Tre anni dopo, lo stesso arrivo. Moscon è passato sul traguardo soffiando via la fatica e sorridendo. Quando si è fermato oltre le transenne, i compagni che arrivavano di volta in volta, si sono avvicinati salutandolo come un amico che finalmente ha ritrovato la strada. Mentre Innsbruck lasciava filtrare raggi di sole, dopo la neve sul Brennero. Inizio migliore per il Tour of the Alps era difficile disegnarlo.
Un quinto amaro
Nel 2018 era arrivato al mondiale sullo slancio della rabbia per l’espulsione dal Tour e grazie al lavoro sottile di Cassani. Nella Innsbruck che chiamava Nibali, ci pensò Gianni a tenere davanti la maglia azzurra. Lo Squalo mostrò il fianco dopo la caduta del Tour, l’intervento alla schiena e la ripresa miracolosa. Moscon provò a resistere al forcing di Valverde, ma alla fine non riuscì a tenere i primi. Anche oggi era al rientro, ma dalla caduta di Kuurne e la frattura dello scafoide, venuta all’indomani di quel bello scatto sul Grammont. Con lui stava lavorando da un paio di mesi Tosatto e le parole del tecnico trevigiano in una gelida serata a casa sua erano suonate profetiche.
La Liegi e il Giro
Anche stamattina, il Toso e Cioni raccontavano ai piedi del pullman. «Gianni sta bene – dicevano – ma certo questa è la prima corsa. E’ stato per due settimane sul Pordoi, si è allenato davvero bene. Da solo, c’era la sua ragazza. L’obiettivo è arrivare bene al Giro e la Liegi che correrà dopo questo Tour of the Alps sarà un bel passaggio verso Torino. Difficile possa pensare di vincere, ma anche lavorare per la squadra può essere un bel crescere».
Difficile capire se stessero bluffando o non si rendessero conto della motivazione del ragazzo, in ogni caso la fiducia era tanta.
Adesso Gianni è qua davanti, il baccano del podio rende difficile ascoltarsi. E’ sorridente ed ha finalmente addosso la voglia di raccontare.
Con questo rettilineo avevi un conto in sospeso…
Sono già passati tre anni. E’ bello vincere qui, abito a 200 metri. Conoscere le strade è stato importante, ma puoi avere in testa tutti gli attacchi del mondo, è la gara che decide.
Nel finale hai parlato con i compagni, l’attacco era previsto?
Sapevamo che fosse una tappa per attaccare e io sapevo di avere la mia chance. L’abbiamo interpretata bene e mi sono fatto in anticipo il regalo di compleanno. Ho seguito l’istinto, ho visto che eravamo al limite. Tutti vogliono vincere e stavolta è andata nel verso giusto per me. A volte provi e va male, a volte provi e funziona. Non vincevo dal 21 ottobre del 2018, al Tour of Guanxi. Era importante farlo ancora.
Quanto è stato duro doversi fermare per lo scafoide rotto?
Molto duro. Era una brutta frattura e c’è voluto tanto perché guarisse. Però non ho perso la voglia di lottare.
Tosatto ha dovuto insistere perché gli permettessero di portarti qui.
Toso ha sempre creduto in me, anche nei momenti peggiori. Quando parti sapendo che in squadra c’è chi crede in te, il morale è già un’altra cosa.
Tosatto crede in te e Cioni ti allena, sembra tutto perfetto ora…
Con Dario mi sono allenato i primi anni, ottenendo anche dei risultati inaspettati. Poi la voglia di strafare ti fa superare il sottile limite tra andare forte e non andare più. Io credo che mi sia successo questo. Tornare ad allenarmi con Dario è stato come tornare a casa. Ho ritrovato la leggerezza, la voglia di divertirmi sulla bicicletta. Perché il ciclismo è certamente fatica e sofferenza, ma in allenamento devi anche divertirti, sennò non vai avanti. Per cui dico grazie a chi ha creduto in me.
La svolta è stata davvero radicale: alimentazione e allenamento…
Al Team Ineos non c’è mai stato un vero regime alimentare, siamo abbastanza liberi di seguire la nostra dieta. Ma quando si vuole portare l’asticella più in alto, si pensa che limare quel mezzo chilo per far crescere il rapporto potenza/peso sia una cosa che funziona. Allo stesso modo fai una ripetuta di più in salita, ma arrivi al punto che tanto lavoro non dà più frutti e diventa controproducente. A me è successo questo. Pesavo poco, ma non spingevo.
Mentre adesso?
Ora mi alleno meglio e mangio meglio. Sono sempre stato un atleta potente, non ho bisogno di essere anoressico per andare forte in salita. E così ho ritrovato il mio spunto.
Ultimo pensiero per Nibali, anche lui con il polso malmesso…
Le fratture sono diverse, ma il Giro è vicino. Se possa tornare dipende dalla sua voglia di rischiare che cadendo la frattura possa riaprirsi. Ma è un grande campione, anche al 90 per cento può dire la sua e trovare la condizione durante il Giro. Sarà un avversario, ma gli auguro di guarire bene e di rivederci presto.
Domani è il tuo compleanno.
Ventisei anni. Stasera festeggerò con la squadra e poi vivrò alla giornata. Sono sceso dal Pordoi mercoledì e ho in programma la Liegi. Questi saranno giorni chiave, un bel blocco di lavoro per arrivare bene al via da Torino.