Fortunato in Spagna con una promessa: non solo le tappe

10.08.2024
4 min
Salva

«Come sto? Alla Vuelta Burgos ho trovato le risposte che cercavo». Lorenzo Fortunato ha da poco chiuso la sua corsa di antipasto alla Vuelta e da Madrid stava per tornare in Italia. Spesso gli aeroporti sono il luogo migliore per raccontare. L’attesa fa scorrere bene le parole. «Almeno – riprende Lorenzo – io torno a casa quattro giorni, c’è gente che da Burgos va a San Sebastian e poi diretta alla Vuelta».

Il corridore dell’Astana-Qazaqstan è soddisfatto: un secondo posto nell’unica tappa di salita, tra l’altro alle spalle del redivivo Sepp Kuss, e una gamba che risponde presente dopo un immenso lavoro fatto in estate.

Incontri all’aeroporto di Madrid! Fortunato è rientrato in compagnia di Davide Piganzoli. Entrambi erano a Burgos
Incontri all’aeroporto di Madrid! Fortunato è rientrato in compagnia di Davide Piganzoli. Entrambi erano a Burgos
Lorenzo, dicevi di buone risposte…

Sì, sono stato un mese in altura a Livigno: dal primo luglio al primo agosto. I primi 15 giorni proprio a Livigno con altri undici ragazzi della squadra. Poi ho fatto tre giorni in basso a casa e successivamente sono risalito ancora più su, a Trepalle, con i soli compagni della Vuelta.

Caspita un mese: però i risultati si sono visti…

Alla fine a Burgos c’era un solo arrivo in salita e stavo bene. Poi a crono ho sofferto un po’, mi sono difeso. Ma già al secondo giorno avevo perso del tempo in seguito ad un caduta e addio classifica. Ma l’importante comunque era correre. Non mettevo il numero dal Delfinato e bisognava tornare in gruppo.

Fortunato (classe 1996) si è difeso a cronometro, anche se ha pagato un bel po’
Fortunato (classe 1996) si è difeso a cronometro, anche se ha pagato un bel po’
Come hai lavorato in quel mese a Livigno?

Dopo il Delfinato sono stato otto gironi senza toccare la bici. Quindi riposo assoluto. Ho fatto comunque il campionato italiano, ma in appoggio ai compagni e quindi sono salito in quota. Nei primi 15 giorni ho fatto soprattutto ore e bassa intensità. Cercavo di andare verso Saint Moritz, per fare meno salita possibile, cosa non facile da quelle parti, ma restando in quota, sempre sopra i 1.500 metri. Nelle altre due settimane invece è aumentata la parte d’intensità. Facevo due giorni di carico e uno di scarico. E quando facevo scarico non uscivo.

E cosa facevi in quei giorni di recupero?

Per la precisione era un riposo attivo: un giorno alternavo la palestra e nell’altro una piccola passeggiata in quota, ma roba di 40′-45′ giusto per far passare il tempo. In palestra facevo la pressa per la forza resistente e lo squat per quella esplosiva. Maurizio Mazzoleni, il mio preparatore, ci tiene molto a portare avanti la palestra anche durante la stagione.

Lorenzo, ti appresti a fare per la prima volta il secondo grande Giro nella stessa stagione. Cosa ti aspetti?

Avevo voglia finalmente di provare fare il secondo grande Giro in un anno e testarmi. E poi sarà anche la mia prima Vuelta. E’ da tanto ormai che corro in Spagna, mi piace e mi piacciono le salite. Magari sono un po’ più corte rispetto al Giro, all’Italia, ma sono belle dure.

Verso Lagunas de Neila il bolognese ha attaccato e solo Kuss (in giallo sullo sfondo) lo ha battuto (foto Instagram – @gettyimage)
Verso Lagunas de Neila il bolognese ha attaccato e solo Kuss (in giallo sullo sfondo) lo ha battuto (foto Instagram – @gettyimage)
Con che obiettivi parti?

Non starò a stressarmi per la classifica, ma punterò alle tappe. O meglio, la vivrò giorno per giorno. La priorità comunque sono le tappe. Anche al Giro d’Italia ero partito così, solo che poi dopo la seconda frazione mi sono ritrovato quarto e da quel momento ho curato la classifica. Però credo che alla Vuelta senza Pogacar, Remco o Vingegaard ci saranno più possibilità. Più spazio.

Cosa intendi di preciso?

Senza un faro, un dominatore, ci sarà più spazio in generale: per le fughe, per la classifica, per attaccare. Tutto potrebbe essere un po’ più alla portata, senza uno o due dominatori che controllano la corsa costantemente. E un po’ si è visto al Delfinato come sono andate le cose senza di loro.

E’ la tua prima Vuelta, cosa ti hanno detto in merito a questa corsa compagni e colleghi?

C’è chi mi dice che sia più bella del Giro e del Tour. Che si vive con meno stress. Sicuramente si andrà forte e il percorso è più duro sia del Giro che del Tour. Già nella prima settimana c’è un arrivo in salita e altre due tappe toste. E dalla seconda in poi sono praticamente tutte frazioni dure.

Però ci arrivi bene dai. Come dicevamo a Burgos ci è voluto Kuss per toglierti il successo…

E questo mi dice che ho lavorato bene e che sono pronto per la Vuelta. In salita sto bene. A Burgos ho sofferto un po’ i cambi di ritmi, ma era normale dopo tanta altura. Anche se ho lavorato sull’intensità non puoi replicare certi ritmi. E poi erano mesi che non correvo. Quindi risposte buone. Ora ho quattro giorni di vero recupero. Oggi il viaggio, domani ancora niente, poi un paio di uscite tranquille e quindi si va diretti a Lisbona. Ne approfitterò per stare un po’ in famiglia e con Veronica, che a fine Vuelta diventerà mia moglie!