EDITORIALE / La sfida di Roglic e il copiare che non funziona

11.03.2024
5 min
Salva

La vera difficoltà per Roglic sarà ricreare attorno a sé i meccanismi che lo scorso anno, pur al rientro dall’infortunio, lo portarono a vincere la Tirreno-Adriatico, poi il Catalunya e il Giro. Ma si tratta davvero di una necessità?

La Visma-Lease a Bike, come la Quick Step degli anni migliori, è la squadra che rende forte chi vi arriva e priva di qualcosa chi ne esce. Alla Parigi-Nizza non deve essere stato facile per lo sloveno veder vincere Jorgenson, appena aggregato al team, e arrivargli davanti anche Kelderman che fino allo scorso anno tirava per lui. Il punto è capire se esista un modo diverso per raggiungere il successo. Oppure se il lavoro di Roglic e del suo staff, di cui fa parte anche l’allenatore Marc Lamberts, consista nel ricreare meccanismi che riconosce come vincenti.

Vingegaard, Kuss e Roglic: la concorrenza interna è di stimolo, ma può essere anche un freno (foto Jumbo-Visma 2023)
Vingegaard, Kuss e Roglic: la concorrenza interna è di stimolo, ma può essere anche un freno (foto Jumbo-Visma 2023)

La concorrenza interna

Conoscendolo, non servirà molto tempo perché il suo orgoglio torni a ruggire. In fondo ce lo auguriamo tutti, per la simpatia che Primoz ha saputo generare attorno a sé. Tuttavia il suo esempio ci porta a fare un passo indietro, tornando alle due tappe vinte da Vingegaard alla Tirreno.

Gli è stato chiesto per quale motivo abbia ritenuto di vincerle, avendo un obiettivo gigante come il Tour che lo attende. La risposta di Jonas è stata logica. Per dare un senso a tutto il lavoro, perché non si vive di solo Tour e non è detto che a luglio avrà la stessa condizione. Risposte ineccepibili, che tuttavia ne lasciano intravedere un’altra sullo sfondo: in quella squadra è meglio battere il ferro finché è caldo. Da un momento all’altro potrebbe emergere un giovane altrettanto formidabile, capace di portarti via lo scettro.

In quale altro team avrebbero lasciato andare via un capitano come Roglic, che nelle ultime 5 stagioni ha vinto tre Vuelta e un Giro? Neppure la Sky delle meraviglie si è mai privata dei suoi leader, arrivando a far convivere Wiggins, Froome, Thomas e Bernal. Quelli che sono andati via – Carapaz e Landa su tutti – non erano poi così formidabili.

Alla UAE Emirates verrà il momento in cui dovranno scegliere fra Pogacar e Ayuso?
Alla UAE Emirates verrà il momento in cui dovranno scegliere fra Pogacar e Ayuso?

Copiare non funziona

E’ lo sport dei cicli e ora dominano quello della Visma e della UAE Emirates . Chissà che anche in casa Pogacar non si debbano tenere gli occhi aperti per il crescere di Ayuso, che quanto a mordente e voglia di vincere non è certo inferiore a Tadej. In assoluto, la competizione interna fa parte dello sport ed è lo stimolo che spinge gli atleti a non sedersi sugli allori. Quello che con il suo modo sgangherato di esprimersi probabilmente Lefevere intendeva far notare ad Alaphilippe. Dalla vittoria di Imola 2020 ad oggi, il francese ha vinto appena 10 corse. Forse per il tempo che passa, certo per qualche infortunio di troppo, forse perché è venuta meno la spinta interiore.

Roglic non ha difetti di motivazione. Ha corse che vorrebbe ancora vincere e la voglia di dimostrare di non essere inferiore a nessuno. La differenza la farà con il metodo di lavoro, a patto di aver capito che i cicli altrui non sono replicabili, perché hanno dietro una storia e il pregio dell’originalità. Primoz ha portato con sé il suo coach, ma forse avrebbe potuto affidarsi a quelli della Bora-Hansgrohe. Il bello di cambiare sta anche nel provare strade nuove.

In anni non sospetti, lasciata la Quick Step per andare alla Cofidis, Elia Viviani ammise di aver perso troppo tempo per ricreare gli automatismi di un treno che non è mai stato all’altezza. Nei quattro anni successivi al 2019 (secondo e ultimo nel team belga, con 11 vittorie), il veronese ha messo insieme lo stesso numero di successi e su traguardi meno prestigiosi. I cicli altrui non sono replicabili e tutto sommato neppure le esperienze.

Cavendish ha voluto in Astana un piccolo spicchio di ambiente Quick Step: come vanno le cose?
Cavendish ha voluto in Astana un piccolo spicchio di ambiente Quick Step: come vanno le cose?

Il coraggio di cambiare

Abbiamo letto nell’intervista a Marcellusi, 23 anni e all’attivo la vittoria nel Trofeo Piva del 2023 (internazionale U23), che il suo 2024 per ora è stato più allenarsi che correre. Con la regia del team performance del VF Group-Bardiani-CSF-Faizanè, il romano ha fatto tre giorni di corsa a Mallorca, poi è andato sull’Etna in ritiro e tornerà in gruppo il 13 marzo, mercoledì, alla Milano-Torino. Poi Sanremo, Coppi e Bartali e, nell’ipotesi del Giro, forse un altro ritiro in altura. Per ammissione del corridore, lo staff ha deciso questo percorso prendendo spunto dalla programmazione dei team WorldTour.

Ci sorge un dubbio: Marcellusi è in grado di fronteggiare una programmazione così simile a quella di Pogacar e Van der Poel? Che cosa avrebbe potuto fare, seguendo un cammino più tradizionale, nelle tante corse che si sono svolte finora?

I cicli e le esperienze possono servire come ispirazione, ma non si copiano e sono impossibili da replicare. Cavendish ha voluto il diesse Renshaw, l’allenatore Vasilis Anastopulos e il leadout Morkov: come Viviani, sta dedicando tempo a inseguire uno schema che nella squadra attuale non funziona? Per ora i risultati sono al di sotto delle attese. Dopo il ritiro in Colombia, i progressi sembrano essersi interrotti. Forse anche lui, come Alaphilippe, deve fare i conti con il tempo che passa e magari con una minore spinta interiore. Per Roglic non è così, non dovrebbe. Crediamo che Primoz arriverà a conquistare ancora qualcosa. Perché ha iniziato tardi, sa adattarsi e il tempo gli è amico. E soprattutto negli occhi ha ancora il sacro fuoco.