SAN VALENTINO BRENTONICO – Le strade del Tour of the Alps ce lo hanno fatto scoprire qualche anno fa e lui in questi giorni ci ha rinfrescato la memoria con le sue azioni in montagna. Jefferson Cepeda ieri sull’ascesa che portava al traguardo di San Valentino di Brentonico ha acceso la miccia raccogliendo un terzo posto che probabilmente meritava di più.
E’ contento tuttavia lo scalatore 24enne perché è come se avesse ricominciato quasi da zero. Cepeda è ripartito dalla EF Education-EasyPost lo scorso agosto quando la Drone Hopper, certa ormai del forte ridimensionamento, lo ha lasciato libero di andare altrove. Solo quattro gare negli ultimi mesi del 2022 giusto per ambientarsi nel team statunitense, ma la prima vera stagione si può considerare quella attuale.
All’attacco
Per parlare con il piccolo ecuadoriano (1,64 metri di altezza per 56 chilogrammi) abbiamo atteso il post tappa e che scendesse dal podio delle premiazioni. Al “TotA” Cepeda guida la graduatoria dei GPM e davanti a sé ha ancora il terreno, tra oggi e domani, per replicare o migliorare il piazzamento di ieri.
«E’ stata una corsa molto buona – spiega – perché nel finale avevamo buone gambe. Abbiamo provato qualcosa di importante attaccando a quattro chilometri dalla fine. Non siamo riusciti a conquistare la tappa, ma siamo contenti del risultato. Il mio lavoro è sempre in funzione di Hugh (Carthy, ndr) ma l’idea era di fare faticare la Ineos, facendoli uscire allo scoperto. Dovevo un po’ smuovere le acque. In parte ce l’abbiamo fatta. Nel finale di tappa la Bora-Hansgrohe ha seguito la mia iniziativa e ne ha approfittato con Kamna prima e con Vlasov poi, che mi ha saltato negli ultimi metri (i due si sono piazzati rispettivamente primo e secondo al traguardo, ndr)».
Scoperto da Savio
Cepeda è uno dei tanti ragazzi scoperti da Savio in Sud America: l’ingaggio nel 2020 nell’allora Androni Giocattoli diventata poi Drone Hopper e poi sprofondata per le note vicende. Jefferson si è trovato a passare da una formazione professional con ambizioni importanti ad una formazione WorldTour che il proprio dovere lo fa sempre ogni anno.
«La Drone Hopper – ricorda – era una squadra molto valida, dove ho appreso molto e dove c’era tantissimo talento grazie a Gianni Savio. Proprio lui mi ha dato la possibilità di correre prendendomi giovane da una piccola formazione ecuadoriana. Ho imparato a correre, soprattutto nei finali di gara o nei momenti più concitati. Ad esempio nel 2021 mi aveva portato qui al Tour of the Alps dove ho vinto la maglia bianca di miglior giovane, chiudendo al quarto posto assoluto. E’ merito di Gianni se conosco molto bene questa gara. Infatti adesso mi stanno tornando comodi i suoi insegnamenti.
«Adesso invece – continua – sono in una squadra grande dove mi trovo bene. Speravo che il WorldTour fosse un po’ meno difficile, ma mi sono adattato molto bene con la EF. I miei compagni sono stati grandiosi nell’aiutarmi nell’inserimento. Credo di aver fatto un passo in avanti, ma non mi sento più forte di prima. Sono contento del percorso di crescita che sto facendo. Non so cosa potrò fare perché mi sto riscoprendo nuovamente».
Per sé e per l’Ecuador
Cepeda è pronto a correre il suo quarto Giro d’Italia. Il Tour of the Alps è l’ultima frazione di avvicinamento, ma i suoi obiettivi sono votati sia alla causa di Carthy, capitano designato alla corsa rosa (ed attualmente secondo nella generale del “TotA”), sia a quella della sua patria.
«Adesso voglio fare molto bene al Giro – prosegue – l’intenzione è quella di puntare alle tappe. La classifica la cureremo con Hugh ed io sarò in suo supporto con tutto il resto della squadra. Gli obiettivi della seconda parte di stagione li vedremo dopo, a fine Giro. Stiamo correndo bene in generale, sempre davanti e questo è importante per tutto. Ora voglio difendere la maglia azzurra, sperando di portarla fino alla fine. L’obiettivo principale resta comunque la generale però vincere la classifica degli scalatori sarebbe ugualmente un buon punto a nostro favore».
«Siamo pochi corridori in Ecuador – conclude con un sorriso – ma tutti forti. Qui alla EF siamo in tre. Oltre a Carapaz che è il più famoso di noi, c’è anche Jonathan Caicedo, che vinse la tappa dell’Etna al Giro 2020. Naturalmente sono molto felice di rappresentare il mio Paese insieme a loro. Vogliamo essere presi da riferimento dai nostri giovani. Mi piacerebbe che in futuro ci fossero sempre più corridori ecuadoriani grazie a noi. Anzi spero che questo avvenga nel giro di pochi anni».