Diciannove maggio 2024: Manerba del Garda-Livigno. Quella fu la giornata che Maximilian Sciandri, direttore sportivo della Movistar, ricorda con un misto di orgoglio e rammarico.
Sulle grandi montagne del Giro d’Italia, Nairo Quintana tornò protagonista dopo un lungo stop. Peccato che sulla sua strada trovò un certo Tadej Pogacar che con un’impresa di potenza, gli strappò la vittoria di tappa ai 2.300 metri del Mottolino.
Allora, Max, qual è stata la tua occasione mancata durante questa stagione?
La tappa del Mottolino al Giro. Nairo era in una fuga… una fugona! C’erano più di 30 corridori in avanscoperta. Noi avevamo dentro appunto Nairo, Pelayo Sanchez, che aveva già vinto una tappa e un altro che ora non ricordo. Ne avevamo tre in quella fuga.
Ci credevate insomma?
Moltissimo. Decidemmo subito di fare la corsa per Nairo. Lui rientrava dopo un anno di stop e doveva dosare bene le energie. Ma era in crescita e poi quelle salite e quelle quote erano il suo terreno. La tappa andò come previsto. La fuga prese un buon vantaggio, ma a ripensarci oggi…
A ripensarci oggi…
Beh, quel giorno si è discusso molto tra chi doveva tirare, chi no. Mi è stato detto che Nairo non contribuiva tanto e questo ha frenato un po’ il ritmo. So, per certo che a quel punto anche Alaphilippe, che sa il fatto suo, non ha tirato a tutta. Questo per me ha limitato un po’ il vantaggio che si poteva accumulare. Alla fine, Pogacar ha ripreso la fuga a un paio di chilometri dall’arrivo. Se ci fosse stato un gap maggiore, probabilmente Nairo avrebbe potuto vincere.
Ma se ci fosse stato un gap maggiore, non pensi che Pogacar sarebbe partito prima?
No, non credo, perché non c’era chi poteva impensierirlo per la classifica. Ma certo una volta avuta la fuga a tiro ci ha provato. Pogacar era talmente forte che ha ripreso tutti ad a una velocità impressionante.
Quando avete capito che non ce l’avrebbe fatta?
Quando Pogacar si è avvicinato ed era a 30-40 secondi. Anche se mancavano meno di 3 chilometri a quel punto era impossibile tenerlo. La vittoria era irraggiungibile.
Quel giorno avete provato a motivare Nairo di più? Gli avete detto qualcosa per radio?
Sì, ci abbiamo creduto fino alla fine. Gli altri corridori in fuga hanno dato tutto per tenere viva l’azione, Nairo come detto ha economizzato un po’ e infatti è andato più avanti di tutti. Io gli dicevo di crederci. Sul finale ha preso il microfono anche Eusebio (Unzue, il team manager, ndr). Era arrivato proprio quel giorno. Anche lui è stato molto carino. Sentirlo emozionarsi alla radio è stato speciale. Insomma è un dirigente, un proprietario di team esperto… eppure era lì con noi.
E dopo la tappa come è andata? Quella sera a cena, cosa avete detto a Quintana?
Quando ho fatto il “giro delle stanze” gli ho fatto una battuta che poi in qualche modo è girata per tutto l’anno nel nostro team. Gli ho chiesto: «Nairo, ma ti sei divertito?». Lui mi ha guardato un po’ sorpreso e ha risposto: «Non me l’aveva mai chiesto nessuno. Mi sono divertito tantissimo, Max».
Una risposta inaspettata per un campione come lui!
Sì, ma è importante ricordarsi che, oltre ai sacrifici, il ciclismo deve anche divertire. Alla fine come dico sempre tutti “facciamo i compiti a casa”: allenamento, ritiri, alimentazione in un certo modo, giorni lontani dalla famiglia… e serve anche vivere le corse con più spensieratezza, anche nei momento clou. Quella battuta, in qualche modo, ha fatto il giro della squadra e al termine delle riunioni sul bus, soprattutto Quintana concludeva con un: «Ragazzi, divertiamoci».
Pensi che quella tappa gli abbia dato fiducia per il futuro?
Sicuramente. Arrivare secondo dietro il più forte al mondo è un risultato importante. Gli ha dato conferme e la consapevolezza che può esserci ancora. L’anno scorso per lui era importante correre, quest’anno arriva alla nuova stagione con tutta un’altra testa, più convinto e più deciso rispetto al 2024.
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