Marino Amadori

U23: Amadori già “a bomba” sul 2021

17.12.2020
4 min
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Quello che sentiamo al telefono è un Marino Amadori brillante. Il tecnico della nazionale U23 sembra non veda l’ora d’iniziare la stagione e ritrovare il contato con i suoi, tanti, ragazzi…

Marino, andiamo verso il 2021, secondo te si correrà normalmente?

Già quest’anno si è riusciti a concludere quasi tutta la stagione e con il vaccino in arrivo credo che le cose andranno sempre meglio. Magari all’inizio ci sarà ancora qualche limitazione, ma da maggio-giugno si potrà ripartire normalmente.

Al netto dei nomi che sono passati, che gruppo avrai?

E’ già due anni che me ne passano di nomi, ma qua sembra che nessuno lo noti! Lo scorso anno sono passati 8 corridori nel WorldTour di cui 6 ancora U23. E quest’anno ne sono passati altri 6 di cui 5 U23. Eravamo nell’occhio del ciclone perché non si cresceva, sembrava che l’Italia fosse il Paese delle banane senza ragazzi e senza atleti bravi. Invece le squadre, le nazionali… stanno lavorando bene. Abbiamo talenti e arrivano i risultati. E lo dicono i numeri. Oltre a quelli del WT ci sono altri 25 ragazzi che sono passati nelle Professional negli ultimi due anni. Che poi per vari motivi non siano super campioni e che il super talento non sia italiano… questo è un altro discorso.

Marco Frigo
Marco Frigo in azione agli ultimi europei di Plouay
Marco Frigo
Marco Frigo in azione agli ultimi europei di Plouay
Cosa intendi per “lavorare bene”?

E’ un discorso a 360°. La multidisciplinarietà ormai è un qualcosa di concreto. Lo hanno capito le squadre, i ragazzi. Viviani ha aperto la strada e adesso abbiamo Ganna. Pippo è un bell’esempio perché è cresciuto gradualmente. Nelle categorie giovanili non ha colto grandi risultati. Anzi, lui era anche abbattuto. E io gli dicevo: tranquillo, pensa a lavorare che andrai forte quando servirà. Un altro punto di forza del nostro lavoro sono state le corse a tappe. Giro del Friuli, Val d’Aosta che ci sono sempre stati ai quali si sono aggiunti il Giro d’Italia, il Giro del Veneto, quello di Romagna che doveva disputarsi quest’anno ma che non si è fatto per via del covid. Questi giri fanno crescere gli atleti, preparano al professionismo.

Quando è stato il momento del cambiamento?

Quando ci siamo specchiati con il mondo esterno. Per tanti anni siamo stati i numeri uno e l’avvento delle Continental e tutte le corse 1.2- 2.1… ci hanno un po’ spiazzato. Ci abbiamo messo un po’, ma adesso abbiamo recuperato quel gap e abbiamo atleti di livello.

Veniamo a nomi sui quali lavorare per questo 2021…

Vuoi dire di chi è rimasto! Scherzi a parte è giusto che i ragazzi passino. Giusto ieri ho tirato giù una lista parecchio allungata di nomi da tenere d’occhio. C’erano 60 ragazzi. Qualcuno di questi viene dagli junior, ma essendo di primo anno nessuno gli chiede nulla, tanto più con la scuola ancora in corso. Ed è così finche studiano. Solo dopo l’estate del secondo anno si inizia a fare qualcosa in più. Io comunque li tengo in considerazione. Ho ragazzi come Frigo, che corre all’estero ed è un 2000, Gazzoli che è al quarto anno, lui è un 1999, e mi aspetto molto da lui. E poi Puppio che deve tornare ai suoi livelli, Marcellusi, Benedetti, Martinelli che quest’anno avuto un grosso problema fisico, Zambanini che ha fatto un bel Giro… 

Edoardo zambanini
Edoardo Zambanini è stato maglia bianca al Giro U23
Edoardo zambanini
Edoardo Zambanini è stato maglia bianca al Giro U23
Come si lavora con chi corre all’estero? Con i loro team?

Con la Seg di Frigo per esempio mi trovo molto bene. Ho una bozza del programma e collaboriamo bene incastrando gli impegni. Con altre squadre è un po’ più complicata la cosa perché a loro la Nazionale non interessa.

Lo scambio d’informazioni è sempre più importante. Anche negli ultimi giorni ne abbiamo parlato con Ellena e Bartoli. E’ così: c’è più comunicazione tra i vari tecnici che in passato?

Sì, in effetti c’è più scambio d’informazioni che in passato e questo serve a valorizzare l’atleta al 100%. E si lavora tutti insieme perché se il corridore va forte è un vantaggio per tutti: per il team che ottiene visibilità e mostra che lavora bene, al corridore che può passare, alla Nazionale che ottiene risultati.

Come ogni anno ti chiedo della crono. E’ sempre una nota dolente o anche in tal senso c’è un lavoro corale tra squadre e nazionale?

E me lo chiedi nell’anno in cui Ganna vince la crono iridata!

Beh, però ricordo che prima del via di una Coppa Cicogna di qualche anno fa ne parlammo ed eri piuttosto arrabbiato…

No, no è vero. Se ne è fatta di strada. La FCI ci ha investito parecchio, facciamo degli stage. Ganna, Affini, Scaroni… Si cerca di fare un lavoro condiviso e a chi ne ha bisogno forniamo le bici da crono. Abbiamo una collaborazione con Pinarello. Parecchie società ci vengono dietro, altre meno. Però io dico che la crono serve. E serve non solo agli specialisti, ma anche agli scalatori. Se un giorno vogliono vincere un grande Giro devono abituarsi a certi sforzi e a certi gesti.