Michele Gazzoli ha fatto capire che vincere gli piace e ci ha preso gusto. Una doppietta ha aperto e chiuso il suo Giro di Bulgaria (foto Instagram in apertura), da quando è tornato a correre ha messo insieme tre vittorie in pochi giorni di gara. Il momento più difficile, però, arriva ora, il corridore della Astana Qazaqstan deve confermare i suoi risultati e proiettare tutto sul prossimo anno.
«Dopo il Grand Prix de Plouay – spiega Gazzoli da casa sua – mi è venuta un po’ di febbre. Ora sto recuperando e preparo il Giro di Slovacchia, il finale di stagione sarà intenso, se tutto va bene metterò insieme tra i 20 e i 25 giorni di gara. Non male per essere partito a metà agosto».
Hai riallacciato il filo con la vittoria, confermandoti in Bulgaria.
L’obiettivo principale per un ciclista rimane sempre vincere, questi successi hanno riallacciato il filo conduttore. Avere i riscontri della gara serve molto dal punto di vista del morale e per continuare ad allenarsi bene. Diciamo che chiudono un cerchio, la frase “corri in settimana e la domenica ritiri il premio” non è mai stata così corretta.
Ma guardiamo al futuro, Gazzoli che tipo di corridore può diventare?
Sono un ragazzo giovane (classe 1999, ndr). Sicuramente non da corse a tappe e questo lo so anche io. Però ho da fare ancora tante esperienze, mi piacciono le classiche, le gare di un giorno. Sono ancora da scoprire in quel contesto.
L’anno scorso, prima dello stop avevi già fatto qualche esperienza da quelle parti…
Sì, ma chiaramente non ero nella condizione fisica e psicologica giusta. Nelle settimane delle gare in Belgio avevo preso il Covid e poi era arrivata la batosta dello stop.
Hai voglia di tornare da quelle parti al 100 per cento?
Le ho fatte praticamente tutte, sia da junior che da under 23: Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi Roubaix. Nei due anni da junior alla Gand sono arrivato entrambe le volte nono. Mentre al Fiandre terzo e secondo. Sono corse che mi piacciono parecchio e con le Fiandre ho un legame particolare, visto anche il mondiale vinto con Baroncini nel 2021 (dove lui è arrivato quarto, ndr).
Immaginiamo che tu abbia voglia di finire bene ora per proiettarti sul 2024 al massimo, no?
Come detto, questo finale di stagione serve per ritornare a correre, riprendere le sensazioni giuste e togliermi delle soddisfazioni. Ma la voglia più grande è quella di iniziare la nuova stagione.
Fare un inverno con la squadra anziché da solo…
Chiaramente, rivedere i compagni, andare a Calpe, pedalare insieme e ripartire. Sarà molto più frenetico, ma allo stesso tempo stimolante.
Questo inverno da solo hai avuto più tempo, cosa hai imparato?
A prendermi il giusto tempo per le mie cose e i miei momenti. Gli ostacoli ci possono essere, come un infortunio al ginocchio (il riferimento è al problema patito durante la preparazione in palestra nell’inverno del 2023, ndr). Tutto però va preso con freddezza, senza panico, c’è tempo per ogni cosa.
Delle corse del Nord cosa ti piace particolarmente?
L’ambiente, l’atmosfera e la tipologia di percorso. Sono gare mancate, perché nel 2022 è come se non ci fossi stato. Il filo, forse, si riallaccerà definitivamente quando tornerò da quelle parti. Mi piace il freddo, come si è visto all’Arctic Race, la primavera sarà il mio obiettivo numero uno del 2024.
Allora queste gare di fine anno servono proprio a questo?
Servono a tornare pronto e vivere le emozioni del ciclismo. Dopo la fine della stagione mi fermerò comunque, perché mi sono allenato e ho corso con continuità. Una pausa ci vuole, poi la testa sarà già ai primi ritiri, sono uno cui non pesa viaggiare, quindi potrei dire che non vedo l’ora di ripartire.