«Umberto Marengo è uno di quei corridori che si gli dici di buttarsi nel fuoco ci si butta». Questa frase ce l’aveva detta il diesse della Bardiani Csf Faizanè, Roberto Reverberi. E aveva colpito lo stesso Umberto.
«Quando l’ho letta – dice il piemontese – mi ha fatto molto piacere. Vuol dire che Roberto ha fiducia in me. Mi ha dato la carica. Cosa significa? Che faccio quello che mi viene detto di fare». E infatti anche ieri nella tappa verso Termoli è andato all’attacco, pur sapendo che era molto difficile che l’attacco andasse a buon fine.
Lo sentiamo prima del via da Foggia. Oggi non sarà facile per lui. Ha speso molto e la tappa è bella “duretta”: i metri di dislivello sono ben 3.400.
Un “vecchietto”
Nell’era del “potere ai giovani”, in cui si passa pro’ sempre più presto, Marengo è l’eccezione che conferma la regola. Lui è pro’ dal 2019, quando vestì la maglia della Vini Zabù. Aveva 27 anni all’epoca.
«Sono consapevole di questa situazione. Ognuno ha i suoi tempi per maturare. Io ci messo un po’ di più rispetto ad altri ma sono sempre stato costante. Vedere gli juniores che passano e volano subito non è stato facile. Qualche dubbio negli ultimi due anni l’ho avuto eccome. Ero pieno di domande. Ho pensato: ma cosa sto facendo? Però era quello che mi piaceva fare. Ci ho creduto, ho insistito e alla fine ho avuto ragione».
Il primo Giro
E così la sua tenacia e il suo carattere battagliero l’hanno portato ad essere inserito nella lista del Giro d’Italia, il primo a 28 anni e con partenza neanche lontano da casa.
«Quasi 29 anni direi – aggiunge Marengo – non me lo aspettavo, ma ci speravo tanto. Io ho cercato di dare il massimo per esserci e quando me l’hanno comunicato potete immaginare la mia felicità. In quel momento ero in macchina. Stavo tornando dalla Belgrade Banjaluka ed è stata una vera gioia. La prima persona a cui l’ho detto è stata la mia ragazza, Ornella. L’ho chiamata immediatamente. Lei è anche la mia confidente. Sa delle mie mille turbe, dei miei complessi, dei momenti difficili».
Fuoco e fughe
E adesso il miglior modo di ripagare questa fiducia è appunto “buttarsi nel fuoco”. Come ha fatto ieri. Una fuga segnata ma affrontata con grande grinta e un po’ di speranza.
«Quella non manca mai quando si va in fuga. All’arrivo ci pensi sempre un po’, altrimenti neanche avrebbe senso provarci. Io spero sempre che nel finale il gruppo possa sbagliare i calcoli, che possa succedere qualcosa. In più c’erano i traguardi volanti. In classifica non ero messo male, visto che qualcosa avevo raccolto anche nelle tappe prima.
«Come capisco chi vuol andare in fuga? Beh, si vede al mattino chi è più agguerrito, chi si mette davanti. Sai che quel corridore è un candidato alla fuga».
La spesa ai compaesani
Marengo, dicevamo, viene dal Piemonte. Per la precisione da Giaveno, poco più di 30 chilometri ad Ovest di Torino. Ma vive a Collegno, periferia del capoluogo piemontese. E lì durante il primo lockdown Umberto, come Davide Martinelli, si è messo a disposizione della comunità per portare assistenza a chi non poteva uscire.
«Avevo sentito che serviva gente per portare la spesa dai supermercati alle case, per evitare gli assembramenti. Così sono andato. Mi facevano trovare i sacchetti già pronti e li portavo a destinazione. E visto che si trattava di distanze sempre molto brevi, 2-3 chilometri, perché non andarci in bici? Mi ha fatto piacere e per me era anche l’occasione per prendere una boccata d’aria».