Quarto posto il primo giorno, terzo il secondo, poi Giacomo Nizzolo ha dovuto mollare la presa, perché l’Etoile de Besseges si stava facendo dura e non avrebbe avuto troppo senso tener duro. Pochi sapevano dei suoi problemi fisici fra dicembre e gennaio e quel che aveva ottenuto era già buono così.
«Pedalavo sul lungolago – racconta il campione italiano e d’Europa del Team Qhubeka-Assos – quando ho preso una buca. Non mi sono accorto che era scesa la catena e quando sono ripartito la pedalata a vuoto mi ha fatto sbattere il ginocchio sul manubrio. Che male! Un colpo fra la rotula e il vasto mediale, più sul ginocchio però. Non so come sono rimasto in piedi, ma di fatto ho dovuto fermarmi per venti giorni. Lo sapete cosa vuol dire fermarsi fra dicembre e gennaio, no? Adesso sono qua a metterci le pezze, per cui sono contento di come ho cominciato. Il primo giorno ho fatto un bel piazzamento, considerando lo strappo nel finale. E poi ho fatto una bella volata…».


Non è proprio il modo migliore per cominciare la stagione da campione d’Europa e d’Italia…
Però sono super motivato e queste maglie danno una bella carica. Certi intoppi fanno dispiacere, chiaro che vorrei già essere al 100 per cento. Ma visto che devo ricostruirmi un po’ di base, adesso farò Almeria, poi Uae Tour perché ho bisogno di correre. E magari poi ragioniamo se prendermi un periodo per allenarmi a casa prima della Parigi-Nizza.
Se hai perso 20 giorni e fai quei numeri a Besseges, tanto male però non sei messo…
Il lavoro di base infatti era buono, a dicembre ho sempre lavorato, ma non sono ancora io. Lo sento. Quando siamo arrivati alla volata il secondo giorno, sono stato costretto a partire troppo presto. Pelucchi mi aveva portato al posto giusto al momento giusto. Solo che c’è stata la caduta alla rotonda e ai 250 metri ero già davanti. Eravamo contro vento e il rettilineo tirava leggermente, ero troppo lungo. Ugualmente mi sono messo in carena e ho fatto lo sprint. E’ già tanto che due come Bouhanni e Laporte non siano riusciti a saltarmi, ma contro gli altri due ho potuto fare poco.


Dopo hai guardato i dati del misuratore di potenza?
Mi è bastato riconoscere le mie sensazioni, ho capito subito di aver fatto un’ottima volata. Sentivo i piranha alle gambe…
Insomma, il programma era di partire subito a tutta?
Volevo essere così forte da arrivare alla Sanremo quasi in calando, nel senso di arrivarci senza mezzo dubbio sul fatto di essere davvero al massimo. Dato che però non avrei mollato, perché comunque Fiandre e Roubaix sarebbero stati comunque nel mirino, magari questo piccolo ritardo mi farà arrivare più fresco al Nord. Poi vedremo come preparare Giro e Tour. Voglio che la mia maglia si veda tanto anche in Italia.
A proposito di Sanremo, pare ormai certo che non si farà il Turchino e forse farete lo stesso percorso piemontese del 2020…
A me l’anno scorso piacque molto. Il nuovo percorso non ha snaturato la corsa, sono arrivati due da soli e dietro il gruppo a pochi secondi. Certo è diverso. Un conto è arrivare in Riviera a 150 chilometri dall’arrivo e fare tutto quel bel tratto lungo il mare, altra cosa arrivarci ai meno 30 che il mare non fai neanche in tempo a vederlo. Se poi non c’è il Turchino, spero che l’alternativa non sia troppo dura. L’anno scorso si fece il Colle di Nava, che è quasi 1.000 metri. Un conto è farlo ad agosto, altro a marzo, quando potrebbe essere davvero freddo.
Lo scorso anno ci eravamo salutati dicendo che si stava costruendo un gruppo Nizzolo: come procede?
Pelucchi farà il mio stesso programma. Mi fido molto di lui, lo conosco da quando avevamo 7 anni, ma non correvamo insieme dai tempi della Trevigiani under 23. Poi ci saranno Walscheid, Hansen e Gogl comunque votati alla mia causa. In realtà il progetto Nizzolo era già iniziato l’anno scorso con Riis, che mi aveva fatto sentire tanta fiducia. Prima della Sanremo facemmo addirittura un ritiro. E’ vero che era prima della ripartenza, ma una parte di quella esperienza si può salvare. Nulla vieta dopo la Parigi-Nizza di andare qualche giorno a provare il percorso della Classicissima.


Cosa ti è parso di Aru?
In ritiro l’ho visto sereno e in palla, sembrava stesse bene. Sembrava perché quando cominciavamo le salite, lui spariva davanti. Si è inserito subito, siamo un bel gruppo. Quando si è trattato di prenderlo, mi hanno chiesto che cosa ne pensassi e ho detto che valeva la pena, perché ha ancora tanto da dare. A Lugano non ci alleniamo insieme, soprattutto perché lui va in cerca di salite e io no davvero. Venirsi incontro per fare mezz’ora di strada non vale la pena.
Uae Tour per provare a vincere?
Sempre, credo di averlo dimostrato. Io ci provo sempre e poi comunque sarà un’ottima occasione per provare il treno.