Konychev è appena arrivato a Mallorca con tutta la Gazprom, dopo la giornata interminabile su un aereo che non voleva decollare. E quando hanno chiesto il perché, ovviamente nessuno ha saputo dirgli niente. In barba al Covid o forse a causa del Covid, il volo era strapieno di gente che magari ha scelto il caldo per evitare le nuove zone rosse. E Dima il virus se l’è ritrovato in casa, dato che l’ha preso suo figlio Alexander, fermo ad aspettare il tampone positivo.
C’è Konychev (e ne va orgoglioso) dietro la decisione di Renat Kamidhuline di prendere in squadra un paio di corridori esperti, dopo anni di giovani speranze, che puntualmente sono finite a fare la fortuna di squadre più grandi. Vlasov su tutti.
«Stiamo facendo le cose bene – dice – crescendo e lavorando. E finalmente abbiamo preso un corridore esperto, un gallo, che ha esperienza e che i corridori giovani ascolteranno di certo. Alla Katusha avrei sempre voluto prendere Tosatto o Bennati, ma non mi davano ascolto. Il salto di qualità si è visto quando è venuto Paolini. Perché quando una cosa te la dicono alla radio, è già tardi. Invece confido che uno come Kreuziger sarà un riferimento e un ottimo regista in corsa».
L’esperienza non gli manca e sembra anche molto motivato.
Sembra vecchio, ma solo perché lo vediamo da quando aveva 19 anni. In più abbiamo preso Vacek, un ceco molto giovane, che accanto a lui farà una scuola straordinaria. Roman serve perché tanti ragazzi, italiani e russi, hanno bisogno di essere trascinati. Perché quando piove serve uno che esca senza fare troppe storie e li porti con sé. In più Roman ha cambiato la cura per l’asma ed è tornato a quella di una volta, dopo che al Tour nel 2020 non riusciva a stare nei 50 ed era disperato. Ha già fatto due ritiri alle Canarie, non sta scherzando.
E poi c’è Zakarin.
Kreuziger sarà importante anche per lui, perché gli fa comodo una figura di esperienza. Ilnur ha trascorso tutto l’inverno a Cipro, mai sotto i 20 gradi. E’ sereno, tranquillo. E’ arrivato bello magro. Se c’è morale, è già una bella cosa. Con Renat ho dovuto insistere, perché diceva che sono vecchi. Gli ho risposto che è impossibile trovare corridori giovani di esperienza. Speriamo di iniziare presto a correre.
Come è stato lo scorso anno il passaggio ad una professional dopo 11 anni nel WorldTour?
Mi sento come prima. Certo, gli stipendi sono più bassi, i corridori sono quasi tutti al minimo. Quello che guadagna di più è Zakarin, ma perché ha in appoggio un suo sponsor. Però lavoriamo come nel WorldTour. E’ un po’ come quando partimmo con la prima Tinkoff. Si fa fatica ad andare alla Tirreno con un leader di 23 anni, anche se alla fine Nekrasov ha fatto il suo arrivando 21°.
Tutto sul Giro?
Sono convinto che con Zakarin potremmo fare meglio di tante squadre WorldTour. Non siamo stati invitati allo Uae Tour, che per lui era perfetto, dato che ci sono una sola salita e poche curve. Ma se non ci inviteranno faremo del nostro meglio nelle corse cui parteciperemo.
Ti aspetti qualcosa dai giovani?
Spero tanto in Scaroni, che l’anno scorso non è riuscito a esprimersi. Ha ripreso a lavorare con il vecchio preparatore e si è sistemato bene. E poi abbiamo Cherkasov, che dovrebbe andare forte.
Da dove arrivano i giovani russi?
L’anno scorso avevamo la squadra di U23, poi non l’abbiamo confermata. In Russia sono rimaste 2-3 scuole di ciclismo. Una è quella di Kuznetsov, che però li spreme troppo presto. Sono sempre in ritiro, fino agli juniores fanno un record dietro l’altro, poi scoprono il mondo e scoppiano. In più le corse di juniores sono troppo facili. Se sono 75 chilometri fanno avanti e indietro in un circuito di 25, in cui si impara solo a spingere e non a guidare. Le strade sono poche e il traffico è aumentato. Quando correvo e tornavo su, 15 anni fa, non riuscivo ad allenarmi. Adesso è un po’ che non vado. Ultimamente veniva spesso mia madre, che è del 1939, ma sta impazzendo perché per il Covid non può muoversi.
Tuo figlio dice che finché ci sarà la mamma che cucina così bene, non andrà mai via di casa.
Voi non immaginate quanta verdura si mangi a casa mia. Mia moglie va dal coltivatore e quello raccoglie direttamente dall’orto ciò che lei vuole comprare. Ci credo che non se ne andrà mai, da noi si mangia troppo bene. Credo invece che mia moglie adesso sia contenta che io sia ripartito. Con la squadra sono abituato a comandare, a casa purtroppo non si può…