Sport e impegno civile, ne parliamo con Jacopo Guarnieri

26.01.2025
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Jacopo Guarnieri ha appena terminato la carriera, una carriera che l’ha visto spesso prendere posizione su temi che andavano anche oltre lo sport. Nella sua bio su X c’è una bandiera arcobaleno, e sempre sull’ex Twitter si trovano contenuti, per esempio, sulla situazione a Gaza o sul 25 aprile. Insomma, su questioni che superano l’orizzonte del ciclismo.

Un’attenzione alle cose del mondo che però pochi suoi (ex) colleghi sembrano condividere, almeno in pubblico. L’abbiamo contattato per ragionare con lui su come possono stare insieme sport ad alto livello e impegno civile e politico. 

Jacopo Guarnieri si è appena ritirato dalle corse, dopo aver militato per Liquigas, Astana, Katusha, Groupama-Fdj e Lotto-Dstny
Jacopo Guarnieri si è appena ritirato dalle corse, dopo aver militato per Liquigas, Astana, Katusha, Groupama-Fdj e Lotto-Dstny
Jacopo, sei stato uno dei pochi corridori che si è esposto su questioni extra ciclistiche. Perché secondo te, c’è questo disinteresse in gruppo per quello che succede nel mondo? 

Credo che, come in qualunque altro lavoro, quando fai il corridore professionista sei nella tua bolla, e questo ti porta a dimenticarti un po’ di tutto il resto. Non ti concentri su quello che c’è attorno, che viene visto spesso come qualcosa di molto lontano dal tuo ambiente. Non credo che sia per cattiveria, è proprio solo il fatto che sei dentro quella bolla e a quel punto un certo distacco dal mondo “reale” diventa quasi inevitabile. 

Una domanda forse un po’ naif. Perché un corridore, magari al termine di una vittoria di tappa al Tour, non utilizza quell’immenso megafono mediatico per dire qualcosa di forte? L’unico esempio che viene in mente è Sagan dopo la prima vittoria al Mondiale.

Appena dopo una gara è un momento molto particolare, c’è l’adrenalina, la stanchezza, sei super concentrato su quello che hai appena fatto, non sei neanche lucido. Quindi credo che aspettarsi che un corridore in quel frangente dica qualcosa di extra ciclistico sia davvero complicato.  Un altro conto magari è quando si è più rilassati in hotel. Quindi nel dopo corsa direi che giustifico quasi tutti. 

Guarnieri nel giardino della sua casa tra le colline piacentine
Guarnieri nel giardino della sua casa tra le colline piacentine
E a parte il dopo corsa?

Ma anche lì non è semplice, specie durante le gare, perché è uno sport che ti prende moltissime energie mentali in ogni momento della giornata. Anch’io quando andavo alle corse ero sempre molto stanco, soprattutto nei grandi giri, quindi hai poca capacità di concentrarti su qualcosa che non sia il tuo lavoro in quel momento. Come dicevo prima viviamo in una bolla, che ti porta a disconnetterti con il resto. Sei vuoi sì, è un’occasione persa, ma funziona così. Poi è così un po’ in tutti gli sport, anzi in altri ci sono direttamente le federazioni che intervengono a bloccare certe dichiarazioni. 

A proposito, tu hai mai avuto limitazioni in questo senso, dalla squadra o dalla Federazione?

Qualche volta è capitato dalla squadra, ma niente di che devo dire. Un episodio limitato nel tempo e comunque niente di troppo grave. 

Guarnieri ha attaccato l’ultima volta il numero alla maglia il 7 agosto 2024 all’ultima tappa della Arctic Race of Norway: la sua milessima gara esatta tra i pro
Guarnieri ha attaccato l’ultima volta il numero alla maglia il 7 agosto 2024 all’ultima tappa della Arctic Race of Norway: la sua millesima gara esatta tra i pro
Puoi dirci di cosa si trattava? 

Preferisco di no. È normale che una squadra professionistica non voglia correre il rischio di far arrabbiare certi sponsor o anche certi potenziali sponsor. Perché ogni volta che ti esponi su qualcosa inevitabilmente pesti i piedi a qualcuno. In generale non è un ambiente in cui veicolare dei messaggi, anzi quello che viene chiesto, più o meno esplicitamente, è di non veicolare niente. La realtà poi è che tanti corridori non hanno opinioni su certe tematiche. 

Tu però le opinioni ce le hai…

Perché sono sempre stato un po’ diverso, sono cresciuto in un certo ambiente, da ragazzo andavo alle manifestazioni. Poi anche forse per un’aderenza musicale con un mondo un po’ di sinistra se vuoi. E in generale sono una persona curiosa. Sono contento di averlo fatto io più che prendermela con gli altri che non l’hanno fatto. 

Guarnieri, qui con Mosca, è stato uno dei corridori più estroversi del gruppo
Guarnieri, qui con Mosca, è stato uno dei corridori più estroversi del gruppo
Forse è più facile esporsi se non si hanno le pressioni di un capitano?

Assolutamente sì. Quando non sei costantemente sotto i riflettori e hai una platea più piccola hai meno pressioni, quindi anche più libertà, certamente. 

Come vedevano i tuoi colleghi le tue prese di posizione?

In realtà nessun ciclista guarda molto i social degli altri ciclisti. È successo una volta quando il Giro è partito dall’Ungheria e io avevo detto qualcosa sulla situazione politica in quel Paese. Poi tanti ragazzi in gruppo mi hanno detto che avevo fatto bene e mi hanno espresso vicinanza. Ma questo perché la notizia era uscita sui media, non perché l’avevo solo scritto sui social. 

Jacopo in una recente intervista concessa a Bici.PRO poco dopo il ritiro
Jacopo in una recente intervista concessa a Bici.PRO poco dopo il ritiro
Ora che sei un ex cambierà qualcosa per te in questo senso? Meno vincoli, più libertà? 

Adesso diventerò uno dei tanti, se prima avevo una nicchia, seppur piccola, ora non sarà più così e mi accorgo che sto usando i social ancora meno. Poi ora inizierò a fare il procuratore quindi è giusto che stia ancora più attento a come e quanto mi espongo, perché rappresenterò altri corridori e dovrò pensare anche a loro. Saranno loro al centro, non più io. In ogni caso non credo molto nell’attivismo online, come dicevo prima serve più a me, per riconoscermi all’interno di una comunità. Ma penso ci siano molti altri modi più efficaci per impegnarsi. 

Però quello che scrivevi lì poteva essere un esempio per altre persone, non credi? 

Può essere, ma la polarizzazione che c’è nei social non riesco più a tollerarla, dovremmo chiederci tutti quanti che senso ha usare questi strumenti se alla fine vengono usati più per dividere le persone che per dare messaggi positivi. X non lo uso più per la piega che ha preso, anche Instagram è tutto finto, quindi passa un messaggio negativo. Credo che fare un passo indietro e usarli meno può essere la cosa più rivoluzionaria da fare in questo momento.