Bagioli e Sobrero, niente Tour. Ricordate le parole di Amadio?

13.07.2023
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L’Italia in questo Tour de France ha il record non proprio bello di annoverare al via soltanto sette atleti, che sono diventati sei dopo il ritiro di Jacopo Guarnieri. Riallacciandoci al discorso fatto qualche giorno fa con Roberto Amadio sul fatto della mancanza di una squadra italiana e dei pochi corridori nostrani nelle grandi gare, ci sono due casi emblematici. Stiamo parlando di Matteo Sobrero e Andrea Bagioli.

La squadra che non c’è

I due ragazzi erano stati entrambi precettati per la Grande Boucle dai rispettivi team. Si erano ben preparati, ci credevano e soprattutto per questo obiettivo che era stato loro “promesso” o quantomeno inserito nei programmi, avevano anche sacrificato il Giro d’Italia.

Invece sono rimasti a casa con il classico pugno di mosche in mano. 

Stiamo parlando di due buoni atleti, che senza una tutela, un’attenzione che può avere nei loro riguardi una dirigenza italiana rischiano di perdere mesi preziosi. E quando diciamo tutela, non intendiamo favoritismi, ma un modo diverso di lavorarci, nell’approcciare la loro professione.  

E parliamo di team, che in fatto di lavoro e programmazione sono tra i migliori in assoluto. Due come loro magari potrebbero fare il salto di qualità definitivo.

Sobrero (classe 1997) ha vinto la 4ª frazione del Giro d’Austria. Non ha mai disputato il Tour
Sobrero (classe 1997) ha vinto la 4ª frazione del Giro d’Austria. Non ha mai disputato il Tour

Sobrero, rabbia austriaca

Matteo Sobrero, in questo suo “non Tour” è persino riuscito a tirare fuori una vittoria. Il piemontese della Jayco-AlUla (che l’anno prossimo è indiziato di cambiare squadra) ha infatti conquistato la quarta frazione del Giro d’Austria, con uno sprint a ranghi ridotti in cui c’era tanta cattiveria agonistica.

Matteo, eri uno dei forti indiziati per il Tour della tua squadra. Poi cosa è successo?

Dovreste fare questa domanda allo staff o alla squadra! Diciamo che mi è dispiaciuto particolarmente non fare il Tour… però alla fine penso sia stata più una scelta legata al fatto che probabilmente andrò via e quindi hanno preferito puntare su altri che una scelta tecnica.

Una decisione tra virgolette politica. Anche perché poi hai dimostrato di andare forte, grazie alla vittoria in Austria.

Sì, esatto. Avevo comunque preparato il Tour quindi la condizione era buona per quella corsa. E’ logico che mentalmente e moralmente dopo una notizia così, dopo aver perso l’obiettivo per cui ti stavi allenando, ti rilassi un po’. Dici: e ora cosa faccio? Mi hanno proposto il Giro d’Austria e ho accettato. Ho preferito correre piuttosto che stare a casa. E ho fatto bene: alla fine la vittoria fa molto piacere e anche come squadra siamo andati bene nella generale.

A conferma che la preparazione per il Tour l’avevi fatta bene…

Ero in crescendo. Magari al Giro di Svizzera non ero ancora del tutto pronto, come agli italiani d’altronde. Ma stavo migliorando dopo il tanto lavoro accumulato.

Quando ti hanno detto che non saresti andato in Francia? L’hai capito strada facendo o c’è stata una comunicazione precisa?

Una comunicazione specifica, poco prima dell’italiano, che credo non sia stato il massimo anche per quello. 

Guardiamo avanti: adesso il programma cosa prevede?

Farò il Polonia e quindi la Vuelta.

E come ci arrivi alla Vuelta se stavi preparando il Tour?

Dopo l’italiano ho fatto quattro giorni di riposo totale, poi ho ripreso gradualmente. Da ieri sera sono a Macugnaga, in altura, dove vado sempre con Pippo (Ganna, ndr). Ci resterò una dozzina di giorni e poi appunto farò il Polonia e la Vuelta.

Andrea Bagioli (classe 1999) si era ben comportato al Delfinato. Tra l’altro è un ottimo supporto per Alaphilippe
Andrea Bagioli (classe 1999) si era ben comportato al Delfinato

Bagioli sogna l’azzurro

Molto simili a quelle di Sobrero, sono le parole di Andrea Bagioli. Il corridore della Soudal-Quick Step (in scadenza di contratto) credeva fermamente nel progetto Tour e tanto si era impegnato. Ma anche per lui a giugno, una decina di giorni prima del tricolore è arrivata la doccia gelata. E anche per lui la delusione c’è stata.

Andrea, come si fa con gli stimoli?

Ti crolla un po’ il mondo addosso dopo che ci avevi lavorato tanto. Dopo la Liegi avevo fatto una settimana di stop per riposare bene. Avevo ripreso ad allenarmi ed ero andato a Sierra Nevada, in altura (col gruppo del Tour, ndr). Al Delfinato ero in crescita secondo me, infatti sono uscito da quella corsa che stavo molto bene. Poi è arrivata la notizia e tutto si un po’ fermato.

Come te l’hanno giustificata?

Mi hanno detto che volevano portare una squadra tutta (o quasi) per Fabio Jakobsen, il velocista. E io non facevo parte di quel gruppo, di quella formazione.

Andiamo avanti Andrea. Stesse domanda fatta a Sobrero: adesso qual è il tuo programma?

Ma sì dai, ormai è tutto passato, anche la delusione. Sto già pensando ai prossimi obiettivi. Dal 22 al 26 luglio disputerò il Tour de Wallonie e poi andrò alla Clasica de San Sebastian. E poi ancora spero che le cose vadano bene per ottenere una convocazione per i mondiali.

Al Wallonie avrai un po’ di spazio per te?

In teoria sì, dovrei avere un po’ di carta bianca. Anche perché il percorso è mosso, con salite brevi, dunque è adatto alle mie caratteristiche. Mentre a San Sebastian no. Lì ci sarà Remco e si lavorerà per lui. Il che, per uno così, fa anche piacere. Sai chi è, cosa può fare e lavori con un certo stimolo.

Come hai rivisto la programmazione atletica?

Dopo il campionato italiano mi sono fermato giusto quattro giorni per riposare, soprattutto mentalmente. All’improvviso, dopo l’obiettivo saltato, ero stanco. Ho ripreso gradualmente facendo principalmente ore di sella, in quattro giorni non perdi moltissimo la condizione. Non sono andato in altura ma mi sto allenando a casa.