Il parlare sicuro di sé tipico di Davide De Pretto ha colpito per la naturalezza con la quale ha descritto il suo primo anno da professionista e gli obiettivi che si è prefissato. Il 22 enne della Jayco-AlUla sa quanto vale e non ha paura di dirlo a voce alta, con l’atteggiamento tipico dei grandi corridori. Le 17 top 10 al suo primo anno nel mondo del WorldTour hanno sorpreso tante persone e addetti ai lavori, uno su tutti il cittì Daniele Bennati. Ma alla base del cammino intrapreso con la formazione australiana c’era la fiducia risposta in lui dai tecnici. Di De Pretto avevamo parlato a fine 2023 con Marco Pinotti, ora torniamo dall’allenatore bergamasco per continuare il discorso.
«Il 2024 di De Pretto – racconta – non ci ha sorpreso, ma ha confermato la continuità di crescita che aveva avuto da under 23. La cosa che più ci ha incuriositi, e in questo caso davvero sorpresi, è la sua capacità di andare forte da febbraio a ottobre. Lo avevamo avvicinato due anni fa con l’idea di fargli fare un anno nel devo team e per poi passare con la formazione WorldTour. Alla fine era rimasto alla Zalf e quando lo abbiamo ricontattato l’anno scorso invece, siamo stati convinti fin da subito che il salto nei professionisti fosse giusto».
Talento e costanza
Avere un corridore in grado di far bene per tutto l’arco della stagione è un vantaggio da non sottovalutare per una squadra come la Jayco AlUla. Nel ciclismo moderno si lavora tanto per picchi di condizione e De Pretto ha fatto vedere che se gestito bene non ha problemi ad andare forte dal primo all’ultimo giorno della stagione.
«In questo ciclismo – continua Pinotti – i corridori forti emergono in tante corse importanti, quindi è fondamentale andare a gareggiare su terreni adatti alle proprie caratteristiche. De Pretto ha fatto un primo periodo intenso da febbraio ad aprile, per poi fermarsi a maggio. Ha ripreso a correre nel mese di giugno con l’obiettivo dei mondiali U23. Nelle corse adatte a lui ha mostrato di avere talento e costanza. Nella seconda parte dell’anno abbiamo visto la sua versione migliore».
Quali convinzioni ti sei fatto sul suo conto?
Che è un corridore solido, il quale è cresciuto e maturato ed ora è nettamente più robusto dal punto di vista fisico. Il grande passo in avanti fatto quest’anno è arrivato sulla percorrenza delle salite lunghe, dove ora riesce a spingere molti più watt. In questa stagione, inoltre, abbiamo aggiunto il lavoro in palestra cosa che gli ha permesso di assorbire meglio i carichi di lavoro e di gara.
L’obiettivo atletico del 2025?
Fargli conservare lo spunto veloce che già di natura ha. Anzi, sarebbe giusto riuscire a incrementarlo. Sono convinto che con 100 watt in più di picco massimo riuscirebbe a emergere ancora di più su certi arrivi. Considerando quante top 10 ha ottenuto non è da escludere possa arrivare qualche vittoria in più. De Pretto è capace di piazzarsi perché vede bene la corsa e si muove ottimamente nel finale di gara. E non dimentichiamoci che è un primo anno, non è semplice guadagnarsi spazio in gruppo da giovani.
Intanto ha corso alla Sanremo e al Lombardia, due Classiche Monumento. Un dettaglio non da poco.
Tre. Non dimentichiamoci la Liegi. Tra quelle corse quest’anno, è la Monumento che più gli si addice anche se da qualche anno è appannaggio degli scalatori. Anche alla Sanremo ha offerto una bella prova, potrebbe essere una corsa nella quale inserirlo in futuro. Il Lombardia invece era troppo duro, sopra i 3.500 metri di dislivello fa fatica, ma il carattere c’è.
Da cosa si è visto?
Innanzitutto dal modo in cui ha onorato Il Lombardia, che ha chiuso più che dignitosamente. Inoltre noi abbiamo puntato molto su di lui, facendolo correre da leader fin dalle prime uscite. Alla Valenciana, pronti via, ha ottenuto due top 10 e in Oman un podio nella quarta tappa. Quando ho spinto per fargli firmare il contratto da noi, gli ho detto che qui avrebbe avuto spazio, ma un conto è averlo e un’altro è sfruttarlo. De Pretto ha fatto vedere che non ha paura di provare a vincere e con un po’ di esperienza in più potrà fare ancora meglio.
In che senso?
Al Matteotti e al Giro del Veneto se avesse corso con più pazienza avrebbe potuto portare a casa un risultato migliore, e comunque ha fatto quarto in entrambe le gare. Senza dimenticare che si è già tolto lo sfizio della prima vittoria da professionista al Giro d’Austria. Di quello sono felice perché sarebbe potuto essere un tarlo per lui visti i tanti piazzamenti, invece ha fatto vedere che sa vincere.
De Pretto stesso ha parlato di voler fare una grande corsa a tappe, pensi possa essere il prossimo step?
Credo sia in grado di assorbire una prova del genere. Può farlo. Quest’anno al Giro del Delfinato ha sofferto un po’ la salita, ma ne è uscito bene. Così come ai Paesi Baschi. Dovremo vedere bene i percorsi e non fargli fare un Grande Giro troppo duro, ma nemmeno troppo “soft”. Portarlo solo per fargli fare l’esperienza non ha senso, sarebbe meglio andare con l’obiettivo di fare bene in due o tre tappe.
Come si mantiene vivo lo spirito vincente di un ragazzo giovane come De Pretto?
Dandogli le giuste occasioni. Poi il resto lo fa da sé. Dopo le prestazioni alla Valenciana e all’Oman siamo andati alla Coppi e Bartali convinti di puntare su di lui. Poi sono arrivati i Baschi e il finale di stagione in Italia. E’ giusto dare spazio e fiducia, ma poi tutto questo va ripagato con i risultati e De Pretto ha fatto vedere di che pasta è fatto.