In Belgio hanno promesso di non farsi la guerra. E se sarà davvero così, per tutti gli altri sarà un bel guaio. Stiamo parlando di Wout Van Aert e Remco Evenepoel, che nella conferenza stampa hanno ricostruito il post gara di Leuven 2021, ammettendo di aver rilasciato entrambi qualche dichiarazione di troppo. Hanno giurato di averne parlato fra loro e che quest’anno le cose andranno diversamente. Il botta e risposta che hanno inscenato ha avuto effettivamente il sapore di un’alleanza stretta col sangue.
La santa alleanza
«Vogliamo vincere come Belgio – ha spiegato Evenepoel – conosco le capacità di Wout, lui conosce le mie. Possiamo lavorare insieme perfettamente nel finale».
«Se corriamo insieme – ha fatto eco Van Aert – abbiamo solo maggiori possibilità di vincere. Normalmente ho uno sprint migliore di Remco, così lui potrà anticipare. Ma non troppo presto. Entrambi dovremo sfruttare la possibilità di arrivare in due nel finale. Dobbiamo tenerci entrambe le opzioni».
«Sono d’accordo con Wout – ha sottolineato Evenepoel – meglio restare insieme il più a lungo possibile e non sprecare le forze in modo stupido. Il percorso non è facile, sarà un continuo girare in cui la fatica sarà decisiva. Molti occhi saranno puntati su di noi, ma dobbiamo mantenere la calma e lavorare insieme come una squadra. Anche perché Italia, Olanda e Francia non faranno sconti. Dobbiamo evitare situazioni come l’anno scorso. Lo scenario ideale? Arrivare in finale con un gruppo di 7-8 corridori, con dentro due di noi».
«L’importante è non attaccare troppo presto – ha chiosato Van Aert – questo è un percorso su cui non bisogna sprecare energie. Ti svuota e ti ritrovi senza gambe quando la corsa si decide».
Due settimane insieme
Quel che più li ha segnati nella gara dello scorso anno furono l’affiatamento e la tattica dei francesi, che impressero alla corsa un ritmo subito elevatissimo. I belgi rimasero colpiti dall’unita degli uomini di Alaphilippe, che si contrappose alle tensioni fra loro che pure correvano in casa. Finì così che Van Aert, reduce dalla crono, si ritrovò con le gambe in croce a sostenere il ritmo che lo tagliò fuori nel finale. Per questo ha raccontato di aver lavorato sulle fasi di partenza già dall’inverno.
«Siamo arrivati in Australia – dice Van Aert – con largo anticipo e questo non è irrilevante per l’atmosfera in squadra. E’ diverso dallo stare insieme pochi giorni prima di una corsa. Quando fai gruppo per due settimane, riesci a recuperare bene dal jet-lag e a trovare il modo per andare d’accordo con tutti. Il viaggio dal Canada è stato duro, ma ora mi sento bene. Non rimpiango il fatto di non aver corso la crono. Lo avevo scelto in primavera, ne resto convinto e non si può dire che l’avrei vinta io. Mercoledì è stato il primo giorno di maltempo, prima mi sono sempre allenato bene. Mi sento pronto, la preparazione è andata come previsto».
Tre chili in meno
Evenepoel regge il gioco e si dice sicuro che, nonostante la Vuelta e il fuso da recuperare, nelle gambe ci sia ancora la benzina giusta per l’ultimo colpo.
«Mi sento meglio di una settimana fa – dice – ho più energia in corpo. Oggi è stato il primo giorno in cui mi sono svegliato dopo le 6,30 e questa è una buona notizia. Il corpo finalmente si è adattato. Difficile dire se ho le stesse gambe della Liegi. Siamo in una fase diversa della stagione, peso tre chili in meno. Quindi non ha senso fare paragoni. Quello che so è che Mount Pleasant potrà anche non essere la salita più dura del mondo, ma dopo una corsa così lunga e probabilmente tirata, per stare davanti bisognerà essere molto forti».