Dopo cinque stagioni Vincenzo Nibali torna all’Astana e con lui lo storico massaggiatore, Michele Pallini. Michele e Vincenzo hanno costruito insieme una carriera passo dopo passo e pochissimi, anzi forse nessuno, conosce lo Squalo come il massaggiatore toscano.
Michele si torna a casa?
Sì, diciamo che si torna a casa. La cosa buona è che diminuiscono i tempi di ambientamento per adeguarti ad un nuovo team. Ci sono dinamiche che richiedono sei mesi per adattarsi, ma per me che sono un po’ più vecchio serve un anno! Ma in Astana c’è un’atmosfera che conosciamo già.
E non è poco…
È una squadra molto italiana e sottolineo molto. L’ostacolo della lingua, il più grande, si supera facilmente, ci si sente a casa proprio per un aspetto culturale nei modi di fare, nell’alimentazione, in qualsiasi cosa.
Dicevamo sono passati cinque anni e Vincenzo ne ha quasi 37: quanto è vecchio? Quanto è giovane? Quanto può dare?
Può ancora dare un bel po’ fisicamente. Bisogna capire quanto possa dare di testa, quanto possa tenere. Essendo un predestinato molte volte quando non ottieni più i risultati che vuoi ti viene a mancare la terra sotto i piedi e di conseguenza anche la voglia viene meno, gli stimoli e tutto il resto. Semmai dovesse esserci un problema di prestazione questo secondo me dipende da quanto Vincenzo si senta coinvolto nel progetto.
In teoria, Michele, questo è un problema che non dovrebbe esserci visto che Martinelli e Nibali si “annusavano” già dal Giro. Insomma si volevano…
Io alla fortuna ci credo fino ad un certo punto. Se cadi 6-7 volte c’è qualcosa che non va, non è sfortuna, se Martino ha vinto tanti grandi Giri un motivo ci deve essere e secondo me è perché sa coinvolgere tutta la squadra e dà attenzione a tutti i particolari. In questo modo riesce poi ad avere il 110% da ognuno. Non credo quindi che abbia ripreso Vincenzo senza un progetto.
Però sia Martino, che Vinokourov, e forse anche lo stesso Nibali stesso non pensano che possa ancora vincere il Giro…
E sono d’accordo con loro, non credo sia competitivo per vincere un grande Giro. Se poi dovesse uscirci un podio nessuno resterebbe colpito. Vincenzo si aspetta di essere competitivo, che poi lo sia per le tappe o per una top ten o top five vedremo. Questo dipenderà da come si sentirà durante la corsa.
Anche perché l’Astana ha preso Lopez, immaginiamo sia lui il capitano per i grandi Giri. Come sarà la convivenza tra Vincenzo e Miguel?
Loro due si conoscono già. Sanno quali sono i rispettivi obiettivi e per me possono convivere tranquillamente. Vincenzo può dare a Lopez quella serenità che gli mancava. Una sua presenza può fargli vivere la corsa senza stress. Sapere che in gara un corridore molto forte può darti una mano ti fa stare tranquillo, non hai l’assillo della posizione in gruppo e magari rischi meno di cadere perché sei più tranquillo. Un po’ quello che succedeva tra Michele (Scarponi, ndr) e Vincenzo. Sai che il più forte è dalla tua parte.
In tanti anni che lo tratti quanto è cambiato il muscolo di Vincenzo?
Fondamentalmente non è cambiato, tuttavia l’anno scorso si era intestardito sul fatto che non avesse troppa forza esplosiva, che non rispondeva bene agli scatti. E così per partire già più brillante ad inizio stagione ha fatto molta più palestra. E ha messo su massa muscolare. Si vedeva anche ad occhio nudo che il volume delle sue gambe era maggiore.
Non sembri essere molto d’accordo su questa scelta, è un bene o un male?
Dipende dai risultati. Se arrivano è un bene. Se non arrivano è un male. Spesso si tende ad imitare gli altri, ma non è detto che quello che fa bene ad agli altri vada bene per tutti. L’anno scorso lui ha voluto fare come voleva, e come sapete c’è stato l’allontanamento da Paolo Slongo.
Prima hai detto che all’Astana c’è un ambiente molto familiare e molto italiano. Lì troverete anche dei tecnici e dei personaggi nuovi. Pensiamo ad Erica Lombardi, dietista della quale molti corridori parlano benissimo, pensiamo a Maurizio Mazzoleni. Anche queste nuove figure saranno uno stimolo per te e Nibali?
Erica è considerata brava perché non impone nulla ma va incontro alle esigenze dei corridori. Se di fronte ha atleti pronti a dare il 120% e che sono disposti a fare sacrifici enormi lei si comporta in un certo modo. Se invece di fronte ha un campione affermato con le sue abitudini è più flessibile. In Ineos l’alimentazione è imposta. C’è un protocollo uguale per tutti: per alcuni va bene e vanno fortissimo e per altri non va bene e i risultati arrivano meno.
E riguardo a Mazzoleni, il preparatore?
Maurizio è cresciuto con Paolo e sa di cosa ha bisogno Vincenzo. Si è parlato con lui e con tutti gli altri che già conoscono il loro indirizzo di massima per questa stagione. Per i programmi veri e propri, si aspetteranno le presentazioni finali di tutte le gare. E con Martino soprattutto si traccerà una linea definitiva.
L’inizio di questa nuova avventura, ti ricorda qualche stagione precedente? Hai un dejà-vu?
Ogni situazione, ogni anno tutto nuovo e ci sono protagonisti diversi. Sicuramente Martinelli ha cercato di ricreare un ambiente sereno per Nibali e per tutta la squadra ed anche per questo è voluto tornare a Montecatini. Forse anche un po’ per scaramanzia. Io ho visto entusiasmo, una sera i ragazzi sono usciti tutti insieme e quando si è più tranquilli si lavora meglio.