Aveva ragione Reverberi: Marengo si butta nel fuoco

15.05.2021
4 min
Salva

«Umberto Marengo è uno di quei corridori che si gli dici di buttarsi nel fuoco ci si butta». Questa frase ce l’aveva detta il diesse della Bardiani Csf Faizanè, Roberto Reverberi. E aveva colpito lo stesso Umberto.

«Quando l’ho letta – dice il piemontese – mi ha fatto molto piacere. Vuol dire che Roberto ha fiducia in me. Mi ha dato la carica. Cosa significa? Che faccio quello che mi viene detto di fare». E infatti anche ieri nella tappa verso Termoli è andato all’attacco, pur sapendo che era molto difficile che l’attacco andasse a buon fine.

Lo sentiamo prima del via da Foggia. Oggi non sarà facile per lui. Ha speso molto e la tappa è bella “duretta”: i metri di dislivello sono ben 3.400.

Il piemontese (29 anni a luglio) con Cipollini (foto Instagram)
Il piemontese (29 anni a luglio) con Cipollini (foto Instagram)

Un “vecchietto”

Nell’era del “potere ai giovani”, in cui si passa pro’ sempre più presto, Marengo è l’eccezione che conferma la regola. Lui è pro’ dal 2019, quando vestì la maglia della Vini Zabù. Aveva 27 anni all’epoca.

«Sono consapevole di questa situazione. Ognuno ha i suoi tempi per maturare. Io ci messo un po’ di più rispetto ad altri ma sono sempre stato costante. Vedere gli juniores che passano e volano subito non è stato facile. Qualche dubbio negli ultimi due anni l’ho avuto eccome. Ero pieno di domande. Ho pensato: ma cosa sto facendo? Però era quello che mi piaceva fare. Ci ho creduto, ho insistito e alla fine ho avuto ragione».

Umberto Marengo in azione nella crono inaugurale di Torino
Umberto Marengo in azione nella crono inaugurale di Torino

Il primo Giro

E così la sua tenacia e il suo carattere battagliero l’hanno portato ad essere inserito nella lista del Giro d’Italia, il primo a 28 anni e con partenza neanche lontano da casa.

«Quasi 29 anni direi – aggiunge Marengo – non me lo aspettavo, ma ci speravo tanto. Io ho cercato di dare il massimo per esserci e quando me l’hanno comunicato potete immaginare la mia felicità. In quel momento ero in macchina. Stavo tornando dalla Belgrade Banjaluka ed è stata una vera gioia. La prima persona a cui l’ho detto è stata la mia ragazza, Ornella. L’ho chiamata immediatamente. Lei è anche la mia confidente. Sa delle mie mille turbe, dei miei complessi, dei momenti difficili».

Marengo in fuga verso Termoli con Christian (Eolo) e Pellaud (Androni)
Marengo in fuga verso Termoli con Christian (Eolo)

Fuoco e fughe

E adesso il miglior modo di ripagare questa fiducia è appunto “buttarsi nel fuoco”. Come ha fatto ieri. Una fuga segnata ma affrontata con grande grinta e un po’ di speranza.

«Quella non manca mai quando si va in fuga. All’arrivo ci pensi sempre un po’, altrimenti neanche avrebbe senso provarci. Io spero sempre che nel finale il gruppo possa sbagliare i calcoli, che possa succedere qualcosa. In più c’erano i traguardi volanti. In classifica non ero messo male, visto che qualcosa avevo raccolto anche nelle tappe prima.

«Come capisco chi vuol andare in fuga? Beh, si vede al mattino chi è più agguerrito, chi si mette davanti. Sai che quel corridore è un candidato alla fuga».

Marengo consegnò la spesa durante il lockdown della scorsa primavera (era ancora alla Vini Zabù)
Marengo consegnò la spesa durante il lockdown della scorsa primavera (era ancora alla Vini Zabù)

La spesa ai compaesani

Marengo, dicevamo, viene dal Piemonte. Per la precisione da Giaveno, poco più di 30 chilometri ad Ovest di Torino. Ma vive a Collegno, periferia del capoluogo piemontese. E lì durante il primo lockdown Umberto, come Davide Martinelli, si è messo a disposizione della comunità per portare assistenza a chi non poteva uscire.

«Avevo sentito che serviva gente per portare la spesa dai supermercati alle case, per evitare gli assembramenti. Così sono andato. Mi facevano trovare i sacchetti già pronti e li portavo a destinazione. E visto che si trattava di distanze sempre molto brevi, 2-3 chilometri, perché non andarci in bici? Mi ha fatto piacere e per me era anche l’occasione per prendere una boccata d’aria».