Il primo corridore a mettere nel sacco le vittorie di tappa in tutti e tre grandi Giri fu un italiano. E che italiano: Fiorenzo Magni. Era il 29 aprile del 1955 e sfrecciando per primo sull’arrivo di Barcellona (era una cronometro) Magni diede vita a questa particolare classifica. Dopo 69 anni ci sono riusciti altri 106 atleti oltre a lui. Il 108° vorrebbe essere Romain Bardet.
Il francese della DSM-Firmenich è di fronte ad un bivio però. All’Equipe, nelle settimane passate, in diverse occasioni ha parlato del suo futuro. Quello prossimo e quello più a lungo termine. Ma il tutto con un obiettivo ben chiaro: vincere una tappa al Giro d’Italia appunto.
Giro e Tour
Bardet è rimasto folgorato dal Giro. Non lo ha mai negato. Certo, non è al livello di Pinot, ma la corsa rosa gli piace eccome. Nel sacco ha solo due partecipazioni: il Giro lo ha “scoperto” a 31 anni.
Due anni fa era messo davvero bene prima che una caduta lo tagliasse fuori dai giochi. Forse è stata l’ultima vera volta che lo abbiamo visto lottare per le generale.
Per quest’anno dunque Bardet di sicuro sarà al Giro d’Italia: «Voglio provare ad entrare nel club di coloro che sono riusciti a vincere le tappe in tutti e tre i grandi Giri e a me manca una vittoria nella corsa italiana».
Il suo cammino verso la corsa rosa passa per il debutto stagionale nelle corse francesi, il UAE Tour, la Parigi-Nizza e il Tour of the Alps.
Di tappe adatte a lui ce ne sono parecchie al Giro. Già ad Oropa, Romain potrebbe mettere il sigillo. Ma forse la salita piemontese arriva un po’ troppo presto. Sia perché c’è di mezzo anche la maglia rosa e magari Pogacar e colleghi potrebbero voler “fare la tappa”. Sia perché immaginare una fuga da lontano con Bardet dentro è difficile. E’ pur sempre Bardet e lasciargli spazio potrebbe essere pericoloso. Romain è uno che tiene.
Estate decisiva
E poi c’è il futuro a lungo termine. Bardet è uno dei prodotti della classe 1990, bella e dannata. Tanto talentuosa quanto delicata. Il tempo passa e il francese va per i 34 anni e in questo ciclismo restare al vertice è sempre più dura. Uno suo ritiro non sarebbe impensabile.
Bardet a fine anno sarà senza contratto. Continuare o meno è solo una decisione sua. Anche se la DSM-Firmenich non lo tenesse, le squadre francesi specie quelle non WorldTour farebbero la fila per prenderlo. Classe, professionalità e un nome che non lascia mai indifferenti.
«Per ora – ha detto Bardet – non voglio pensarci troppo. Voglio concentrarmi sul Giro. Poi a metà stagione, magari prima del Tour de France dirò cosa farò. E lo dirò soprattutto a me stesso. Se capirò che sono ancora competitivo. Se capirò che questa vita, che da qui a fine maggio mi vedrà a casa sì e no 20 giorni, mi andrà ancora bene. Se devo continuare, voglio farlo per lasciare un segno e non per fare la comparsa».
E magari c’è da capire ancora se questo è davvero ancora il ciclismo di Bardet. In tempi non sospetti aveva lasciato intendere che questo sport sta diventando sempre più come la Formula1, in cui vince chi ha i tecnici migliori e non il bravo pilota. Lui aveva parlato di “ciclismo della scienza e dei preparatori”.
Quale futuro?
La DSM-Firmenich sembra propensa ad un prolungamento di contratto. Almeno sono queste le informazioni che trapelano. Da quest’anno poi Bardet ha anche il supporto del connazionale Barguil. E magari questo potrebbe essere un incentivo a continuare in questa squadra.
«Vengo da una stagione – ha detto il francese – in cui le cose non sono andate benissimo. Mi sono sempre trovato in una situazione poco chiara e ciò non mi induce a continuare. Per questo voglio decidere con calma e al momento opportuno».
Prima però c’è il Giro e un successo di tappa potrebbe essere decisivo per il suo futuro. Se dovesse riuscirci, poi al Tour potrebbe prendersi la sua “passerella”.
«Il Giro – ha detto Bardet ad Eurosport – l’ho fatto solo due volte e l’ho completato una. Come detto, quest’anno vorrei vincere una tappa e magari arrivare nei primi cinque».