Biniam Girmay ha detto che sarà pronto ad una stagione da protagonista, che sa di non essere più un corridore qualunque e che per questo sarà anche più marcato. Il che non fa una piega. E anche Valerio Piva, suo direttore sportivo alla Intermarché Wanty Gobert, è sulla stessa lunghezza d’onda.
La stagione dell’eritreo è iniziata qualche giorno fa nelle corse majorchine. Ed è iniziata con un buon terzo posto. Segno che “Bini” ha passato un buon inverno e non si è seduto sugli allori.
Biniam leader
«Certamente – spiega Piva con la sua consueta chiarezza – Girmay sarà più controllato dopo un 2022 in quel modo. Non andrà più alle corse così… per fare esperienza o da semi-sconosciuto, posto che sconosciuto non era. Tra Gand e Giro ha mostrato grandi cose. Alle partenze delle prossime gare non sarà uno dei tanti.
«Anzi, starà a noi squadra supportarlo, togliergli magari le castagne dal fuoco, tirare per ricucire sulla fuga. E questa sarà una responsabilità in più per lui… e per noi».
Il discorso delle responsabilità non è banale. Parliamo comunque di un corridore giovane, che viene da un Paese che non ha poi tutta questa cultura ciclistica. Magari certe dinamiche Biniam neanche le ha viste troppo in tv o gli sono state tramandate. Ma anche in questo caso Piva chiarisce subito.
«Non penso che Biniam abbia difficoltà a prendersi le sue responsabilità. L’ho visto in prima persona lo scorso anno al Giro, dove aveva la leadership della squadra. Non aveva paura degli avversari, neppure quando, sempre al Giro, se la doveva vedere con Van der Poel.
«Girmay sa quel che vuole e quanto gli costerà. Ma sa anche che ha un team ormai costruito intorno a lui. Biniam è il nostro leader, almeno per certe corse».
Inverno africano
Piva racconta che Girmay ha passato un buon inverno e che è stato molto serio. Ha sfruttato i 2.000 e passa metri di Asmara, la Capitale eritrea in cui vive, e il buon clima di quelle parti.
«E’ mancato nel ritiro di dicembre – prosegue Piva – ma eravamo d’accordo proprio perché sfruttasse al meglio le condizioni di casa sua.
«Poi bisogna anche pensare che lì è con la sua famiglia e una volta che riprende la stagione, non torna a casa per molti mesi. Ma già nel ritiro di gennaio si è presentato in ottime condizioni e lo ha dimostrato col terzo posto ad Alcudìa. Tra l’altro un terzo posto viziato da un errore tecnico: il finale era posizionato con 150 metri di differenza rispetto a quanto indicato dal road book».
Quel che conta però è che Girmay ha dimostrato di stare bene, specie in ottica grandi obiettivi.
«Biniam – prosegue Piva – ha dichiarato di voler fare bene nelle classiche del Nord, ma si è inserito un nuovo obiettivo: il campionato africano. E lui ci tiene. Quindi a metà febbraio tornerà in Africa. Da lì appunto ci saranno le corse italiane e poi quelle del Belgio fino, forse, all’Amstel. Poi toccherà al Tour.
«Anche se Girmay avrebbe gradito molto il Giro d’Italia. Voleva concludere quanto fatto lo scorso anno per capire dove sarebbe potuto arrivare (si ritirò a causa del tappo dello spumante nell’occhio proprio nel giorno del successo a Jesi, ndr) e dare assalto alla maglia ciclamino. Ma certo anche per questioni di marketing, visto che Intermarché è francese, il Tour è molto importante per noi. Ma non escludo che possa tornare in Italia nei prossimi anni».
Sognando la Roubaix
A quanto pare, Girmay è innamorato della Roubaix. Non l’ha mai corsa, ma la vedeva in tv. Parteciparvi è un sogno per lui. Una corsa così richiede esperienza e anche degli ottimi materiali.
«Dal punto di vista dei materiali – dice Piva – sono abbastanza tranquillo: lo scorso anno abbiamo portato al traguardo della Roubaix cinque atleti nei primi venti. E lo stesso Girmay alla prima apparizione sul pavè e sui muri, ad Harelbeke, ha concluso al quinto posto. Quindi il pavè gli piace. Mentalmente e fisicamente sembra essere pronto. Poi faremo anche i classici sopralluoghi prima delle corse.
«Se è un po’ leggerino per la Roubaix? Beh, proprio leggero non è. E se lo scorso anno si è giocato le corse con Van der Poel, magari è adatto anche per la Roubaix».