Quando nella tappa di Longwy, due giorni fa, ha capito che Pogacar avrebbe messo il suo timbro, Samuele Battistella ha preso il cane ed è andato a farsi una passeggiata. La tappa era una di quelle che il veneto aveva cerchiato di rosso nei giorni di vigilia a Copenhagen, prima che il medico gli desse la brutta notizia.
«Ero partito dall’Italia avendo fatto il tampone – racconta Samuele (in apertura nella foto Astana/Getty) – ed ero a posto. Lassù ci hanno fatto prima i controlli del sangue, poi il tampone molecolare. Ero in camera a guardare il libro di corsa, quando il medico mi ha chiesto di scendere. Sono andato in paranoia. Ho pensato che non potessi essere positivo, perché ero stato attentissimo. Non avevo neanche visto gli amici. Invece la notizia era proprio quella. In più avevo un indice di positività molto alto e non se la sono sentita di farmi partire per tre settimane di corsa a quel modo. Il contrario di Jungels, che evidentemente era meno positivo e comunque corre per una squadra francese. Per cui sono tornato sopra. Ho richiuso la valigia e sono tornato a casa».
La mazzata tricolore
All’aeroporto lo ha accompagnato il massaggiatore Ballerini con il furgone Volkswagen a 9 posti dell’Astana Qazaqstan Team. Lui davanti con la mascherina Fpp2 e Samuele in fondo con mascherina identica. Finestrini tutti aperti e alta velocità per non rischiare niente. Il racconto fa sorridere, ma a tratti si mischia con il ricordo delle attese sul Tour durante i giorni di ritiro sul Pordoi, quando tutto sembrava possibile. Quando raccontava che sarebbe sceso pochi giorni prima dei campionati italiani in Puglia, per giocarsi anche quella carta.
«Invece – sorride amaramente – c’è scappata un’altra mazzata. Sono arrivato terzo, ma ho sbagliato tutto il finale. Dovevo attaccare in salita, perché sentivo di stare bene. Nei discorsi che si fanno dopo l’arrivo, ho capito che gli altri erano tutti giusti. Io sentivo la gamba, ma invece di attaccare come faccio di solito, ho aspettato e buttato un’occasione che non sarà facile da ricreare. Credevo che avrei sofferto di più il passaggio dal Pordoi alla Puglia. In realtà ho sofferto il caldo, ma i watt e i battiti erano quelli giusti. E’ stata una… cappellata tutta mia. E non è che la botta del Tour l’abbia cancellata, si è sommata. Nei primi giorni che non potevo uscire e dovevo restare chiuso in camera (sorride, ndr), credo di aver avuto un po’ di depressione».
Più che altro dispiacerebbe buttare la condizione trovata…
Ho faticato tanto per andare al Tour. La forma c’è ancora, magari è un po’ calata. Diciamo che ho riposato e ora va ritirata fuori la gamba. Sto cercando di mantenere la forma con uscite blande di tre ore e un po’ di palestra in attesa di avere il via libera per riprendere sul serio.
Hai già un obiettivo su cui concentrarti?
Stiamo definendo un programma. Non so bene quale sarà la gara del rientro, è ancora tutto da definire, ma potrei fare tutte le corse spagnole fino alla Vuelta. Se ho un obiettivo, riesco a seguire bene tutti i lavori.
Hai letto nei giorni scorsi le parole di Chicchi su di te?
Certo che ho letto. Francesco è stato per me un grande direttore sportivo, perché ha occhio ed esperienza. Uno che ha vinto così tanto da professionista è un ottimo riferimento per dei corridori giovani e credo che l’anno con lui sia stato il migliore negli U23. Eravamo quattro amici, con Sobrero, Konychev e Mozzato.
Ti aspettavi che proprio Mozzato andasse così bene al Tour?
Ho sempre creduto in Luca, perché ha capacità di correre che altri non hanno. Se guardiamo i miei watt e i suoi alla fine di una corsa del Nord, lui spenderà sempre meno. Ha una capacità di limare davvero speciale. Quando deve essere davanti, sui muri o sul pavé, Mozzato c’è.
Stati sentendo i compagni in Francia?
Sento a volte i compagni. Ho sentito Lutsenko per sapere se stesse bene dopo la tappa del pavé, ma non li chiamo ogni giorno. Il Tour è già stressante per dover rispondere anche a me.
Da martedì in bici?
Lo spero, mi sento bene. Ho avuto un po’ di raffreddore, ma in bici mi sento già bene. Comunque sia è andata, voglio pensare ai prossimi obiettivi. Quello che mi scoccia è non aver ancora vinto, speriamo di cancellare subito almeno questo.