A volte della Visma-Lease a Bike e persino della UAE Emirates, vale a dire la seconda e la prima squadra del ranking UCI, è stato detto che senza i campioni di vertice sono poco vincenti. Ma è davvero così? Se della squadra di Pogacar abbiamo già parlato, stavolta con Wladimir Belli ci concentriamo sui “calabroni” olandesi.
L’ex professionista e oggi commentatore tecnico di Eurosport è convinto che la Visma abbia due cardini, ma intorno la qualità c’è. Ed è tanta. Inoltre la squadra di Richard Plugge si sa anche rinnovare. La prova freschissima è Matteo Jorgenson, nuovo acquisto, che ha vinto la Parigi-Nizza.
In più aggiungiamo un dato che parla della crescita e della “rosa profonda”: nel 2023 la Visma ha vinto con 14 corridori diversi, la UAE con 17.
Due cardini
«La Visma-Lease a Bike – dice Belli – è impostata su due grandi corridori: Wout Van Aert per le classiche e Jonas Vingegaard per le corse a tappe. Certamente questi sono i fari, ma intorno ci sono tanti altri ottimi corridori. Hanno Laporte, che ha vinto la Gand anche se con l’aiuto di Van Aert ed è campione europeo.
«E poi anche se dovessero vincere “solo” una classica monumento con Van Aert e il Tour con Vingegaard sono a posto per l’intera stagione. Magari in tal senso Van Aert dovrebbe essere un filino più vincente. Perché lui c’è sempre, s’impegna, ma poi quell’altro, Van der Poel, è un cecchino e vince».
E’ chiaro che con corridori così tanto più forti e che danno garanzie – si veda Vingegaard, ma anche Pogacar – i compagni anche se sono dei campioni si ritrovano a fare i gregari. Ed è uno dei motivi per cui Roglic ha deciso di cambiare squadra. Alla Tirreno abbiamo visto tirare da lontano Kruijswijk e Van Baarle, gente che è salita sui podi di grandi Giri o ha vinto la Roubaix. Ci sta che poi certi campioni inevitabilmente catalizzino l’attenzione.
Rendere al massimo
Belli poi tocca un altro paio di tasti davvero importanti: la capacità di rinnovare la squadra e soprattutto quella di fare rendere al meglio i corridori. Questo è possibile con una buona campagna acquisti e con un settore giovanile molto curato, anche nella ricerca dei talenti. Abbiamo visto per esempio il fondista norvegese Jorgen Nordhagen.
«La Visma è una squadra – prosegue Belli – che quando prende i corridori gli riesce a far fare il salto di qualità. Penso per esempio a Laporte. Alla Cofidis non era così, andava forte, ma non in questo modo e con questa costanza. Un altro esempio recente è Jorgenson. Alla Movistar era un giovane di buone prospettive, qui è già un vincente. E credo sarà la stessa cosa con Cian Uijtdebroeks. E poi hanno Koij, Tulett…
«Però, questo aspetto vale per un po’ tutti i top team attuali. La Ineos-Grenadiers in questo momento sta facendo un po’ più di fatica, ma di base stanno lavorando bene con i giovani. UAE Emirates solo quest’anno ha messo dentro Morgado e Del Toro e guardate come vanno».
Forza e tattiche moderne
Un altro aspetto che può indurre al pensiero “oltre i grandi niente”, c’è anche il modo di correre di queste squadre. Ma se tocchiamo questo tasto in qualche modo torniamo al punto di prima: vale a dire che è “normale” che campioni di un certo calibro finiscano per catalizzare attenzioni ed energie.
Con un Vingegaard in questa condizione come si fa a lavorare per un Uijtdebroeks? La differenza è troppo netta. Le garanzie che dà il danese troppo superiori. E c’è un altro aspetto: i punti UCI oggi sono vitali.
«Il ciclismo è cambiato – spiega Belli – guardiamo alla frazione del Petrano. Se fosse stata disputata ai miei tempi e io fossi stato in maglia, tanto più dopo aver già vinto una tappa, avrei lasciato andare la fuga. Avrei lasciato tirare altri e se proprio si presentava l’occasione magari avrei pensato alla tappa. Vingegaard invece ha voluto vincere lo stesso. E forse è anche giusto. Il pubblico vuole lo spettacolo, vuole i migliori e non la corsa nella corsa. A Campo Imperatore lo scorso anno aspettavano i big».
Troppo forti?
Non sempre però essere i più forti, corrisponde ad adottare le tattiche migliori. Pensiamo alla Omloop Het Nieuswblad. La Visma-Lease a Bike, come ci ha raccontato anche Affini, ha lavorato alla perfezione fino all’esplosione della corsa e dei ventagli, ma poi ha rischiato di perdere. Alla fine davanti erano due: Tratnik (Visma) e Politt (UAE). Avevano il 50 per cento di possibilità a testa, mentre la Visma era nettamente più forte.
«Succede anche questo – commenta Belli – quel giorno magari gli è andata di lusso, ma… Primo: avevano talmente tanta energia più degli altri che avrebbero vinto con altri corridori. Secondo: questo è il vantaggio di avere comunque un Van Aert in gara. Se lui è tanto marcato, si può dare spazio ad altri e correre di rimessa».