondare. Eppure nel seguire la cavalcata di Pogacar, scattato quando mancavano ancora tre chilometri allo scollinamento della penultima salita, è difficile avere il senso dell’impresa eroica. Non una smorfia, il senso di un controllo perfetto. E’ vero che le smorfie e il mal di gambe vengono fuori respingendo gli attacchi di avversari più forti, ma è sorprendente come i piani di squadroni ben più attrezzati, celebrati e potenti del Uae Team Emirates si siano sgretolati sotto i colpi di un ragazzo di 22 anni che semplicemente apre il gas e spicca il volo. Manca il pathos, tutto qui. E forse soltanto il miglior Bernal, messa a posto la schiena, potrebbe metterlo alle corde o rendergli più difficile l’esistenza. Quelli che ci hanno provato finora, per quello che finora si è visto, non sono sembrati granché convincenti.
P.S. La tappa l’ha vinta Dylan Teuns, con il quale ci scusiamo per la poca considerazione. Per il belga del Team Bahrain Victorious un’altra vittoria al Tour dopo quella del 2019, quando castigò il nostro Ciccone. Dopo quella di Mohoric ieri, la squadra di Pellizotti e Volpi ne infila un’altra. E ha per giunta lasciato a casa Padun.