NAPOLI – Una giostra sfrenata, questo è stato il finale della tappa. Pogacar passa tirando su col naso, la gamba asciutta e lo sguardo che scruta sopra le teste davanti a lui. Se non avesse dato l’ultima tirata in favore dei velocisti, forse Narvaez sarebbe arrivato primo. In qualche modo lo sloveno s’è preso la rivincita dopo la tappa di Torino, quando l’ecuadoriano vinse e gli impedì di vestire la prima rosa. Ma queste forse sono deviazioni da giornalisti: certamente non sarà stato per questo, quanto piuttosto per lanciare Molano. Ha vinto Kooij, che ha bruciato Milan e appunto il colombiano del UAE Team Emirates. Simone Consonni è piegato sulla bici contro la transenna e fa giusto in tempo a riprendere fiato quando gli si avvicina Stuyven. Il bergamasco quasi si scusa, il belga gli risponde che va bene e che l’importante era che fosse nel posto giusto.
«La mia vita è un inseguimento – dice Simone con una punta di ironia – avevamo fatto tutto giusto, se Narvaez è arrivato così avanti è perché eravamo tutti al gancio».
In trepidante attesa
Al centro della strada, Julian Alaphilippe si guarda intorno. Forse a Napoli non c’è mai stato in vita sua e ora guarda il mare e in fondo fino a Castel dell’Ovo. La vista è incantata, il sudore sulla fronte brilla al sole del pomeriggio inoltrato. Il francese è vivo. Anche oggi ha attaccato e ha visto avvicinarsi il Golfo, il Vesuvio e gli ultimi chilometri dalla sua posizione di attaccante.
«Se vince oggi – mormorava il massaggiatore Yankee Germano quando il francese era ancora in testa alla corsa – si sblocca e nel resto del Giro farà uno show al giorno. Ma sarebbe importante soprattutto per il suo spirito».
Julian è vivo
Il francese è fermo, il mondo gli gira intorno. Due mondiali, sei tappe al Tour e tre volte la Freccia Vallone, ma dalla caduta della Liegi del 2022 nulla è stato più come prima. A giugno sarà passato un anno dalla sua ultima vittoria: la tappa di La Chaise-Dieu al Delfinato, era il 5 giugno. Eppure l’aria del Giro gli fa bene. Il secondo posto (beffardo) di Rapolano lo ha riproposto nella veste di attaccante sulle strade bianche. La fuga di ieri verso Prati di Tivo è un interrogativo che attende riposte. Gli attacchi di oggi verso Napoli sono stati forse troppi e privi di logica, ma confermano che Alaphilippe c’è.
«Sono vivo – sorride in inglese – sono felice di essere qui e mi godo la gara. Forse oggi era meglio aspettare l’ultima salita, ma ero in una buona posizione. Il percorso era molto nervoso e quando ho visto quello strappo più ripido, ho provato. La prima volta Costiou ha collaborato. Quando sono tornati sotto, inizialmente abbiamo avuto la voglia di mollare. Lui si è rialzato, io ho provato a rilanciare».
La fuga di ieri
Il clima in squadra sembra essersi rasserenato. La scena di Lefevere che gli passa le borracce mentre è in fuga fa capire che forse l’ostacolo di certe tensioni è stato rimosso. Pare che addirittura ora si tratti per un rinnovo del contratto, dopo che nei mesi scorsi certe cifre gli sono state rinfacciate senza grande eleganza. Ma adesso tutto questo non conta. Julian si sta riconnettendo con Alaphilippe e già ci si chiede dove potrà provarci ancora.
«Sono super felice delle mie gambe – ammette – mi manca ancora un po’ per la vittoria. Ma voglio anche godermi la gara e in questo momento sono felice di come mi sento. Spero di poter continuare a provare a vincere fino alla fine. L’attacco di ieri forse l’ho pagato oggi, ho sentito le gambe un po’ più pesanti, ma penso che tutti siano super felici che domani ci sarà un giorno di riposo. C’è stato un ritmo strano per tutto il giorno, quindi per le gambe non è stato facile, ma alla fine sia ieri sia oggi per me erano dei bei percorsi. Mi piace questo tipo di salite, anche se quando ho attaccato ero un po’ troppo lontano da Napoli. Ho capito che anche scollinando la salita davanti, la strada verso Napoli sarebbe stata troppo lunga. Quindi forse era meglio aspettare l’ultimo strappo».
Missile Narvaez
Si accorgono di lui anche altri e arrivano con un microfono di Sporza, perché la squadra è belga e i giornalisti fiamminghi sono curiosi di sapere. Alaphilippe adesso però ha voglia di tornare al pullman.
«Ho provato – ripete – ma purtroppo nella prima fuga c’era un corridore della Alpecin che ci impediva di trovare una buona intesa. Anche questo è normale, voglio dire, lavorava per Kaden Groves. E’ stato un peccato, ma alla fine ho attaccato da troppo lontano, quindi nessun rimpianto. Quando ho visto Narvaez che mi passava come un missile, ho capito l’errore di essere partito troppo lontano, ma oramai la frittata era fatta…».
Poi si allontana. La fila dei bus inizia pochi metri più avanti, Julian si avvia in cerca del suo. Le gambe rispondono, finalmente si può provare a fare la corsa. In questo Giro di grossi calibri che si contendono ogni traguardo, recuperare un attaccante come lui porterà del pepe nei piatti di ogni giorno. Torniamo verso la sala stampa in tempo per sentire Milan ammettere di aver sbagliato qualcosa nella traiettoria dello sprint, ma riconoscere di non aver avuto le gambe che sperava. Il riposo arriva tempestivo e desiderato. Le medie record e le giornate senza risparmiarsi un solo colpo hanno già scavato solchi profondi nelle gambe e sui loro volti.