Villa ha letto le interviste di Chiappa, Guardini e Ceci. Ha mescolato tutto e l’ha lasciato lì. Poi quando la lievitazione è stata completa, essendo il cittì della pista un uomo flemmatico e poco avvezzo alle polemiche, ha sentito il legittimo desiderio di dire la sua. Del resto, se hai la sensazione che ti abbiano sparato contro e non reagisci, questo probabilmente il suo ragionamento, qualcuno potrebbe pensare che i colpi fossero giusti.
In questi giorni, Marco sta completando le prenotazioni per un ritiro alle Canarie con gli inseguitori rimasti orfani della Vuelta San Juan. Ganna gli ha dato l’idea, suggerendogli l’hotel in cui è andato prima di Natale, e in un baleno Villa ha fatto le prenotazioni. Il suo scopo è arrivare a giugno senza differenza abissali di chilometri e corse nelle gambe fra quelli che correranno da professionisti e gli altri che dovranno accontentarsi dell’attività su strada delle continental. Ma adesso si parla della velocità.
«Se avessi due corridori – dice Villa, che nella foto di apertura è a Rio dopo l’oro di Viviani nell’omnium – se avessi due Ganna anche per la velocità, farei il tecnico di specialità 24 ore al giorno. E non c’entra il fatto che io non sia mai stato un velocista. Non sono mai stato neppure un inseguitore, però mi sembra che nell’inseguimento qualcosa l’abbiamo portato a casa. Ceci ha raccontato di aver avuto come tecnico suo zio e poi anche Valoppi. Quando è arrivato in nazionale ha chiesto di lavorare con il suo staff e le sue tabelle. Gli abbiamo dato carta bianca, ma a patto che venissero i risultati. Invece sono 4 anni che non ci qualifichiamo per i mondiali…».
La sensazione è che Ceci lamenti la poca attenzione.
La sensazione non so. Il dato certo è che quando c’erano gli altri in ritiro, lui è sempre venuto. Francesco ha fatto più Coppe del mondo di tutti, nonostante a quelli forti per qualificarsi ne bastino solitamente tre. Lui forse ne ha saltata una su sei, ma i risultati non sono stati sufficienti. E questa è matematica.
Sei tu il tecnico dei velocisti?
Sono il responsabile dell’attività su pista. Ho io in mano il portafogli, ma il dato oggettivo, purtroppo, è che non ci sono velocisti e non c’è un calendario. Li scelgo in base ai risultati della strada e li porto ai mondiali senza gare. Ho visto quel che ha detto Guardini, con Mareczko nella sua stessa situazione. Ma io vi parlo di Peschiera, che forse era il più velocista di tutti. L’hanno voluto portare a fare le volate su strada e dopo due anni ha smesso. Vi parlo di Gasparrini, che era un signor velocista e ha vinto titoli italiani di chilometro, keirin e velocità.
Chiappa ha raccontato di quando i velocisti venivano incentivati con borse di studio e un posto nei Corpi militari.
Le Fiamme Azzurre ci dicono che per entrare ci sono dei corsi da passare e servono titoli di merito che derivano da vittorie di campionati europei, medaglie ai campionati del mondo o in specialità olimpiche. Non è semplice prendere uno junior e mandarlo da loro. Devi fare la gavetta, come su strada. Solo che i ragazzi sono disposti a tirare la cinghia per diventare stradisti, mentre scappano se gliela proponi in pista. Credono alle squadre che li ingaggiano per vincere le volate nei piattoni del martedì e non a noi che gli proponiamo i mondiali e le Olimpiadi. E’ una questione di mentalità. Mi piacerebbe che venisse un giovane velocista a dirmi che ha intenzione di investire su se stesso in queste specialità. Ma non ci sono. E allora l’ideale forse è cercarli in ambienti in cui non ci sia il sogno di fare il Giro d’Italia. Nella Bmx o nel pattinaggio, ad esempio.
Non può essere solo Villa a farlo…
Potrebbe essere l’attività ideale del Centro Studi della Federazione in accordo con quello del Coni. Si può fare reclutamento nelle scuole, andando in giro con una watt bike e facendo dei test a tappeto. Negli ultimi anni siamo andati avanti con Ceci, che l’ultima volta comunque ha chiesto di essere seguito dai tecnici federali e gli è stato assegnato Bragato.
Quanto vale Ceci?
Nel quartetto di adesso poteva essere un Lamon. Ha scelto la velocità, ha vinto tanti titoli, ma forse gli manca la punta per essere al livello dei migliori. In pista si inventa poco, basta guardare i tempi.
Servirebbe un Viviani della velocità…
Il quartetto grazie a lui e a Ganna, ma anche grazie all’attenzione dei media, adesso ha una grande visibilità. Al punto che c’è gente che vorrebbe fare le tattiche e le formazioni. Benvenga. La velocità ha bisogno di più gare. Vedo degli juniores interessanti ora. Napolitano, che sembra mentalizzato. Anche Bianchi. Ma non ci sono gare in cui fare esperienza e andare all’estero si può fare, ma il budget è lo stesso per tutti.
Significa che si spende solo per gli inseguitori?
No, significa che se devo togliere soldi al settore endurance, bisogna che si vada all’estero a fare risultati. Ma ad ora non abbiamo questo livello, per cui prima di andare fuori, sarebbe bene fare esperienza in Italia. Di fatto, per me sarebbe una bella sfida allenare i velocisti, come lo è stato studiare per allenare gli inseguitori. Con loro abbiamo invertito la rotta e ci siamo guadagnati la fiducia dei tecnici dei club. Riuscirci con la velocità sarebbe davvero una bella sfida.