LILLE (Francia) – E’ certo che non ci sarà la bici da crono di Filippo Ganna sui rulli per il defaticamento post tappa, davanti al bus della Ineos Grenadiers. Il Tour de France non è iniziato nel migliore dei modi per i colori dell’Italia, anzi, degli italiani. Proprio Ganna è stato il primo a ritirarsi, il primo a lasciare la Grand Boucle. Ed è questo, ahinoi, il fatto del giorno.
Dall’altra parte c’è Jasper Philipsen che fa festa assieme alla sua Alpecin-Deceuninck. Tappa e maglia per il belga che, come sempre, ha potuto contare su un Van der Poel magistrale. Ma va detto che tutta la sua squadra era ben messa. Pensate, ne avevano cinque tra i 38 davanti dopo che si erano aperti i ventagli.






Visma attacca, Alpecin festeggia
Ventagli che sono stati propinati dalla Visma – Lease a Bike. A circa 17 chilometri dall’arrivo, in un tratto con vento piuttosto teso e laterale, la squadra di Vingegaard si era spostata tutta dalla parte opposta rispetto alla direzione del vento. Erano solo in tre paralleli davanti, segno chiaro che si voleva aprire un ventaglio, che era in corso un attacco. Come abbiamo visto dall’immagine frontale, con la velocità sul filo dei 70 all’ora, non abbiamo fatto in tempo a pensare: «Attenti che ora succede qualcosa», che nell’inquadratura successiva c’era già la spaccatura.
Una situazione che, incontrato per caso dopo il traguardo, ci ha confermato anche Jacopo Guarnieri, che di ventagli e strade da queste parti se ne intende.
«E’ davvero incredibile – ha detto Philipsen – questa decima vittoria è qualcosa che non dimenticherò mai. La prestazione della squadra è incredibile. Credo che siamo stati lì tutto il giorno. Io ero nervoso sin dal mattino, avevo in mente questa tappa e questa maglia. Ma sapevamo che poteva essere la nostra occasione, dovevamo “solo” stare davanti e così abbiamo fatto».
«La squadra è stata incredibilmente forte. Eravamo in tanti davanti, potevo fare gioco su di loro e dovevo solo completare l’opera. Negli ultimi 15 chilometri tutto è andato per il verso giusto. E negli ultimi due chilometri tutti gli spettatori, tutte le persone dietro le transenne, mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Avevo una forza extra grazie a questa adrenalina.
«La maglia gialla? Un sogno che si avvera. A casa ho già la maglia verde, ora avere la maglia gialla appesa da qualche parte sui muri sarà incredibile».






Milan, ci ripensa
Il 39° classificato, vale a dire il primo del gruppo inseguitore, è stato Jonathan Milan. All’arrivo era veramente deluso, quasi scocciato. Lui sì che era partito col piede giusto. Aveva infatti conquistato il traguardo volante.
«Dispiace – ci ha detto mentre tornava al bus – perché la gamba era buona. Poteva essere una bella occasione, per questo dà fastidio. Ero proprio lì quando si è aperto il ventaglio. Uno o due corridori davanti a me. Ho visto tutto chiaramente, ma pensavamo si chiudesse subito. Erano pochissimi metri. Poi un corridore della Groupama-FDJ ha fatto il buco e…
«Dietro tiravamo, ma non sempre e non tutti. Non capisco la Soudal Quick-Step, avevano Remco e Merlier si poteva chiudere finché erano vicini. Noi ci abbiamo anche un po’ provato, ma davanti andavano forte».
In effetti che la gamba fosse buona si capisce anche dalla lucidità con cui Milan racconta. Dal suo recupero. Altri ci sono apparsi più stanchi. Il gigante di Buja invece era bello presente, tranquillo. Di positivo c’è la consapevolezza che può fare bene.






Ganna, che dolore
Ci rispostiamo dunque nella zona della Ineos Grenadiers. Arrivano le ammiraglie. Cerchiamo di saperne di più da Oliver Cookson, uno dei direttori sportivi. Ganna era già nel bus. Era arrivato nel corso della tappa. Caduto dopo circa 52 chilometri, si è fermato poco dopo il centesimo chilometro di gara.
«Al momento – spiega Cookson – non posso aggiungere molto perché c’è lo staff medico sul bus che lo sta visitando. Sembra una botta alla testa, ma non si può dire nulla finché non si ha un referto del medico. Sulla salita di Mont Cassel lo abbiamo visto sfilarsi, poi abbiamo continuato a parlare con lui, cercando di farlo stare tranquillo, di vedere come andava. Se ci ha chiamato lui? No, anche perché dopo la caduta la radio non funzionava. Gli siamo stati vicini con la macchina, ma a un certo punto ha detto basta. Sentiva dolore. E se uno come Pippo sente dolore, significa che questo c’è».
La delusione è tanta, sia per lo staff che per i tifosi. Ganna aveva una gran voglia di fare bene e di vincere la crono di Caen in maglia tricolore.
«Purtroppo il ciclismo è uno sport duro – riprende Cookson – ore e ore di lavoro, mesi a prepararti, e Pippo lo aveva fatto benissimo, e tutto svanisce in pochissimo. La crono di Caen poteva essere una grande opportunità. Ma succede, come ci era già successo al Giro d’Italia 2020, quando perdemmo subito Thomas e dovemmo ridisegnare tutta la corsa.
«La perdita di Pippo non sarà facile da gestire. Lui è uno dei nostri corridori più rappresentativi e anche per i ragazzi era un riferimento. Ma il Tour è molto lungo. Ripartiremo in qualche modo. Certo che non siamo partiti bene. Siamo appena arrivati e devo vedere tutto, ma credo che ne avessimo solo uno nel primo gruppo».