Il debutto “rosa” di Piccolo tra accoglienza super e fiducia totale

17.08.2022
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Andrea Piccolo ha già archiviato la sua prima gara, il Tour de l’Ain, con la EF Education-EasyPost. Il giovane corridore lombardo è passato in tempi rapidi nel corso dell’estate dalla Drone Hopper-Androni, team professional, alla squadra americana, team WorldTour.

Pino Toni, il suo coach, dice il motore è tra i più grossi che ci siano in Italia. Il team manager Jonathan Vaughters lo ha definito come il miglior talento italiano. E Giovanni Ellena che lo ha avuto tra le mani solo per poche settimane, per non dire giorni, gli ha visto fare allenamenti “da fenomeno”.

Il lombardo (classe 2001) ha mostrato subito forza e personalità (foto Instagram)
Il lombardo (classe 2001) ha mostrato subito forza e personalità (foto Instagram)

Gerarchie in gruppo

E allora sentiamo Piccolo stesso. Andrea in questi giorni dopo il Tour de l’Ain è tornato a casa, in attesa di ripartire per le prossime gare.

«Le cose vanno bene, dai… Finalmente – dice Piccolo – stanno girando per il verso giusto. Come è stato il primo impatto con la EF? Sicuramente si è notata la differenza che si ha nello stare in una WorldTour. Si vede una diversa organizzazione e anche in corsa si ha più possibilità di stare davanti. Vedi meglio la gara e altrettanto meglio la puoi impostare. E sei supportato dall’inizio alla fine».

Non è la prima volta che sentiamo parole di questo tipo da parte di corridori che dalle professional passano alle WorldTour, o viceversa. Ma cosa s’intende di preciso? E perché? Secondo Piccolo c’è una sorta di gerarchia da rispettare. Gerarchie che partono e coinvolgono anche le continental.

«Quando ero alla Colpack, una continental, e facevamo le corse più importanti eravamo sempre dietro, al massimo a centro gruppo. E lì sentivi tutti i rilanci, ti prendevi tutta la bagarre. Con la professional vai un po’ più avanti. O almeno ci vai dopo che è partita la fuga. Con la WorldTour sei davanti. Che poi sono posizionamenti che si vedono anche alla televisione.

«Quel che cambia dunque sono le energie risparmiate. Fare 200 chilometri davanti, dove si va più regolari, dove si vede meglio l’andamento della corsa, e di conseguenza puoi fare qualcosa e ragionare, è diverso che stare dietro. E’ diverso che prendere le “frustate” e spendere un bel po’ di energie in più.

«Magari c’è un momento in cui avviene un attacco e stando davanti tu lo vedi, lo gestisci. Se invece non te lo aspetti spendi più energie e sei sempre costretto a tirare, a rincorrere».

Andrea Piccolo (al centro) con i suoi nuovi compagni della EF al Tour de l’Ain (foto Instagram)
Piccolo (al centro) con i suoi nuovi compagni della EF al Tour de l’Ain (foto Instagram)

Accoglienza top

In EF Education-EasyPost Piccolo è stato accolto alla grande. E quando gli facciamo notare quel che ci ha detto Vaughters circa il suo talento, Andrea fa un sorriso…

«Ho avuto un bell’impatto con la nuova squadra – spiega Piccolo – e anche con Vaughters e con Wegelius (il direttore sportivo, ndr). Li ringrazio entrambi per la fiducia che mi hanno dato, ma spetta a me dimostrare quel che valgo. A parole sono bravi tutti!

«Per ora ho fatto vedere qualcosina con la Drone Hopper-Androni e già nella prima tappa del Tour de l’Ain con loro. Poi sono caduto e la sfortuna mi ha un po’ condizionato nei giorni successivi. Però avevo già l’opportunità di fare bene».

In pratica sin da subito in EF hanno detto si poteva fare la corsa per Piccolo. Lo hanno visto brillante e gli hanno dato in mano “le chiavi” del team.

E quando Andrea dice che una WorldTour ti supporta dall’inizio alla fine ecco cosa intendeva: «Premesso che sono sensazioni che hai e che avverti vi faccio un esempio.

«Durante la seconda tappa del Tour de l’Ain, visto come ero andato nella prima (era stato nono, ndr), si faceva la corsa per me. C’era una discesa e così ci siamo compattati per affrontarla davanti. Una volta in fondo, terminati i pericoli, ci siamo rilassati e mi sono fermato per fare pipì. L’ho detto alla radio. Quando ho messo piede a terra un compagno si è fermato ad attendermi senza che nessuno gli dicesse nulla».

Per Piccolo questa è musica nelle orecchie. Non è pressione che si fa sentire e diventa un blocco. «Ma pressione che fa piacere – dice lui stesso – e che trasformo in adrenalina».

Ad Alberobello Piccolo ha fatto il pieno di emozioni: il ritorno in corsa, l’abbraccio dei suoi cari e in serata la chiamata del procuratore
Ad Alberobello Piccolo ha fatto il pieno di emozioni: il ritorno in corsa, l’abbraccio dei suoi cari e in serata la chiamata del procuratore

Svolta nella svolta

Da come si era messa sin dall’anno scorso le cose stavano andando di male in peggio. I problemi fisici, la rescissione del contratto con l’Astana. Il ritorno tra gli U23, l’approdo alla Gazprom-RusVelo che ha chiuso i battenti.

Poi un raggio di luce con la Drone-Hopper, che diventa un sole potente con la rosea maglia della EF Education-EasyPost.

 

«Il primo contatto con la EF – racconta Piccolo – è nato la sera stessa del campionato italiano. Mi ha chiamato Acquadro e mi ha detto che c’erano due o tre possibilità di andare in una WorldTour. Il primo giorno di riposo del Tour ho parlato con loro e prima della fine della Grande Boucle si è definito il tutto. Poi il contratto l’ho firmato ad agosto, chiaramente».

Quel giorno dunque ad Alberobello Piccolo ha vissuto un turbinio di emozioni. Andrea era già emozionato per il quarto posto al tricolore, ma non sapeva che le sorprese non erano finite dopo l’arrivo.

Andrea Piccolo
Il corridore di Magenta è stato azzurro anche nelle categorie giovanili. Chissà che Bennati (o Amadori) non lo prendano in considerazione…
Andrea Piccolo
Il lombardo è stato azzurro anche nelle categorie giovanili. Chissà che Bennati (o Amadori) non lo prendano in considerazione…

Sognando il Lombardia

Piccolo va forte un po’ su tutti i terreni, ma lui si sente soprattutto scalatore. Il suo calendario passa per la trasferta americana: Maryland, le prove canadesi e quindi le gare del calendario italiano, fino al Lombardia.

«Beh – continua Piccolo – il Lombardia è duro e certe corse non si vincono per caso, ma con le gambe. Alla fine se ci si arriva senza pressione e se dovessi avere una buona giornata… Su carta è adatto a me.

«Io sostanzialmente farò corse di un giorno e sto andando forte, ma per mostrare meglio i miei valori serve correre di più e nell’ultimo anno ho gareggiato poco. Per mostrare davvero il valore serve fare corse a tappe e fare una stagione piena».

L’avventura di Piccolo sembra davvero essere iniziata sotto una buona stella. Speriamo che per questo ragazzo si possa raccontare di grandi successi. Il primo approccio è stato buono. Nel team c’è già un altro corridore italiano con il Dna da campione nel sangue, Alberto Bettiol.

«Alberto ancora non l’ho visto – conclude Piccolo – ma non vedo l’ora di iniziare a correre e lavorare con lui».

«Magari anche in nazionale?», lo incalziamo… «Eh – sospira – magari anche in nazionale».