Il mare non è lontano e nemmeno il confine con la Germania. Fuori dalla Omnisport Arena di Apeldoorn il vento è gelido, ma non c’è l’umidità che in Italia renderebbe la temperatura impossibile da sopportare. Diego Bragato ha appena concluso un’altra sessione di allenamento in pista con gli azzurri e racconta che, quando a breve andrà verso l’hotel, fare quei pochi passi non sarà poi così drammatico.
Per il responsabile del settore performance della Federazione è iniziato l’anno più importante, quello per cui sinora si è lavorato, progettato, programmato: l’anno delle Olimpiadi di Parigi 2024. I campionati europei su pista sono il primo passo, anche se le grandi manovre sono riprese ufficialmente con il ritiro di Noto e sono andate avanti per tutto il periodo delle Feste.
Europei a gennaio, come avete gestito l’avvicinamento?
Abbiamo lasciato che ragazzi e ragazze staccassero, perché la stagione 2023 è stata lunghissima. Con alcuni abbiamo fatto un primo periodo a Calpe, mentre altri erano in zona con le squadre e per questo ci siamo fatti vedere nei loro ritiri, per trovarci, programmare e parlare. Quindi abbiamo fatto due blocchi in pista: poco prima di Natale, fino al 23 dicembre, e poi dal 27 al 31, dove abbiamo cominciato a mettere insieme i vari pezzi.
In che modo hanno lavorato i ragazzi e le ragazze che erano con le squadre, perché la preparazione su strada fosse funzionale alla pista?
Ormai si inseriscono lavori specifici anche nei primi ritiri. Una parte di intensità non per forza in funzione pista, ma a quello abbiamo provveduto noi a Montichiari. Quello che ci premeva era che ci fosse lavoro in palestra, dall’inizio del programma e in maniera abbastanza decisa. Avevamo bisogno che quei volumi ci fossero e per questo ho seguito personalmente i ragazzi e le ragazze.
Si è trattato di uno strappo richiesto alle squadre oppure la palestra fa parte anche della loro routine?
In realtà tutte le squadre si stanno allineando su questi aspetti, anche se noi chiediamo qualcosa in più. Più che altro, nell’affrontare i lavori di intensità, abbiamo tenuto in considerazione il periodo dell’anno. Non potevamo fare i soliti volumi, non avendo il fondo delle gare, quindi li abbiamo ridotti prevedendo tempi di recupero adeguati.
Questo inciderà sulle prestazioni degli azzurri qui agli europei?
Ne risentiranno di sicuro, non abbiamo atleti al top ed è normale che sia così. Siamo intorno a un 80 per cento e misurarci con gli altri ci permetterà di raccogliere delle utili informazioni. Le nazionali che invece non devono programmare una stagione su strada fatta di Sanremo, Roubaix e Giro d’Italia e possono preparare solo eventi su pista, si troveranno avvantaggiate. Parlo dei danesi e altre squadre che non hanno un calendario su strada come Ganna, Milan oppure Balsamo e Guazzini, Paternoster e Consonni, fratello e sorella. Noi dobbiamo per forza mettere assieme strada e pista, quindi sappiamo cosa abbiamo fatto e vediamo quanto vale in gara.
La Francia a dicembre era già sul Teide…
Secondo me hanno fatto un blocco di lavoro importante, anche perché fino a domenica scorsa hanno avuto i campionati nazionali e ho visto prestazioni interessanti. Secondo me sono arrivati qui forti, probabilmente per costruire un primo picco e averne poi un altro per le Olimpiadi.
Dopo i mondiali si è dovuto mettere il punto sulla partecipazione delle ragazze ai vari stage di allenamento.
Il passo falso di Glasgow è servito a noi per aggiustare il tiro e a loro per capire a che punto fossero e dove possiamo andare. Ora c’è tutto un altro clima, sin dall’inizio della stagione e si è visto (le ragazze proprio stasera hanno vinto l’oro nel quartetto battendo la Gran Bretagna, ndr).
Viviani, Ganna e Moro sono in Australia e faranno la prima prova di Nations Cup: avrebbe fatto comodo averli qui agli europei?
Fare una corsa a tappe su quei percorsi, seguita da una da un full immersion in pista è un buonissimo lavoro. Mi dispiace non aver messo assieme qui i 5-6 Probabili Olimpici, come invece abbiamo fatto con le ragazze, però nel giro di un mese riusciamo a vedere quasi tutti sul campo, quindi va bene così.
Successivi momenti di verifica ci saranno nelle varie prove di Nations Cup?
Purtroppo le Coppe sono nel periodo delle classiche, quindi sarà difficile. Con le ragazze riusciremo a fare bene l’ultima prova a Milton, con i ragazzi invece no, perché tra il Belgio e la preparazione del Giro non si riuscirà a prevedere trasferte con il gruppo unito. Lavoreremo a Montichiari, con ritiri in altura e tutto quello che abbiamo programmato da Milton fino alle Olimpiadi. In ogni caso per tutti resta la necessità di mantenere la palestra: è troppo importante visti gli standard cui puntiamo.
A margine di tutto c’è il lavoro sui materiali, che compete anche a te, giusto?
Allo staff performance, esatto. Insieme a Pinarello, abbiamo fatto un gran bel lavoro di test sulle bici. Loro ci hanno proposto delle soluzioni e noi abbiamo scelto. Idem con Vittoria per le gomme, stiamo collaborando per capire quale sia l’assetto migliore per pressioni e scelta fra tubolari o tubeless. Si valuta soprattutto la scorrevolezza, che varia a seconda delle specialità.
Quanto conta la sensazione dell’atleta da questo punto di vista?
Tantissimo, il feeling è fondamentale. Certe volte arriviamo a delle situazioni in cui dal punto di vista numerico le differenze sono minime ed è il loro feedback che guida la scelta. E dirò di più, se anche non partiamo dai numeri ma dalle loro sensazioni, una volta che si fanno i test scientifici, si scopre che i numeri confermano i feedback degli atleti.
Tubeless o tubolari?
La teoria è la stessa che si usa su strada, ma qui ci sono masse, velocità e un terreno completamente diverso, quindi serve qualcosa che nasca appositamente per la pista. Stiamo ancora valutando, ma qui usiamo i tubolari, anche perché le ruote e i telai che abbiamo non permettono ancora il tubeless. E comunque sono test che si fanno in allenamento e non in gara.
Quindi ad Apeldoorn non si usano le bici nuove?
Manca una settimana circa perché ci arrivino tutte. Derivano dalla bici del record di Ganna, ma non posso dire altro perché Pinarello ci tiene a uscire con una sua comunicazione. Però i ragazzi hanno apprezzato molto la novità. Abbiamo fatto delle prove con gli accelerometri per vedere come si comporti il telaio in ogni situazione e siamo molto contenti. Telai e anche nuovi manubri: cambia tutto.
Guarniture ancora Miche?
Esatto, senza variazioni di lunghezza della leva, come invece so che accade su strada. Abbiamo lasciato la scelta alla sensazione dell’atleta, supportato anche dei dati della galleria del vento, ma tutti su questo fronte hanno confermato la loro scelta.