Guarnieri: «Tra Demare e Gaudu sarà più facile di ciò che sembra»

02.03.2023
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Le convivenze sportive, come quelle di tutti i giorni, vivono e sopravvivono di compromessi, belli o brutti che siano. Non ne è esente la Groupama-Fdj che quest’anno, con l’enorme ringiovanimento dell’organico, potrebbe avere qualche problema in più a far coesistere in alcune gare Demare e Gaudu (entrambi in apertura, foto Facebook/Groupama-Fdj).

La prima che faranno assieme sarà la Parigi-Nizza che parte questa domenica e, in questa ottica, potrebbe essere una prova generale per il Tour de France. Nel frattempo si è un po’ affievolito il polverone di fine gennaio suscitato dalle avventate dichiarazioni di Gaudu su Discord rivolte indirettamente a Demare, di cui abbiamo già parlato. Resta tuttavia la curiosità di vedere come si comporteranno i diretti interessati.

Proprio alla “corsa verso il sole” ci sarà anche Jacopo Guarnieri, che conosce benissimo entrambi. Al 34enne piacentino della Lotto-Dstny, che sappiamo non ha paura di esporsi o sottrarsi alle responsabilità, abbiamo chiesto cosa ne pensi. E lui, che domani partirà per la Francia (dove sarà assente Ewan e lavorerà per De Lie), ci ha risposto vestendosi da pompiere.

Marc Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra più che alle loro ruggini (foto Facebook/GroupamaFdj)
Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra (foto Facebook/GroupamaFdj)
Jacopo qual è il tuo punto di vista sulla questione?

Più che il mio punto di vista, prendo in considerazione i protagonisti. O meglio, contestualizzo loro in base alle idee su come vengono divise le squadre per una gara a tappe. Ci sono dinamiche ben precise tra velocista e scalatore. Non sempre ci vuole una squadra più per uno che per l’altro oppure divisa a metà. Basta avere gli uomini giusti. Guardate Cadel Evans che vinse il Tour nel 2011 con una squadra formata da compagni adatti alle classiche.

Gaudu dopo il quarto posto dell’anno scorso al Tour voleva una formazione tutta per sé.

Sì, ci sta il suo ragionamento. Ma a mio modo di vedere, lo scalatore dovrebbe pensare così solo se può avere in squadra altri scalatori di altissimo livello. Se ci sono, bene. Altrimenti meglio portare compagni che ti possano aiutare in pianura e tenerti coperto in quelle tappe rese difficili dal maltempo. Immagino che Madouas rifarà il Tour, dove l’anno scorso è andato forte (10° nella generale, ndr). Lui secondo me lavorerà per David, che a sua volta non credo farà grandi proclami di vittoria. Per fortuna però non sarà compito mio scegliere la squadra.

Perché, nei tuoi anni in Groupama-Fdj, ti è capitato di dare consigli su chi portare ai tuoi diesse?

No, no (sorride, ndr), era solo un modo di dire. Sicuramente sarà una questione che riguarderà Madiot. Lui non ha mai chiesto nulla ai corridori, giustamente. E noi, quantomeno quelli di seconda fascia come me, non ci siamo mai permessi di dire nulla. Magari poteva capitare che fosse uno dei capitani a battere i pugni per avere un uomo in più per lui. Ad esempio ricordo che al Tour 2021, dove c’erano sia Arnaud (Demare, ndr) che David, il nostro treno dovette rinunciare a Sinkeldam per uno scalatore.

Alla Groupama-Fdj hanno spesso mandato Demare da una parte e Pinot o Gaudu dall’altra. E’ così difficile trovare un equilibrio tra velocista e scalatore in una formazione per un grande giro?

A volte capita che non ce ne sia tra due velocisti o due scalatori che partono alla pari. Sono scelte che si fanno, come dicevo prima. Sappiamo che per la generale, gli uomini di classifica possono incappare sempre in problemi vari. Se invece hai anche un velocista vincente, meglio puntare su quello perché può sempre salvarti la corsa. E’ una scelta che spesso le squadre fanno per mettersi al sicuro, specie se sei un team francese al Tour. Poi può essere che quest’anno Arnaud, che aveva fatto il Giro un anno fa, voglia semplicemente tornare in Francia col solo obiettivo delle vittorie di tappa senza puntare alla maglia verde, dove in quel caso avrebbe una concorrenza agguerrita con gente come Van Aert o lo stesso Pogacar.

Ciò non toglie però che si sia scatenato un bel caos. Ti era mai successo in carriera una situazione simile?

No mai, anche se sono cose che capitano. Siamo sempre stati tutti bravi a convivere. O comunque ci siamo sempre lavati i panni sporchi in casa. Leggendo quello che è successo recentemente con Gaudu, che comunque ha chiesto scusa a Demare, direi che sicuramente non è un buon punto di partenza. Probabilmente, anzi sicuramente non doveva saltare fuori questo problema o quanto meno non con queste modalità. Personalmente penso sia più una roba ingigantita dai media, tant’è che siamo qui a parlarne anche noi. E la penso un po’ come Madiot, che ha ridimensionato la cosa.

La coesione fra Gaudu e Demare sembra un po’ forzata rispetto al passato. Può essere data dal fatto che corridori esperti come te siano andati via?

Da quest’anno ci sono tanti ragazzi giovani in Groupama che sono andati a rinforzare più la pattuglia degli scalatori. Non sono certamente loro che possono e devono sistemare eventuali problemi. Tuttavia però mi sento di dire, forse con un pizzico di orgoglio senza essere presuntuoso, che le partenze inaspettate di Sinkeldam e me hanno danneggiato un po’ Arnaud. Per lui sono cambiate molte cose. Non prendete però come esempio il UAE Tour che è una corsa che per i treni non ha mai dato indicazioni importanti, vedi anche noi della Lotto-Dstny. Io laggiù non mi sono fasciato la testa per gli automatismi da trovare e così deve fare anche Arnaud. Deve solo abituarsi a situazioni nuove.

Cosa si sente di dire Jacopo Guarnieri in versione fratello maggiore a Gaudu e Demare?

Non devo dare loro consigli in particolare. Li vedrò alla Parigi-Nizza, dove avranno interesse reciproco a lavorare bene assieme. E secondo me sarà così. Posso solo dire che parlerà la strada. E a quel punto si accorgeranno che tutta questa situazione sarà ben più facile di quello che sembra.