Una pazzia vera e propria. Un allungo che si è trasformato in una cavalcata di 50 chilometri di fuga solitaria. A Mondaino, Alex Tolio – trevigiano di Crespano del Grappa, 21 anni lo scorso 30 marzo, che corre con la Zalf Euromobil Desiree Fior – ha dominato la quarta edizione della Strade Bianche di Romagna di ExtraGiro. Un’azione nata quasi per caso e poi portata a termine con ogni energia in corpo per resistere, dopo un vantaggio massimo di 1’20”, al forte ritorno degli inseguitori. Alle sue spalle il gruppo è esploso sull’erta finale che portava al traguardo. Nell’ordine hanno chiuso Alessandro Verre (Colpack-Ballan) a 42”, Riccardo Lucca (General Store) a 50” e poi frazionati il danese Asbjorn Hellemose (Vc Mendrisio), gli azzurri Gianmarco Garofoli (Team Dsm) e Antonio Puppio (Team Qhubeka), che avevano provato a ricucire quando il gap dal battistrada era sui 30”.
La fuga nel dna
L’atleta veneto è alla terza vittoria da under 23, tutte in solitaria. La prima venne a luglio 2019 al Gp Polverini nell’aretino, la seconda lo scorso ottobre al Gp Empoli. E’ tornato alla Zalf dopo la parentesi di dodici mesi fa con la Casillo-Petroli Firenze e la dedica di questo successo è per la madre. «Perchè compirà gli anni fra qualche giorno – dice – e questo è un regalo tutto per lei».
Nel 2017 il russo Kustandinchen vinse con un fuga di 30 chilometri e tu oggi hai fatto meglio. Ci racconti come è andata?
Ho tentato questa azione per provare a fare selezione, il nostro obiettivo era quello di anticipare le squadre più forti. Prima di entrare nel terzo dei cinque tratti di sterrato, quello in salita (tra Trebbio di Montegridolfo e Tavullia, ndr), ci sono stati un paio di scatti ed eravamo tutti sfilacciati. In quel punto mi sono trovato da solo e speravo che mi seguisse qualcuno. Sapevo che sarebbe stata ancora molto lunga e c’era anche molto vento. Il mio diesse Contessa mi ha comunicato un primo vantaggio di radio corsa e mi ha consigliato di attendere, però purtroppo non arrivava nessuno. Col senno di poi è stato meglio così, ma vi assicuro che negli 10-15 chilometri di gara ero sfinito. Sul traguardo non avevo la forza di esultare anche se la gioia era immensa.
Come è stato pedalare sullo sterrato.
E’ stata una emozione particolare perché era la prima volta che disputavo una gara del genere e devo fare i complimenti agli organizzatori. Hanno allestito una grande manifestazione. Mi sono un po’ sentito come i pro’ nella Strade Bianche. E mentre pedalavo tutto solo, ho preso motivazione pensando a loro. Guido bene la bici e me la cavo, ma ero all’esordio in una esperienza così, quindi era tutto nuovo e tutto da scoprire. Naturalmente sono contentissimo di questo risultato.
Il tuo margine è stato un elastico: 30″, poi quasi 1’30” e infine hai perso altri 40” in pochissimi chilometri prima dell’arrivo. Dove hai trovato le energie?
Ho cercato di andare del mio passo. In salita ho tenuto un ritmo regolare per poi spingere ancora in pianura e discesa in modo da recuperare quello che perdevo in salita. Ho tenuto duro più che potevo e ho dato tutto ciò che avevo, forse anche di più.
Una pazzia quindi per la tua vittoria più prestigiosa?
Sì sì, assolutamente una follia e la più importante. Ma adesso posso dire che è andata bene ed è stato meglio così.
Sei un passista-scalatore, a chi ti ispiri?
Se devo fare un nome, uno su tutti, dico Vincenzo Nibali, il più grande ciclista italiano che abbiamo.
Progetti per il futuro?
Fare il meglio possibile in tutte le gare e diventare professionista, che è il mio sogno da quando sono bambino. Io ce la metterò, spero che il passaggio avvenga il prima possibile.