L’incidente è passato, Cataldo ha rimesso il numero

23.08.2023
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Cinque mesi sono lunghi da passare, soprattutto quando sai di aver davvero guardato la morte in faccia. In cinque mesi Dario Cataldo è tornato piano piano ad assaporare il gusto di rimettersi il numero sulla schiena, salire in bici e presentarsi alla partenza. E’ successo alla Bemer Cyclassics di domenica e per chi ricorda bene la sua storia, si è trattato di un successo pienamente all’altezza di quello, effettivo, di Mads Pedersen per il quale Cataldo ha lavorato finché ne ha avuto la forza.

Quella caduta alla Volta a Catalunya, per chi c’era e per chi ha visto le immagini, poteva essere il momento finale della carriera del lancianese, ma Cataldo non lo ha mai voluto, ha sempre scacciato via i dubbi.

«Ho lottato con questo pensiero con tutto il mio orgoglio – racconta – perché ogni corridore, ma direi ogni sportivo vuole essere padrone del proprio destino e decidere autonomamente quand’è il momento di chiudere, di voltare pagina e non farlo per colpa di un incidente. Tanti ci sono passati, da Malori a Pozzovivo per fare due nomi, poi con il tempo hanno preso strade diverse. Ma sono sempre scelte che si fanno a mente fredda e non per forza di cose. Io non volevo che fosse così».

Le immagini dell’incidente in Catalogna. Frattura di vertebra, costole, clavicola e acetabolo
Le immagini dell’incidente in Catalogna. Frattura di vertebra, costole, clavicola e acetabolo
Che sensazioni hai provato ad Amburgo?

E’ stato bello, un debutto col piede giusto nella gara giusta, dove non c’era una partenza infuocata per cercare la fuga. Ho lavorato oltre 130 chilometri per la squadra, mi sono messo spesso a tirare (foto di apertura), avrei anche potuto finirla, ma con l’ammiraglia abbiamo deciso che era meglio assimilare il lavoro fatto per il primo giorno di gara.

A che punto sei dopo 5 mesi senza gare e tanto lavoro di riabilitazione?

Sono contento pur sapendo che è dura. Dal punto di vista aerobico sono a posto, ma un po’ di forza manca, devo recuperare il giusto tono muscolare dalla parte dell’anca fratturata. Soffro gli sforzi corti e intensi, ma sono tutte cose che avevo messo in preventivo.

Com’è stato rientrare in carovana, alla vigilia avevi paura?

Un pochino sì, stranamente mi spaventava il rientro in gruppo, quei piccoli o grandi rituali che si fanno prima di ogni gara, invece mi sono accorto che è stato tutto naturale, come se quei 5 mesi fossero passati via. E’ stato molto semplice a dir la verità e questo mi ha dato coraggio.

Cataldo all’ultimo Giro d’Italia, è ancora evidente il busto che doveva portare dopo l’incidente
Cataldo all’ultimo Giro d’Italia, è ancora evidente il busto che doveva portare dopo l’incidente
In questi 5 mesi che cosa c’è stato di bello e di brutto?

Di bello sicuramente vedere tutti, ma dico tutti dalla famiglia agli amici, dalla squadra ai tifosi starmi vicini giorno dopo giorno nel mio cammino di ripresa, accompagnare ogni passo avanti verso il ritorno. Sentivo tanta forza arrivarmi da fuori e questo è stato importante. Di brutto paradossalmente proprio il fatto che ogni piccolo progresso sia sembrato infinitesimale rispetto alla “montagna” che dovevo scalare. Ogni tanto arrivava qualche incertezza, ma non volevo assolutamente mollare.

Il team quindi ti ha supportato al meglio?

Sempre. Il rapporto in seno alla squadra era già molto buono prima, ma devo dire che sin dall’inizio tutto lo staff medico ha preso a cuore la mia situazione e quando ho comunicato ai dirigenti che avevo ripreso ad allenarmi, mi hanno subito fatto avere una serie di proposte per programmare il mio ritorno alle gare. Ci tenevano a farmi rientrare bene e a farmi sentire parte dell’ingranaggio anche da fuori. Il lato professionale si è fuso con quello umano in una maniera che mi ha lasciato di stucco.

L’ultima vittoria di Cataldo, la più bella, al Giro d’Italia del 2019 battendo Cattaneo
L’ultima vittoria di Cataldo, la più bella, al Giro d’Italia del 2019 battendo Cattaneo
Ora si fa sul serio, visto che sei rimasto in Germania…

Sì, affronto il Giro di Germania da oggi fino a domenica, sapendo che sarà naturalmente più dura per me, in una corsa a tappe ci sono sempre la caccia alla fuga, i cambi di ritmo… Insomma diventa tutto più intenso e quindi so che ci sarà da soffrire, ma fa parte del gioco. Non so come il mio fisico reagirà, non nascondo che nella mente c’è sempre qualche piccolo dubbio e solo la strada potrà dissiparlo.

Ha un percorso che può andar bene per le tue condizioni, essendo appena rientrato?

Sono tracciati nervosi, che possono mettermi in difficoltà ma servono. Spero di andare il più avanti possibile, arrivare al traguardo finale sarebbe un altro grande passo avanti.

Il corridore abruzzese, qui con Pedersen, ha già il contratto per il 2024. Ora vuole sfruttare al meglio le gare di fine stagione
Il corridore abruzzese, qui con Pedersen, ha già il contratto per il 2024. Ora vuole sfruttare al meglio le gare di fine stagione
Dopo che cosa ti aspetta?

Farò il Giro del Lussemburgo, Plouay e poi la stagione italiana, andando avanti fino a fine stagione. La cosa importante è poter affrontare tutto questo con calma, avendo già il contratto per la prossima stagione. Questo mi consente di lavorare con tranquillità pensando alla piena ripresa.

Sinceramente, in questi mesi hai mai ripensato all’incidente, a come avresti potuto evitarlo?

Sapete, tante volte in 17 anni di carriera sono arrivati momenti in cui pensavi che bastava un metro avanti o uno indietro e saresti finito sull’asfalto rischiando la vita. Sono fatalista, tante volte l’ho scampata, ma quel giorno, a quell’ora toccava a me essere lì. Speri sempre che non accada, ma devi accettarlo se fai questo mestiere.