Oldani: «Perché non introdurre la safety car nel ciclismo?»

03.12.2024
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Che cosa c’entra la safety car con il ciclismo? E’ la prima domanda che molti si sono fatti leggendo le conclusioni della recente riunione dell’Aiocc, l’associazione che mette insieme gli organizzatori e che ha riesaminato tutte le procedure riguardanti la sicurezza, anche in base ai recenti eventi, soprattutto alla tragica morte della svizzera Furrer ai mondiali di Zurigo. Dell’idea ha parlato anche Renzo Oldani, componente del Consiglio direttivo dell’associazione e presidente della Società Ciclistica Alfredo Binda.

La riunione dell’Aiocc a Riva del Garda ha messo gli organizzatori a confronto con il vertice Uci
La riunione dell’Aiocc a Riva del Garda ha messo gli organizzatori a confronto con il vertice Uci

Lo stop della Tre Valli

Oldani è l’organizzatore della Tre Valli Varesine, primo evento sospeso in via definitiva quest’anno dopo che i corridori si sono fermati per il maltempo. Una vicenda che lo ha messo in grande difficoltà, ma proprio per questo Oldani è in prima linea nella ricerca di giuste contromisure.

«Premesso che la decisione dei corridori era condivisibile perché la sicurezza dei corridori è la cosa più importante – dice – quel giorno non sono state seguite le misure del protocollo UCI previsto per queste situazioni. Era una decisione che andava presa collegialmente, invece i corridori hanno deciso in autonomia.  Ma venivamo dai tragici eventi di Zurigo e quindi è comprensibile».

Renzo Oldani, il doloroso annuncio della sospensione definitiva della Tre Valli Varesine 2024
Renzo Oldani, il doloroso annuncio della sospensione definitiva della Tre Valli Varesine 2024
Che funzione avrebbe una safety car?

Prendiamo proprio il caso della mia corsa. Bardet e Mas erano in fuga e avevano superato indenni la discesa, ma la pioggia era tanta e i corridori erano comprensibilmente spaventati. Una safety car che avesse sospeso la corsa dal punto di vista agonistico e fatto superare il tratto pericoloso a velocità controllata avrebbe permesso di andare avanti, facendo trascorrere quei 10 minuti di pioggia più intensa.

Nella Formula 1 però quando interviene la safety car tutti i distacchi vengono azzerati. Nel ciclismo una cosa del genere sarebbe inaccettabile da parte dei corridori in fuga…

E’ chiaro che non possiamo introdurre l’idea tout court, va valutata e adattata alle nostre esigenze. E’ un fattore da studiare, noi ad esempio abbiamo già un protocollo da seguire in caso di passaggi a livello che consente di stabilizzare i distacchi, possiamo fare allo stesso modo. Sarebbe una formula che accontenterebbe tutti, ma bisogna parlarne con tutti gli operatori, dall’UCI alle squadre e alla stessa associazione corridori.

Le safety car potrebbero risolvere molti problemi, ma con regole diverse da quelle automobilistiche (foto Motorsport Images)
Le safety car potrebbero risolvere molti problemi, ma con regole diverse da quelle automobilistiche (foto Motorsport Images)
L’idea seguirà ora un suo iter?

Sicuramente. Ne abbiamo già parlato con i rappresentanti della sicurezza dell’UCI e dell’Associazione corridori. Nel corso della riunione abbiamo spiegato le nostre esigenze. Spesso si legge che noi organizzatori dovremmo fare di più, mettere più protezioni. Ma come si fa a coprire completamente percorsi di oltre 200 chilometri? Transennare tutto è oggettivamente impossibile. Chi stabilisce che quella data curva è più pericolosa di altre? Chi vive di ciclismo sa che la caduta può avvenire dappertutto. Noi possiamo adoperarci, ma non possiamo essere lasciati soli.

Pogacar sotto il traguardo della Tre Valli si fa portavoce della volontà di non proseguire visto il maltempo
Pogacar sotto il traguardo della Tre Valli si fa portavoce della volontà di non proseguire visto il maltempo
Che cosa intendi dire?

Il ciclismo di oggi non è quello degli inizi di questo secolo, eppure sono passati pochi anni – sottolinea Oldani – i materiali però sono più performanti e hanno fatto aumentare a dismisura le velocità. Recenti studi hanno stabilito che si va mediamente più veloci del 10 per cento: vent’anni fa era raro vedere ciclisti in discesa toccare i 100 chilometri l’ora, ora vanno tutti a 110… Mettiamoci anche che le ruote sono molto più rigide, ogni buca ti fa praticamente togliere la mano dal manubrio, le bici diventano incontrollabili. Lo stesso dicasi per l’abbigliamento: non dico che bisogna prevedere le protezioni che utilizzano i motociclisti, ma le aziende non dovrebbero guardare solo aspetti quali l’aerodinamica. Perché non utilizzare prodotti testati come il kevlar o il teflon a protezione delle parti più esposte del corpo?

Si discute molto in questo periodo sull’uso delle radioline. Voi siete favorevoli?

Dovrebbero tornare a essere usate per le loro funzioni primarie che sono quelle della sicurezza. La comunicazione distrae, tra auricolari, strumenti elettronici, lo stesso controllo dei valori sulla bici. Proviamo a mettere le radioline sulla stessa frequenza per tutti, comunicando quel che serve a proposito del percorso, di impedimenti e quant’altro. Il ciclismo ha sempre saputo adeguarsi al progresso, ricordate quante storie si facevano per l’uso del casco? Oggi è imprescindibile. Io sono convinto che si possono trovare i giusti correttivi, basta volerlo

Il famigerato punto della caduta di Evenepoel al Lombardia 2020, che poteva costargli la carriera e soprattutto la vita
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Qual è il futuro della tua gara?

L’annullamento è stato un brutto colpo, mi sono sentito cadere il mondo addosso. Diretta Tv cancellata, danno d’immagine, investimenti perduti a fronte di spese da sostenere, gli ingaggi delle squadre, anche se hanno cercato di venirci incontro. Noi non siamo un’organizzazione che lo fa per lavoro, non ricaviamo utili dalla nostra corsa. Devo dire che gli altri organizzatori ci hanno sostenuto, anche quelli dei Grandi Giri e le squadre ci hanno spronato ad andare avanti garantendo la loro presenza nel 2025. Lo stesso Pogacar ha detto che tornerà. Questo ci ha spinto a insistere: d’altronde la Tre Valli Varesine è in calendario da un secolo…