I risultati della spedizione italiana a Gand, per la 3 Giorni di gare su pista, si prestano a una doppia lettura: se dovessimo guardare ai numeri nudi e crudi, pensando alle prossime Olimpiadi ci sarebbe da preoccuparsi, ma si commetterebbe un errore di superficialità.
Il momento è particolare e dalle parole del responsabile tecnico Marco Villa si ha un quadro più chiaro della situazione e di come interpretare la trasferta: «Dovevamo esserci, è più di un anno che non corriamo questo tipo di gare. Il lavoro è stato produttivo, anche se a livello di risultati abbiamo sofferto, ma questo lo sapevamo già prima di partire».
Viviani, si riparte da qui
Il concetto vale anche, anzi soprattutto per Elia Viviani. Anche non considerando tutto quello che gli è successo in questi primi mesi dell’anno, bisogna ricordare che l’ultima apparizione dell’olimpionico di Rio in una gara su pista risale a quando il Covid non era ancora arrivato.
Nell’omnium, dove il veneto sarà chiamato a difendere il titolo olimpico, Viviani ha chiuso decimo (foto di apertura) al termine di una gara dai due volti: male nelle prime due gare (scratch e tempo race), esaltante nelle altre due (eliminazione e individuale). La gara belga ha confermato una volta di più come il francese della Groupama-FDJ Benjamin Thomas sia il vero favorito della prova di Tokyo, quello che più si è adattato alla nuova formula per la quale Viviani deve ancora prendere le misure.
Decimo posto per Elia anche nella madison (vinta ancora da Thomas con Donavan Grondin dell’Arkea Samsic), in coppia con Scartezzini, con entrambi sesto e settimo nell’eliminazione.
Discorso parallelo fra le donne, «un test importante per fare il punto della situazione – come ha testimoniato il Ct Dino Salvoldi – le occasioni di confronto sono sempre meno, per questo a Gand nelle prove endurance c’era il meglio dell’Europa. Sapevamo che alcune azzurre erano in condizione e altre meno, ma serviva riprendere la mano».
La curiosità maggiore era incentrata sul ritorno in pista di Letizia Paternoster, che in gara ha mostrato, com’era presumibile, tutta la ruggine della lunga inattività.
Paternoster, serve pazienza
L’azzurra ha comunque portato a casa il terzo posto nell’eliminazione, ma chiaramente anche per lei era la gara dell’omnium quella più attesa, dove ha chiuso ottava, dietro anche alla Barbieri (sesta) nella gara vinta dall’olandese Wild.
La prestazione dell’azzurra è stata buona ma senza i picchi mostrati da Viviani e questo sui social ha riaperto l’annoso dibattito sul suo impiego nella gara olimpica. Molti vorrebbero che si puntasse su Elisa Balsamo, la sua compagna nella madison: «Si dimentica troppo facilmente che Letizia è rimasta totalmente ferma per ben due volte in un anno – interviene Salvoldi – deve riprendere con gradualità, pensando a un unico obiettivo, lei scalpita ma deve avere pazienza e lavorare, non badando ai risultati. Io comunque un dualismo Balsamo-Paternoster vorrei averlo sempre…».
Le altre azzurre si sono difese bene, in un lotto di partecipanti di prim’ordine a conferma di quanto l’evento di Gand fosse importante non solo per noi in ottica olimpica. Il miglior risultato è arrivato da Martina Fidanza, che smesse le vesti di stradista ha colto la piazza d’onore nello scratch mentre, oltre a quello della Paternoster, sono arrivati altri due terzi posti con la Bissolati nel keirin e la Vece nei 200 metri lanciati, una vitalità dal settore velocità che era da tempo attesa.
La Wild non tradisce mai
Mattatrice della tre giorni è stata l’olandesona Kirsten Wild, prima nell’omnium, nella corsa a punti e nell’eliminazione, con l’aggiunta del secondo posto nella madison con Amy Pieters e del terzo nello scratch, una bella risposta a chi, dopo le sue incolori prestazioni nella primavera su strada, la dava per finita.
«Quando si giudicano le campionesse straniere – ammonisce Salvoldi – dobbiamo scrollarci di dosso il nostro modo di pensare: qui la strada è primaria, all’estero campionesse come la Wild corrono pensando al loro obiettivo su pista, senza stress per i risultati. Sapevamo che a Gand sarebbe tornata ai suoi livelli e così è stato». Il riferimento a Tokyo sarà ancora e sempre lei, incredibile che ci fossero dubbi al riguardo…